Il ministro turco: “Le donne facciano le madri”Ma la figlia di Erdogan scenderà in politica
Chissà cosa penserà la figlia del presidente turco Erdogan, Sumeyye, dell’ultima sparata sul ruolo delle donne fatta da un rappresentante del governo. Lei, che dal 2010 lavora come consulente per il Partito della Giustizia e dello Sviluppo, ha di certo ambizioni che vanno al di là della maternità. Laureata in Scienze politiche negli Stati Uniti, trent’anni da compiere quest’anno, la ragazza sembra destinata a seguire le orme paterne. Proprio in questi giorni si è scritto di una sua possibile candidatura nelle fila dell’Akp alle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento previste per il 14 giugno.
Eppure, la notte di capodanno, il ministro della Sanità Mehmet Müezzinoglu, visitando un ospedale di Istanbul dove si è registrata la prima nascita del 2015 in Turchia, ha dichiarato senza mezzi termini che le donne devono stare a casa e fare le mamme
“Le madri hanno la carriera della maternità – ha detto - che non può avere nessun altro al mondo. Le madri non devono mettere al centro delle proprie vite nessun altra carriera diversa dalla maternità”.
Forse i dirigenti del partito filoislamico che governa la Turchia dal 2003 dovrebbero chiarirsi le idee. In primis il presidente turco e fondatore dell’Akp Recep Tayyip Erdogan che, alla fine di novembre, aveva fatto infuriare le cittadine del Paese asserendo che “non esiste l’uguaglianza tra uomini e donne” e che “gli uomini e le donne non possono ricoprire le stesse posizioni. Questo è contro natura perché sono diversi per indole e costituzione fisica”.
Già in passato Papa Tayyip si era attirato gli strali delle cittadine quando le aveva invitate a fare almeno tre figli. E il ministro della Salute, in questi giorni, non ha fatto che ribadire quei concetti.
“Ogni anno in Turchia nascono 1.150.00 bambini – ha detto -. Questa è una grande ricchezza per il nostro Paese”.
Il timore che si vogliano intaccare i diritti acquisiti dalle cittadine turche nel Paese fondato da Ataturk è più che fondato. Negli ultimi anni in Turchia le donne, secondo la denuncia di varie associazioni, sono sempre meno tutelate. Per loro scuola e lavoro sono in caduta libera: solo il 28% ha un impiego remunerato (gli uomini sono il 69%) e solo il 27% ha un diploma contro il 36% dei maschi. D’altra parte per il ministro Müezzinoglu l’istruzione delle donne non è così importante.
“Mia nonna – ha detto al quotidiano Zaman – non sapeva né leggere né scrivere. Ma non avrei mai potuto imparare dai professori quello che lei mi ha insegnato. Nessun diploma mi ha dato gli insegnamenti che mi ha dato lei”.
A questo si aggiungano gli attacchi alla contraccezione, considerata uno strumento che limita la crescita demografica del Paese, e persino ai tagli cesari.
“Ogni madre è creata per dare al mondo un figlio in modo naturale – ha detto il ministro -. La medicina va limitata alle situazioni straordinarie. Ci aspettiamo che i dottori facciano del loro meglio in tal senso”.
Una visione sul ruolo della donna nella società che non trova d’accordo molte turche. Tra queste la scrittrice Elif Safak ha criticato duramente le parole del ministro su Twitter: ”La maternità non è una carriera. Le turche devono decidere il proprio percorso di vita (non gli uomini politici dall’alto)”. A questo punto sarebbe lecito aspettarsi una parola dalle donne che militano nelle fila dell’Akp. Sumeyye esci allo scoperto e dicci come la penso.