Yemen: Premio Nobel Karman, stop a colpo di stato
SANA’A/NEW YORK – Il premio Nobel Tawakkul Karman segue da vicino il deteriorarsi della situazione in Yemen e su Facebook e Twitter ha espresso il suo “sostegno completo al presidente Abdo Rabbo Mansour Hadi rifiutando qualsiasi colpo di stato contro di lui”.
La giovane yemenita che ha vinto il premio Nobel per la pace nel 2011, ha fatto pervenire il suo commento sui recenti sviluppi nel suo Paese alla Rappresentanza Permanente d’Italia a New York con cui aveva lavorato in luglio per il lancio della campagna sulla moratoria della pena di morte. La Karman, che è sunnita, ha confermato che il palazzo presidenziale e’ stato occupato dai ribelli sciiti Huthi, che l’ufficio del premier e’ sotto attacco, così come la casa privata del presidente Abd-Rabbu Mansour Hadi, e che il ministro della difesa e’ sfuggito a un tentativo di assassinio.
“La situazione si continua a sviluppare di attimo in attimo”, afferma la più giovane premio per la pace della storia del Nobel. Secondo un piano sponsorizzato dalle Nazioni Unite Hadi avrebbe dovuto formare un nuovo governo di unita’ nazionale e gli Huthi avrebbero dovuto ritirarsi dalla capitale nei loro territori nel Nord del Paese.
Una protagonista della Primavera Araba delle donne yemenite, Tawakkul Karman e’ stata insignita del Nobel nel 2011 assieme alle liberiane Ellen Johnson Sirleaf e Leymah Gbowee “per la battaglia non violenta a favore della sicurezza delle donne e del loro diritto alla piena partecipazione nell’opera di costruzione della pace”.
35 anni, giornalista, Rawakkul ha fondato nel 2005 l’ong “Women Journalists Without Chains” (Wjwc), per promuovere la libertà di informazione e i diritti umani nel suo Paese. Dal 2007, ogni martedì, lei e il suo gruppo hanno manifestato di fronte alla sede del governo sulla piazza della Libertà a Sana’a. A causa delle manifestazioni e delle sue denunce anti-corruzione è stata spesso arrestata e poi rilasciata. Dalla libertà di stampa il suo impegno si è sempre più allargato verso i diritti delle donne, dei bambini, la lotta alla corruzione e al cattivo governo e da ultimo contro la pena di morte.
In luglio, per partecipare al lancio della campagna per la moratoria all’Onu, la Karman era venuta a New York “andata e ritorno” per poche ore e in quella occasione aveva chiesto di fissare alcune “priorita'” nelle richieste di abolizione delle esecuzioni, “prima di tutto l’abolizione delle leggi che prevedono la pena di morte per i reati politici, leggi che hanno il solo scopo di uccidere gli oppositori, e poi nei confronti dei minorenni e delle donne incinte”.
Solo allora, aveva detto la Karman, “potremo passare al passo successivo: abolire la pena di morte per tutti gli omicidi, come e’ costume nella maggior parte dei Paesi civili”. (20 gennaio 2015)