Stampa

Il ddl Pillon è un regolamento di conti con l'universo femminile, in piazza per fermarlo

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Le donne domani scenderanno in piazza in tutta Italia, da Trieste a Catania.

La Cgil insieme ai centri antiviolenza D.i.Re Donne in rete contro la violenza, associazioni, sindacati, ong, movimenti, comitati cittadini formatasi ad hoc, sarà in piazza per dire No al disegno di Legge Pillon e chiederne il ritiro, insieme ad altri 3 disegni di legge sulla stessa materia attualmente in discussione al Senato, che in nome di un'accattivante bigenitorialità colpisce in modo oscuro i diritti delle donne, ma anche dei bambini, che vengono considerati alla stregua di un oggetto, una co-proprietà da gestire.

Una bigenitorialità che equipara le forze economiche dei genitori, a partire dall'eliminazione dell'assegno di mantenimento per i figli, ignorando la realtà, fingendo di trovarsi in una società emancipata dove regna la parità dei sessi.

Mentre i dati ci raccontano una sempre sempre più marcata differenza tra uomini e donne in termini di retribuzioni, diritti e occupazione. In Italia lavora una donna su due, e da una ricerca di Bankitalia, scopriamo che le donne hanno in media il 25% di ricchezza in meno, con un divario nelle coppie del 50%. Chi pagherà la mediazione obbligatoria?

Le separazioni impoveriscono entrambi i coniugi, ma le donne sono più a rischio povertà. Il 40% delle donne sposate sono disoccupate, quelle che lavorano hanno redditi più bassi degli uomini, penalizzate da pregiudizi e dalla maternità, vissuta non come valore sociale, ma come una perdita per le aziende. Nel 2018 dobbiamo ancora scegliere tra lavoro e figli. Siamo anche un Paese dove, più che in altri, il lavoro domestico e la cura sono affidati prevalentemente alle donne.

Una realtà molto lontana dal concetto di bigenitorialità, di cui è astrattamente intriso il ddl Pillon, che privilegia gli uomini e le fasce benestanti fatte di genitori entrambi ricchi, con belle case e con uguale tempo da dedicare ai figli.

L'obiettivo malcelato di questo intervento è quello di compromettere gravemente i diritti civili conquistati negli ultimi 60 anni. Di ostacolare il divorzio, che sarà accessibile soltanto a donne e uomini con redditi elevati. Di annacquare la violenza maschile, all'origine di molte richieste di separazioni, che ha visto in questi giorni scendere in campo anche l'Onu, con la "profonda preoccupazione" per disposizioni "che potrebbero comportare una grave regressione, alimentando la disuguaglianza e la discriminazione basate sul genere, e privando le vittime di violenza domestica di importanti protezione."

Dietro l'alibi della condivisione nella crescita dei figli, nel ddl Pillon si nasconde in realtà un attacco alla libertà delle donne, un regolamento di conti con l'universo femminile, che negli ultimi anni è esploso ovunque come l'unica vera forza progressista non solo in Italia ma nel mondo, contro le discriminazioni. Una forza potente che è uscita dal silenzio, che denuncia, che si riprende la parola e le piazze.

Il ddl Pillon non deve passare, perché è una trappola, un chiaro e pericoloso tentativo di riformare il diritto di famiglia a sfavore delle donne e dei figli e perché aumenta le disparità tra uomini e donne.

Non sentiamo il bisogno di questo ddl che non farebbe altro che aumentare le distanze fra uomini e donne, in un Paese come il nostro, medaglia d'oro in Europa per disuguaglianze, certificate anche dal rapporto Global Gender Gap 2017 del World Economic Forum, che assegna all'Italia l'82esima posizione su 144 per gender gap.

Al senatore Pillon, al Governo diciamo che il ''cambiamento" che ci aspettiamo non è questo ddl, né un pezzo di terra, come "premio" per mettere al mondo figli, ma vogliamo un piano straordinario per l'occupazione delle donne e dei giovani. Vogliamo investimenti, qualità del lavoro, servizi, che permettano di conciliare vita privata e lavoro. Vogliamo che le leggi, come la 194 siano applicate e non smantellate. Non vogliamo tornare indietro di 50 anni.

Fonte (click per aprire)

Aggiungi commento

I commenti sono soggetti a moderazione prima di essere pubblicati; è altrimenti possibile avere la pubblicazione immediata dei propri commenti registrandosi ed effettuando il login.


Codice di sicurezza
Aggiorna