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Due ruote per la libertà delle donne afgane

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

BASTANO due ruote per sentirsi libere. Soprattutto in Afghanistan, dove alcune pioniere della bicicletta hanno innescato la scintilla di una vera e propria rivoluzione a pedali, formando la prima squadra nazionale femminile di ciclismo. Oggi in tutto il mondo si pedala con loro per la prima Global Solidarity Ride, che vedrà coinvolte quasi cento iniziative in cinque continenti. Anche dall'Italia è possibile dimostrare la propria solidarietà, inforcando il sellino per una maratona spontanea e inviando le proprie immagini ed eventuali donazioni a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Tutto è cominciato nel 2009, quando Shannon Galpin, un'attivista statunitense per i diritti delle donne, decide di attraversare in mountain bike i 225 chilometri della valle del Panishijr in Afghanistan meritando così il titolo di National Geographic Adventurer. "Non sono partita con l'idea di convincere le donne afgane ad andare in bicicletta- spiega Shannon- ho utilizzato questo semplice mezzo perché volevo esplorare i villaggi e conoscere le persone da vicino. Dopo cinque anni di lavoro ho trovato delle ragazze che avevano il desiderio di provare e hanno cominciato ad allenarsi assieme alla squadra maschile che le scortava. Nella cultura locale andare in bici è considerato controverso e immorale, ma hanno deciso da sole di infrangere questo tabù con l'aiuto delle loro famiglie e dell'allenatore. Il mio ruolo come straniera non è stato forzare un processo, ma supportare le atlete fornendo le attrezzature necessarie e lasciando che l'iniziativa si diffondesse in maniera spontanea".Oggi le donne hanno cominciato a pedalare in diverse zone del Paese, utilizzando la bici non solo per sfidare la tradizione e competere, ma anche semplicemente per andare a scuola, spostarsi tra i villaggi, portare merci, acqua e medicinali. Si tratta di un affacciarsi timido del mondo femminile al primo mezzo di locomozione mai usato in maniera indipendente dalle donne in Afghanistan. "Le prime cicliste sono ancora maltrattate, colpite con la fionda, pietre e insultate- racconta Shannon Galpin- ma il senso di libertà che provano una volta in sella è la radice di un cambiamento profondo nel Paese. Queste donne rischiano la propria vita per il piacere di inforcare una bici e sentirsi libere. Il mio lavoro è capire come la bicicletta possa essere utilizzata come un veicolo di giustizia sociale".La determinazione delle cicliste afgane ha convinto la coraggiosa statunitense a fondare un'organizzazione no profit, la Mountain2Mountain, e a raccogliere fondi per proseguire il progetto fino alla partecipazione della squadra alle Olimpiadi del 2020 in Giappone. L'obiettivo è cercare sostegno a livello internazionale ed eventualmente avviare l'iniziativa anche in altri Paesi. Grazie alla partnership con l'Associazione italiana Rebirth e all'interesse della Fondazione Roma-Mediterraneo, le ragazze della nazionale afgana hanno in programma un viaggio in Italia nella primavera 2015, così da informare e sensibilizzare anche gli italiani sulla loro impresa e raccogliere fondi. Sarà possibile incontrarle a Roma e pedalare con loro per una maratona di solidarietà in Sicilia, tra i meravigliosi panorami che collegano Monreale, Cefalù e Palermo.
Argomenti:
ciclismo
afghanistan
National Geographic Adventurer
Global Solidarity Ride
Mountain2Mountain
Protagonisti:
Shannon Galpin

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