Riflessione delle donne del Pd su una giornata per la memoria
Nella giornata del 25 novembre le donne del Partito Democratico fanno memoria dei luttuosi fatti che hanno portato l’Assemblea generale delle Nazioni unite ad esprimere, il 17 dicembre 1999, la risoluzione numero 54/134, individuando come ricorrenza annuale la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
I governi e le organizzazioni internazionali sono stati invitati a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione della violenza di genere, e per l’Italia l’azione dello Stato rappresenta l’esecuzione dell’impegno preso verso i cittadini con l’art.3 della Costituzione: lo Stato ha il dovere di rimuovere gli ostacoli sociali ed economici, che ostacolano la reale uguaglianza tra uomo e donna.
Ancora una volta, come accade per l’otto marzo, le donne sono costrette a far memoria di fatti luttuosi, in quanto di questi fatti è punteggiato il cammino verso l’uguaglianza: anche quella volta, nel lontano 1960, tre donne vennero uccise “in quanto donne”, perché non si poteva tollerare ed ammettere che le sorelle Mirabal potessero ribellarsi al regime dittatoriale e sostenere i loro compagni imprigionati per reati di opinione.
Da allora sono trascorsi 54 anni, quel regime dittatoriale è caduto, ma della situazione di continua violenza sulle donne si è preso solo coscienza: il problema rimane, perché non è legato ad un particolare regime politico. La storia dell’umanità è costellata di guerre: a motivo dei conflitti si sono poste la diversità di razza, la diversità di gruppo sociale, la diversità religiosa e la diversità ideologica; molte sono state guerre economiche, perché alcuni hanno inteso impedire ad altri di utilizzare risorse e ricchezze, ritenendo dovessero rimanere nella esclusiva disponibilità di qualcuno.
In questo panorama, si inserisce la non dichiarata – ma esistente – guerra di genere: una parte dell’umanità ha come obiettivo di mantenere in essere una società patriarcale e controllare l’altro 50% dell’umanità, che deve rimanere in posizione subordinata. Per tale motivo le donne “devono” essere più povere, limitate nella possibilità di carriera, gravate da più impegni, rimanere lontano dai luoghi di decisione e sostanzialmente “appartenere” ad un uomo.
E’ un problema trasversale, che coinvolge tutte le comunità, tutti gli stati, tutti i tempi della storia, tutte le categorie sociali. Fino a quando si dovranno sopportare i soprusi? Le statistiche dicono che verso il 2095 la società sarà più uguale, ma le stesse statistiche dicono che ancora oggi quasi il 35% delle donne è stata oggetto di violenza di genere: quindi, ciò significa che 35 donne su 100 hanno subito coercizione ingiuste alla loro libertà, sia nella vita pubblica che in quella privata, per lo più ad opera diretta di parenti uomini.
Forse, è bene cercare di accelerare i tempi, in quanto, se rimangono quelli previsti, ancora molti saranno i lutti, i ferimenti, le intimidazioni ed i soprusi. Le donne continueranno a non poter realizzare se stesse e continueranno a non poter dare la loro personale partecipazione allo sviluppo della società.
Il risveglio delle coscienze potrà evidenziare che anche le donne hanno diritti inviolabili: appartengono all’umanità, ed i loro diritti sono solo da “riconoscere” e rispettare, in quanto i diritti delle donne non dipendono dal fatto che gli uomini abbiano la compiacenza di attribuirli loro.
Claudia Longhi – Portavoce della Conferenza provinciale delle Donne Democratiche