10 novembre: donne in piazza in difesa dei diritti, per una nuova lotta di liberazione
L‘inizio dello stato di agitazione permanente per rispondere all’attacco patriarcale e reazionario
Da Bari a Bergamo, da Milano a Napoli, a Roma a Torino, Ravenna, Bologna: è in continuo aggiornamento la lista delle città dove domani si scenderà in piazza per manifestare contro il “Decreto di Legge Pillon”.A fare il punto il sito di “Nonunadimeno” che bolla il provvedimento come “una proposta intrisa di violenza. Non vogliamo discuterla o emendarla: noi la respingiamo senza condizioni. Il 10 novembre saremo in piazza in tutte le città d`Italia con la rete dei Centri anti-violenza per rispondere a questo attacco patriarcale e reazionario con la forza globale dell`insubordinazione femminista e transfemminista”.
Se il Disegno di Legge sarà approvato, secondo l’associazione, “sarà più difficile e costoso separarsi e bisognerà organizzare le proprie vite e la cura di figli e figlie secondo un contratto di diritto privato sottoscritto a seguito della mediazione familiare obbligatoria a pagamento.La “bigenitorialità”, così come intesa nella proposta di legge, non favorirà una condivisione della cura in base alle possibilità e ai desideri di entrambi i genitori, ma imporrà una rigida spartizione del tempo da passare con figli e figlie, che dovranno sottostare al «piano genitoriale» redatto dal «mediatore familiare». A bambini e bambine non viene così riconosciuta alcuna possibilità di scelta o diritto di espressione.Pur invocando l`uguaglianza della «responsabilità genitoriale», la proposta di legge non cerca di cancellare gli squilibri esistenti nella cura dei figli e nel lavoro produttivo e riproduttivo, ma al contrario li alimenta. L`assegno di mantenimento verrà abolito: chi si trova in una situazione di maggiore dipendenza economica e povertà – quasi sempre le donne – sarà sottoposta a un vero e proprio ricatto economico, affronterà la separazione o il percorso di liberazione dalla violenza domestica al prezzo di una crescente precarietà.Finché la violenza domestica non è «comprovata» (come dice la proposta, senza ulteriori chiarimenti), bambini e bambine saranno costretti ad avere rapporti con il padre violento e una donna che denuncia la violenza subita dal marito, sarà facilmente sospettata di manipolare i figli contro il padre, rischiando di perdere la «responsabilità genitoriale».La scelta di libertà sarà resa ancora più pesante per le donne migranti il cui permesso di soggiorno è legato a quello dei mariti e sarà per tutte e tutti fortemente limitata da un sistema di welfare fortemente familistico e fondato sul matrimonio”.
Il movimento “Nonunadimeno” accusa il senatore Pillon di voler “svuotare di efficacia l`istituto del divorzio”, e di “ricondurre le responsabilità genitoriali “alla sola famiglia eterosessuale mononucleare, modellando sul contratto matrimoniale e su vincoli «di sangue» l`unica forma legittima di relazione fondativa dei legami sociali, laddove nei fatti le pratiche di convivenza, crescita di figli e scelta di non averne, vanno già oltre contraddicendo apertamente questo modello”.
“Un terzo delle madri sole con minori (quasi 1 milione) vivono a rischio di povertà o esclusione sociale – denunciano le associazioni promotrici delle proteste – molti genitori separati affrontano crescenti difficoltà nell`accesso ai servizi medico-sanitari, abitativi, scolastici ed extrascolastici; il 30% delle donne sono costrette a lasciare il lavoro dopo aver avuto il primo figlio, rinunciando così a un proprio reddito; il congedo obbligatorio di paternità, precedentemente previsto per 4 giorni, è prossimo all`abolizione”.
“Il 10 novembre – annunciano -porteremo ancora una volta in piazza il nostro stato di agitazione permanente, che è una continua lotta di liberazione”, sottolineano postando sul sito la lista “in acontinuo aggiornamento” delle città dove si organizzeranno manifestazioni: “Bari, Bergamo, Bologna, Brescia, Brindisi, Ferrara, Firenze, Genova, Livorno, Lucca, Mantova, Massa, Milano, Napoli, Padova, Pavia, Perugia, Pisa, Ravenna, Reggio Calabria, Rimini, Roma, Siena, Sud Pontino, Torino, Trento, Trieste, Venezia, Verona confluirà a Padova”.