Aborto spontaneo considerato omicidio: campagna per le donne del Salvador
boxROMA – Aborti spontanei come omicidi: nello stato di El Salvador, nell’America centrale, se una donna perde il proprio bambino a causa di complicazioni è sospettata di aver commesso un reato. È quanto denunciano alcune associazioni e comitati per la difesa dei diritti delle donne e per la depenalizzazione dell’aborto in un articolo del quotidiano britannico The Guardian. Nello stato di El Salvador, infatti, è in vigore una delle leggi sull'aborto più severe al mondo. L'aborto è un reato anche quando la vita di una donna è a rischio e secondo gli attivisti per i diritti umani, questa norma ha creato un sistema di persecuzione negli ospedali del paese così come nei tribunali, dove ogni donna che perde il proprio bambino è sospetta di omicidio.
Secondo la “Agrupación Ciudadana por la Despenalización dell'Aborto” (Coalizione per la depenalizzazione dell'aborto), 129 donne sono state indagate per reati connessi all'aborto tra il 2000 e il 2011, per arrivare a 49 condanne (23 per aborto e 26 per omicidio). Nel 1998, infatti, un nuovo codice penale ha eliminato tutte le eccezioni secondo cui l'aborto era stato precedentemente autorizzato. Oggi, quindi, ogni aborto è illegale, indipendentemente dalle circostanze. E anche parlarne in pubblico ormai è un tabù. “La gente ha paura di essere segnalata nella loro comunità e a volte anche nella propria famiglia - racconta Morena Herrera, leader nel Agrupación Ciudadana e dalla La Colectiva Feminista a San Salvador -. Alcune persone pensano che stiamo difendendo l'aborto, non i diritti delle donne. Pensano che a noi non piacciano i bambini. A volte ci arrivano anche minacce”.
Nonostante non sia facile parlare del tema nel paese, gli attivisti hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione chiamata “Las 17” in cui si chiede clemenza per le 17 donne incarcerate per aver violato la legge sull’aborto con pene fino a 40 anni. Nella maggior parte dei casi, però, spiegano le associazioni, si è trattato di complicanze durante la gravidanza, insieme all’assenza di cure mediche. “Mentre una donna ricca può lasciare il paese o andare in una clinica privata per abortire – spiega Rosa María Hernández, presidente dell’associazione “Catolicas por el Derecho a decidir” -, la maggior parte delle donne non ha queste opzioni. Se sei povero e abortisci, ti aspetta il carcere o la morte”.