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India dove essere donna è pericolosissimo

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Domani prenderò  un treno e proseguirò il mio viaggio verso Calcutta. Sarò con mille persone e con loro condividero spazio e respiro ma, oggi, mi fermo a osservare la magnificenza dei templi di Khajuraho.Li osservo e trovo in loro la grande arte espressa nelle migliaia di  sculture che li adornano. Figure scolpite in tempo di pace per dar esaltazione alla bellezza. Le donne, adoranti e adorate, sono le protagoniste di questo luogo di culto che  racconta quanto l'India consacri il genere femminile.

La Shakti,  l'energia creatrice, la madre della vita e di tutte le cose qui, come altrove, è onnipresente e  onnipotente.Resto immobile, seduto per terra ad ammirare queste immense opere  e  penso quanto sia meraviglioso sentir dire da un uomo che non uccide le mucche perché allattano i loro cuccioli e, come ogni madre, danno  la vita ma, nel contempo, resto ammutolito innanzi a lui sapendo che tutto questo è solo ipocrisia in un India che, oggi, nei film di Bollywood racconta di uomini che inseguono e molestano donne.Un famosissimo attore indiano, Ranjeet, ha girato oltre un centinaio di scene di stupro con un pubblico sempre inneggiante. Il messaggio che passa da questi film è che, se insisti con una donna, non importa quante volte lei dirà di no, alla fine  dirà di si.

L'India, che si dichiara la più grande democrazia del mondo, non ha leggi applicate che tutelino i diritti delle donne e ne garantiscano la parità all'interno della società.

L'india è il quarto paese al mondo più pericoloso dove vivere per una donna.

In  India una donna è vittima di un reato ogni tre minuti, subisce uno stupro ogni 22 minuti, viene uccisa ogni ora.Guardando questi templi ricchi di atti d'amore consacrato non posso che ricordare gli innumerevoli quartieri a luci rosse di Calcutta, città dove Fondazione Pangea lavora e vive da oltre 6 anni.Ricordo l'espressione delle donne. Ricordo gli occhi di Renu che mi racconta che aveva un marito violento che la picchiava e, ubriaco, abusava di lei e dei suoi figli ogni volta che ne aveva voglia. Mi racconta che per salvar loro la vita  è scappata dalle campagne e, arrivata a Calcutta, ancora in stazione, e' stata avvicinata da uomini che le hanno promesso un lavoro ma  invece, l'hanno costretta a prostituirsi.Le minacce e il piccolo guadagno realizzato  l'hanno convinta a non fuggire, ma, nei suoi occhi non c'è più nessuna luce.

In india la prostituzione non è nè legale nè illegale, come in molti paesi del mondo vive e prospera nell'ombra dell'ipocrisia.È per esempio illegale l'addescamento, ma è legale  prostituirsi dentro casa.È illegale vivere dei proventi della prostituzion, ma i bordelli sono tollerati e frequentati dalla gente e dalla polizia.A Calcutta oltre a Renu vi sono  altre 65.000 prostitute e, parlando con molte tra loro, ci si accorge che le storie si assomigliano tutte.Resto immobile, seduto per terra ad ammirare questi templi e  penso che malgrado si guardi all'Africa, l'India ha il maggior numero di  malati di aids e siero positivi al mondo.

Penso ai figli di queste donne avuti da rapporti occasionali con uomini che non le hanno guardate negli occhi per presto dimenticarle e immagino, senza fatica, che anche loro prestissimo si prostituiranno  perché i clienti cercano ragazze e ragazzi sempre più giovani. So per certo che queste donne, bambini e bambine, si sentono ai margini della società e pensano che mai potranno uscire da questo girone dell'inferno.Eppure la soluzione c'è e la chiave è unicamente economica.

Fondazione Pangea a Calcutta ha un progetto di microcredito. Oggi accoglie le donne disabili. Offre loro  istruzione, accesso ai diritti un prestito e un lavoro, ma se la grande energia della vita ci aiuterà, Pangea non sarà  sorda e darà una risposta al grido d'aiuto delle migliaia di altre donne che vivono qui o in ogni dove affinché si riaccenda nei loro occhi quella magnifica luce che è speranza di un futuro migliore.

Luca Lo Presti – Fondazione Pangea

Seguiteci nel nostro viaggio con questo diario online, scritto in esclusiva per le lettrici e i lettori di Vanity Fair da Luca Lo Presti, fondatore e presidente di Fondazione Pangea.

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