Il rispetto della 194 e la svolta dei diritti delle donne
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- Pubblicato Lunedì, 30 Giugno 2014 15:20
Gestire la Sanità è tra le questioni politiche ed amministrative più complesse.
Forse qualcuno ricorda che, prima della costituzione delle Regioni italiane e quindi prima degli anni 70, chi ricopriva il ruolo di Ministro della Salute veniva garantito elettoralmente, proprio in considerazione del fatto che era difficile guadagnare consenso gestendo un settore così complesso e con risorse non illimitate.
È opportuno ricordare che le Regioni italiane sono state costituite proprio per la gestione della spesa sanitaria, divenuta ingovernabile dallo Stato centrale e va altresì detto che molte Regioni hanno fatto peggio dello Stato e le cronache ne hanno dato ampia informazione!
In Trentino le cose potevano essere più favorevoli negli anni scorsi, perché il settore non subiva riduzione di risorse, anzi non essendo compreso nel patto di stabilità le ha viste, sotto le Giunte Dellai, anno dopo anno incrementate. Ora non è più così e le scelte si impongono e la definizione del ruolo degli ospedali periferici pure.
A questo si aggiunge la scarsa sensibilità verso la medicina di genere ed in particolare verso il parto indolore o verso il rispetto e l'attuazione della 194 (Norme per la tutela della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza ).
Il fatto che sia una donna alla guida della Sanità trentina e per giunta l'ex Difensore Civico, ruolo svolto con grande professionalità, farebbe sperare in una svolta per quanto riguarda i diritti delle donne a poter partorire seguendo le metodologie più moderne e poter magari scegliere il parto indolore, oppure poter scegliere se e quando divenire madre, pur ribadendo che l'aborto non può essere considerato un metodo per il controllo delle nascite.
A quanto pare fino ad oggi non si registra un cambio di passo relativamente alla medicina di genere in senso lato ed ancora se da un lato esiste il diritto del medico di operare l'obiezione di coscienza, dall'altra esiste il diritto delle donne di effettuare la scelta, non facile e dolorosa, di interrompere la gravidanza e dunque le strutture pubbliche hanno il compito di trovare il modo di salvaguardare i diritti dei medici e delle donne, ma se un medico/ginecologo o un medico/anestetista aspira a esercitare la professione nelle strutture pubbliche e magari a ricoprire un ruolo apicale non credo sia opportuno offrire questa possibilità esclusivamente a medici obiettori.
Margherita Cogo