Storia di Milo e delle sue due "diversamente mamme" - Attualità - D
Il bambino di Laura e Valeria è nato infatti da fecondazione artificiale avvenuta in Danimarca, dove la coppia si è trasferita a vivere per realizzare il proprio sogno di famiglia. “Per la fecondazione assistita siamo andate in una clinica a Copenhagen dove é legale anche per una coppia come noi avere dei figli”, raccontano. Se in Italia, per il momento, tale metodo è stato da poco concesso alle coppie eterosessuali, grazie alla tolleranza e a una visone progressista e "illuminata" del nucleo familiare propria di alcuni paesi europei, le due donne hanno potuto vivere l’esperienza della gestazione affrontanto i nove mesi con serenità e con il supporto di Famiglie Arcobaleno (famigliearcobaleno.org), un’associazione indipendente con diverse sedi sparse in Italia formata da famiglie omosessuali che si impegnano non solo a difendere i diritti delle coppie dello stesso sesso, ma anche ad accompagnarle nel percorso dell’omogenitorialità. “Quando abbiamo deciso di mettere al mondo un figlio - racconta Laura - molti dei nostri amici eterosessuali hanno cominciato a farci domande e a comunicare le loro preoccupazioni sul fatto che Milo avrebbe avuto due mamme e nemmeno un papà”.
Preoccupazioni che coinvolgono la maggior parte degli italiani. “Secondo noi - spiega Valeria - la vita di Milo verrà arricchita dalla possibilità di avere due mamme. Forse é un po’ presuntuoso da parte nostra avere questa forte opinione, ma ci sentiamo pronte, soldi e disponibili nel seguirlo nella sua crescita. Milo non sentirà la mancanza di un padre, perché un padre non lo ha mai avuto. Avrà sì dei punti di riferimento maschili come membri della famiglia o amici importanti, ma crediamo che ciò di cui ha bisogno un bambino sia affetto, stimoli e un ambiente sereno in cui esprimersi e sviluppare le sue capacità”. Le due donne raccontano di non avere mai subito discriminazioni per il loro orientamento sessuale, che é stato ben accolto dalla comunità fiorentina, dai genitori e amici. “Ricordiamo solo un episodio sgradevole, abbastanza recente: l’associazione Manif Pour Tous ha scritto sulla nostra pagina di Facebook che dovevamo morire. Un messaggio molto diretto che però ci ha lasciate entrambe indifferenti. Anzi ci abbiamo riso sopra”. Manif pour Tous é un’associazione francese che si oppone alla legge che permette a due persone delle stesso sesso di sposarsi. “Il percorso che ci ha portato qui é stato importante per entrambe - spiegano - e ci sentiamo integre come donne, come coppia e come genitori. Quello che chiediamo é che ci vengano riconosciuti i diritti di coppia, a noi come alle altre coppie eterosessuali, non tanto per noi ma soprattutto per Milo. Fino ad oggi ci siamo affidate al buon senso delle persone, ma quando hai un figlio hai bisogno che lo Stato intervenga, perché devi poterlo proteggere con tutte le armi possibili”.
NEL FRATTEMPO, OLTREOCEANO... LA STORIA DI C. E G., RIFUGIATE PERSEGUITATE IN CAMERUN PERCHé LESBICHEEMAMME DI UNA BAMBINAA San Francisco C. può tenere la mano di G., senza essere arrestata. La coppia di donne può tranquillamente passeggiare per le strade della città spingendo il passeggino della figlia di 1 anno senza essere disprezzate o addittate per essere gay. C. e G., entrambe trentenni, sono scappate dal Camerun perché perseguitate e ricercate per essere lesbiche. In Camerun, infatti, non esite una legge che difende i diritti di lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT) e la condanna va dai 6 mesi ai 5 anni di reclusione. Alla galera, ovviamente vanno aggiunti gli abusi e le violenze inflitte. Per le donne, la violenza comincia dai membri della famiglia, il padre e i fratelli, dove vengono costrette a lasciare casa e se hanno figli, questi vengono dati in adozione. Ed é ciò che stava accadendo alle ragazze. G. é stata violentata e picchiata per diversi anni da un gruppo di uomini, mentre un parente aveva minacciato di dare la figlia in adozione. Secondo Amnesty International sono78 i paesi al mondo in cui l’omossessualità é considerata un reato. In sette di questi, fra cui Arabia Saudita, Iran, Mauritania, Sudan, Yemen, negli stati della federazione della Nigeria e nelle zone meridionali della Somalia é prevista la pena di morte. I casi di appello affinché l’abuso e la violenza finiscano sono numerosi. Su womenews.net é riportata una lettara di Alice Nikon, uno dei pochi avvocati camerunensi che ha avuto e ha il coraggio di difendere i cittadini condannati per il loro orientamento sessuale, in cui chiede a Paul Biya, Presidente dello Stato, di fermare questo omicidio di massa. Una persecuzione che secondo Alternatives -Comeron Human Rights é cominciata in modo costante e aggressivo nel 2005. In Camerun G. era un attivista in difesa dei diritti delle donne e delle persone affette da AIDS e, in segreto, dei membri della comunità LGBT. Entrambe sono state scoperte quando lo scorso luglio sono andate a Los Angeles per promuovere "Born This Way” (bornthiswaydocumentary.com), un documentario girato da Shaw Wadlec e Deb Tullman sulla oppressione degli omosessuali in Camerun. Il film è stato recentemente presentato anche in Europa, al London Lesbian & Gay Film festival (27 marzo) e al Brisbane Queer Film Festival (Londra- 29 marzo). Sul sito del documentario i due registi scrivono: “Quando siamo andati in Camerun, ci aspettavamo che pochissime persone sarebbero state disposte a mostrare le loro facce in video. Siamo rimasti sorpresi quando la maggior parte di coloro che compaiono nel film voleva rivelare la propria identità”. Grazie alla proiezione del film Horizon Foundation (horizonfoundation.org), una fondazione che supporta la comunità omosessuale, sta raccogliendo soldi da investire in un fondo per aiutare gay, lesbiche fuggiti dalla loro terra natia a costruirsi una vita a San Francisco. Le due donne ora hanno ottenuto l’asilo politico e possono cominciare a vivere una vita serena, lontana dalla violenza. La felicità, purtroppo, non é ancora completa: lo status di asilo per la figlia non é ancora stato approvato. Il rischio é che la bambina debba tornate in Camerun. Le due donne, però, sono fiduciose e affidano il caso, oltre che agli avvocati, soprattutto alle mani di Dio.