Arruolate per difendere i diritti delle donne
Lottano le donne curde, scese in campo in assetto di guerra da qualche giorno alcune di loro si trovano al confine con la Siria, per combattere per i diritti del loro popolo.
Non c’è niente di male qui a vedere due donne, armi in mano, ferme a chiacchierare: ce ne sono 9 tra i 25 combattenti posizionati nell’avamposto strategico. E alcune sono giovanissime. Come Baraan, che ha 17 anni e afferma candidamente di essere stata sempre sostenuta dalla sua famiglia nella scelta iniziale di entrare nella polizia municipale femminile della Siria e si ritiene soddisfatta di quello che fa.
Anche Sama non è da meno: ha 30 anni e i suoi compagni, molti dei quali appartenenti al partito di sinistra siriano Democratic Union Party, fazione politica dominante tra i curdi siriani, sono determinati come lei a ottenere un cambiamento politico e sociale serio per il loro popolo. Per questo vedono la partecipazione delle donne in questa lotta come un elemento chiave per cambiare la prospettiva nei loro confronti. La partecipazione delle donne alla vita pubblica e politica passa anche da questo: e oggi il 40% dei posti di lavoro nel consiglio sono riservati alle donne.
“Spesso i giornali internazionali si concentrano esclusivamente sui combattimenti e sulla guerriglia con i jihadisti- spiega Sama al Daily Beast- e non si rendono conto di quello che facciamo qui. Noi abbiamo un programma e degli obiettivi seri da raggiungere”.La situazione curda non è delle migliori in Siria. Nonostante la popolazione sia riuscita a ritagliarsi un proprio spazio in una fascia tra il Kurdistan e la Siria, è comunque circondata da nemici: jihadisti, militanti islamici, e coloro che non condividono le idee progressiste, soprattutto se si parla di donne.
Per questo, in qualunque momento, il presidente siriano Assad potrebbe decidere di schiacciare l’autogoverno curdo, e il rischio si fa sempre più alto con l’aumentare delle probabilità che il governo siriano riesca a riconquistare la parte di Aleppo attualmente in mano ai ribelli.
Le divisioni politiche tra i curdi siriani non fanno che peggiorare la situazione. Il PYD si è alleato con altre fazioni, ma quanto siano durature queste alleanze rimane poco chiaro. Contemporaneamente l’opposizione lamenta il monopolio politico del PYD, citando la violenta repressione di una protesta pro-FSA all’inizio dell’estate, durante la quale 7 persone sono state uccise.
Ma le donne non mollano. “Voglio sfidare la convinzione sociale per cui le donne sono deboli e non possono fare lavori come questo- afferma Nagbeer, 20 anni- Soltanto da un anno le donne possono entrare in polizia, ed è bellissimo”.
Ed effettivamente il numero di donne che si sono arruolate da allora è di gran lunga superiore a quello di altri gruppi etnici che si trovano in situazioni simili. E’ chiaro che per le donne curde questo ha una duplice valenza: proteggere il Kurdistan e modificare la tradizionale percezione delle donne nella loro cultura.