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«Difendiamo quei 90 minuti di piscina per sole donne» - Cronaca

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Mara Rumiz, “madrina” di molte battaglie per i diritti civili, chiama le donne domenica al parco Bissuola. «Molte di noi, suore, ebree ortodosse, islamiche, operate al seno, non amano stare in costume davanti a uomini. Discriminazione anti maschi? No, si ritaglino uno spazio anche loro»

di Ugo Dinello

MESTRE. «Troviamoci tutte domenica 25 alle 9 davanti alla piscina per difendere un nostro spazio da un’aggressione maschilista e fascista». Mara Rumiz, una delle “madri” delle battaglie per i diritti delle donne, richiama le cittadine a difendere quell’ora e mezza alla settimana in cui una sola delle piscine comunali viene dedicata alle donne. L’iniziativa del Comune era volta a favorire l’integrazione anche delle donne che per cultura o religione non hanno piacere a nuotare in costume in mezzo a uomini. Iniziativa che era stata bollata dal presidente della giunta regionale, Luca Zaia, come “primo gradino di islamizzazione del territorio”. Una dichiarazione esplosiva che quindi aveva scatenato una serie di proteste culminate con un picchettaggio del gruppo neofascista di Forza Nuova, i cui attivisti domenica 18 maggio avevano tentato di impedire alle donne l’accesso alla piscina del parco Bissuola. Contro le donne che si stavano portando i piscina erano volati insulti molto pesanti: una violenza verbale odiosa e gratuita. Solo l'intervento della polizia in tenuta anti sommossa aveva evitato violenze maggiori nei confronti delle donne.

«No, nemmeno per idea, non possiamo restare a prendere insulti da un gruppo di fascisti e decerbrati», ribatte Mara Rumiz, «come donne sappiamo benissimo che questa è solo una dimostrazione insultante nei nostri confronti. Molte donne, cittadine di questo Comune, hanno infatti problemi a mostrarsi in una piscina assieme a degli uomini. Penso ad esempio alle suore, a cristiane di più stretta osservanza, a ebree ortodosse, ma anche alle donne che sono state operate al seno oppure a chi, più semplicemente, non si sente di farsi vedere in costume. Siamo tante, siamo diverse, ognuna con le sue storie e le sue esigenze: ognuna co i suoi diritti. Non vedo perché dobbiamo per forza sottometterci a una decisione che non tiene conto di noi. Eppure per fare questo sono andati a tirare fuori la storia dell’islamizzazione. Quello è uno spazio temporale, peraltro molto piccolo, riservato a tutte, ripeto, tutte le donne».

Mara Rumiz invita quindi le donne della città a presentarsi domenica 25 alle 9 davanti alla piscina per difendere un diritto: «Non dobbiamo aver paura di parlare e fare valere i nostri diritti. È importante esserci ed essere tante. Su Facebook abbiamo creato un gruppo, ma l’appuntamento è di quelli da non mancare».

Infine un appunto a Zaia e Forza Nuova: «Ho letto che hanno parlato anche di discriminazione nei confronti degli uomini - nota Rumiz - bene, nulla vieta che chiedano di avere un periodo uguale o anche maggiore dell’orario di apertura della piscina che sia dedicato a loro. Non si vergognino: molti uomini, come molte donne, non amano mostrarsi in costume all'altro sesso per i più svariati motivi, da quelli religiosi a quelli psicologici o fisici. Non è una debolezza, non siamo tutti uguali. Questo lo possono capire anche loro».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

22 maggio 2014

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