Elezioni in India: perché il voto delle donne non sarà determinante?
In quelle considerate le elezioni più controverse della storia indiana, con una tornata elettorale che durerà oltre un mese, dal 7 aprile al 12 maggio, e con circa cinque miliardi di dollari spesi per la campagna elettorale (una somma seconda solo al record di sette miliardi di dollari raggiunto dalle ultime elezioni Usa), la più grande democrazia del mondo (difficile considerare la Cina un Paese democratico...) si appresta a scegliere il nuovo primo ministro.
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Tanti i temi caldi affrontati in campagna elettorale, ma uno su tutti sta alimentando il dibattito politico: i diritti delle donne. Degli 815 milioni di indiani chiamati alle urne, 400 sono donne e i violenti casi di cronaca degli ultimi mesi, dai frequentissimi stupri di gruppo alla grave piaga della violenza domestica, fanno supporre che saranno loro a far pendere il piatto della bilancia verso l'uno o l'altro candidato.
E infatti le indiane si sono già date da fare. L'8 marzo hanno stipulato il cosiddetto "Womanifesto", un piano che chiede ai candidati e ai partiti di mettere in pratica sei punti entro i prossimi cinque anni: educare all'uguaglianza tra i sessi, approvare leggi che possano includere le donne, porre maggiori unità di polizia tra la popolazione, migliorare il sistema giudiziario, garantire un'economia più florida e dare maggiore potere alle donne. Inoltre, il manifesto punta ad approvare una legge, che è in stallo in Parlamento dal 2010 per mancanza di consenso, che riserva alle donne il 33 per cento dei seggi del Lok Sabha, la camera bassa del Parlamento, i cui rappresentanti sono eletti direttamente dalla popolazione.
Strano a dirsi, ma le donne indiane hanno già avuto l'opportunità di potersi accaparrare per legge le poltrone di comando. Facciamo un passo indietro. Negli anni '30, quando l'India era ancora parte dell'Impero britannico e molte associazioni femminili lottavano per il suffragio universale, furono inviate al governo molte petizioni contro le "quote rosa" sostenendo che, una volta ottenuto il diritto di voto, per le donne sarebbe stato naturale ottenere posizioni di potere. Tuttavia, quando nel 1950 venne finalmente introdotto il suffragio universale, solo le donne appartenenti alle famiglie d'élite riuscirono a salire sulle ambite poltrone.
Nella politica indiana di oggi le donne sono palesemente sottorappresentate. Basti pensare che su 28 Stati indiani solo tre sono governati da donne: Tamil Nadu, Bengala occidentale e Rajasthan. Quel che è peggio è che, nonostante rappresentino una grossa fetta dell'elettorato, è difficile che la situazione delle indiane migliori con queste elezioni. Vediamo perché:
I candidati che si giocano la partita sono soprattutto due: Narendra Modi, il nazionalista indù del Bharatiya Janata Party (Bjp), e Rahul Ghandi del Partito del Congresso, una forza politica al potere da 49 anni. Sebbene Modi si sia affidato a molte donne famose, in particolare star di Bollywood che durante la campagna elettorale hanno fatto appello alle elettrici a votare per lui, non ha detto una sola parola sul Womanifesto. Meglio ha fatto Rahul Ghandi, che ha incluso l'approvazione della legge sulle quote rosa nel suo programma, ma non è detto che riesca a raggiungere tale obiettivo e soprattutto non è di certo una sua priorità. Il più impegnato di tutti sulla questione pare il terzo incomodo Arvind Kejriwal, dell'Aam Admi Party (Aap), un uomo dalle forti tendenze populiste che ha appoggiato apertamente il Womanifesto. Tuttavia, i sondaggi non lo danno affatto per favorito, tutt'altro, e anche per lui le urgenze sono ben altre.
In sostanza, anche se alcuni partiti appoggiano l'attivismo femminile, non lo ritengono una questione di primaria necessità. I programmi elettorali sono incentrati sulla crescita economica, sulla lotta alla disuguaglianza economica (di tutti e non delle donne nello specifico) e sull'inflazione sempre più crescente. Dall'altro lato, gli indiani considerano una priorità la lotta alla corruzione e la creazione di un governo forte e non i diritti delle donne.
Dunque, a far pendere l'ago della bilancia saranno temi come l'economia, il lavoro, l'istruzione e la corruzione. Le donne indiane sono colpite da tutti questi problemi, oltre ad avere altre penalizzazioni di genere, come la violenza sessuale o quella domestica. Se, come sembra, vincerà Rahul Ghandi (per ora in vantaggio con il 28,55 per cento, mentre Modi si arresta al 18,80 per cento, ma è ancora molto presto per trarre conclusioni) e la legge sulle quote rosa passerà, non è detto che basterà a risolvere tutti i problemi delle donne indiane. Tuttavia, è anche vero che se il nuovo premier riuscirà a intervenire su tutte le altre questioni appena citate ne risolverà una buona parte.