"Ragazza sculettante” per vendere: l’Emilia-Romagna dichiara guerra agli spot sessisti - il Resto del Carlino
Bologna, 10 giugno 2014 - L’Emilia-Romagna dichiara guerra agli spot sessisti. “Non e’ detto che dobbiamo vendere tutto con una ragazza sculettante”, sintetizza il concetto la presidente dell’Assemblea legislativa, Palma Costi. La lotta ai messaggi “discriminatori o degradanti basati sul genere e gli stereotipi del genere” e’ uno dei (tantissimi) principi su cui si fonda la nuova legge quadro anti-discriminazione licenziata all’unanimita’ dalla commissione di parita’ di viale Aldo Moro. Il provvedimento, che sara’ in aula a luglio, non prevede divieti o sanzioni nei confronti di pubblicita’ che sfruttano la “sensualita’” del corpo femminile a prescindere dal prodotto pubblicizzato (“Rispettiamo le liberta’ costituzionali”, puntualizza la presidente di commissione Roberta Mori), ma prevedono iniziative per sollecitare in ‘positivo’ il mondo dei media. Come ad esempio un “riconoscimento annuale, non in denaro, alla pubblicita’ che meglio abbia saputo rappresentare la figura femminile”. Si tratta, per dirla ancora con Mori, di “sfidare i pubblicitari a creare campagne alternative, che non vedano sempre la mercificazione del corpo femminile come strumento per attrarre”.
La legge si prefigge una difesa a 360 gradi della parita’ di genere. Si va dalla rappresentanza istituzionale (doppia preferenza di genere nella nuova legge elettorale per le regionali del 2015, una sezione ah hoc nell’albo delle nomine delle societa’ partecipate) alla lotta alla violenza, con la creazione di un “codice di prevenzione” dedicato alle donne vittime di maltrattamenti per l’accesso in tutti i Pronto soccorso dell’Emilia-Romagna e il potenziamento di centri antiviolenza e case rifugio.
Per finanziare questi interventi e’ anche prevista la possibilita’ per la Regione di costituirsi parte civile nei processi per violenza alle donne, con l’obiettivo di devolvere l’eventuale risarcimento a sostegno delle politiche di prevenzione. Sul fronte lavoro nascono i Cug, cioe’ i comitati unici di garanzia per le pari opportunita’, con l’obiettivo di monitorare le eventuali discriminazioni sui luoghi di lavoro: nel mirino c’e’ in particolare il fenomeno delle “dimissioni in bianco”. Il proposito e’ anche quello di incentivare l’imprenditoria femminile mentre si intende premiare le aziende considerate virtuose nei confronti delle lavoratrici donne. Si tratta, riassume ancora la presidente Costi, di “rimettere al centro i diritti delle donne, perche’ le diseguaglianze hanno un costo sociale ma anche economico insopportabile. Anche in Emilia-Romagna esistono problemi seri”.
Resta l’interrogativo dei fondi a disposizione, perche’ la legge non ha al momento un budget definito ma prevede una serie di interventi trasversali ai vari settori dell’amministrazione regionale. “Di bacchette magiche non ce ne sono, qui si parla di strumenti ordinari da ampliare”, sottolinea Costi.In ogni caso la legge, sottolinea Mori, “fara’ diventare le politiche di genere politiche strutturali della Regione, politiche di sviluppo”.
Alla conferenza stampa tenuta questa mattina nella sede dell’Assemblea legislativa sono intervenuti anche i vicepresidenti della commissione Rita Moriconi, anch’essa Pd, e Mauro Malaguti dei Fratelli d’Italia. La prima esprime “grande soddisfazione perche’ ancora una volta l’Emilia-Romagna si e’ dimostrata all’avanguardia, questo lavoro- auspica- sia d’esempio per altre Regioni d’Italia”. “Qualcuno l’ha definita una legge-bandiera- annota Malaguti- Io lo considero un complimento, questa bandiera sventoliamola piu’ in alto possibile”.
(Dire)