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Cara Contessa - le donne e il fascismo | Oggi Treviso | News

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

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TREVISO - Isabella Gianelloni, docente e storica, ha pubblicato "Cara contessa - le donne il fascismo", edito dalla Rubettino, proseguendo la sua attività di ricercatrice, attraverso romanzi e saggi storici, che privilegiano il ruolo della donna nella società.

Nelle 100 pagine vi è un affresco, che appassiona, man mano che si colgono i vari sottosistemi, che lo compongono.

È proprio dei saggi storici introdurre gli argomenti con una ricca documentazione, che precede e segue l'argomento principale trattato. Anche Gianelloni non si sottrae a questo modus operandi e ci offre spunti interessanti degli inizi del Novecento e dell'avvio della Repubblica italiana.

Già nella presentazione l'autrice lascia intravedere l'interesse per la società, che faceva da sfondo alla presenza femminile nel complesso, ma con la particolare attenzione a tre donne: Ada Natali, primo sindaco donna di un piccolo paese, ad Adele Bei, prima senatrice italiana ed Edda Mussolini Ciano, figlia del duce e moglie del conte Ciano, Ministro degli Esteri di Benito Mussolini, condannato a morte dai repubblichini a Verona nel 1944, con l'accusa di alto tradimento, per il voto della famosa notte del Gran Consiglio il 24 luglio 1943.

Fu la prima guerra mondiale a modificare sostanzialmente la presenza della donna nel contesto nazionale: in tutti i movimenti politici e sociali si avvertiva la distanza tra i tradizionalisti e quanti avevano già raccolto i segnali del nuovo secolo.

Fu proprio il lavoro a favorire il superamento dello stereotipo donna = soggetto in casa e in famiglia. I lavori in cui si ritrovavano con grandi presenze furono l'industria tessile e il lavoro stagionale in agricoltura. " Il regime fascista - scrive Gianelloni a pag.16 - era solo l'ultimo apice (in ordine meramente cronologico) della sempiterna politica maschile nei confronti delle donne".

Il cinema e le dive americane furono un grande strumento, che mise in luce "la situazione lontana anni luce da quella delle italiane, legati a filo doppio a un soffocante controllo incrociato da parte della famiglia, della Chiesa, della società in generale".

Durante il fascismo fu netta la divisione tra le donne dell'alta borghesia e della classe operaia: le prime entrarono come volontarie della Croce Rossa, negli ospedali militari e nei servizi postali; le altre entrarono nelle fabbriche e vennero in contatto con le idee socialiste, con l'antimilitarismo, scoprendo le rivendicazioni e la lotta per i diritti civili. Un nuovo sussulto si ebbe nel 1937 quando le esigenze della vita coloniale in Etiopia favorirono la presenza delle donne nelle colonie, soprattutto come deterrente contro il meticciato.

La prima parte del saggio si articola in due capitoli:

a) combattere per Mussolini? Gli entusiasmi dei primissimi anni del fascismo cominciarono a spegnersi all'indomani del primo congresso dei fasci femminili delle Tre Venezie nel 1923, con la richiesta di maggiore autonomia e coinvolgimento, anche per ottenere il suffragio amministrativo, che lo stesso Mussolini aveva lasciato intravedere nel novembre 1922. Nel 1925 la " rassegna femminile italiana" tentò di mantenere una linea di autonomia dal partito nazionale fascista, ma l'attivismo della direttrice Elisa Majer Rizzioli venne fermato con la sua sostituzione da parte di Augusto Turati. Fino al 1929, l'anno dei Patti Lateranensi, il fascismo trovò ostacoli nell'attività capillare dell'Azione Cattolica e della sua parte femminile. Anche dopo la firma del Trattato, "nelle relazioni interne spesso ci si lamentava dell'atteggiamento delle organizzazioni cattoliche, accusandole di svolgere contro i gruppi fascisti una guerra sistematica e senza quartiere".

b) Croce Rossa: patria e assistenza. Rispetto alle donne squadriste o socialiste, dal punto di vista numerico, sicuramente fu più consistente la presenza delle crocerossine, che a partire dal 1925 si erano trasformate, a seguito delle nuove norme dettate dal Governo sui percorsi professionali. La nuova realtà metteva in luce la dicotomia tra i due piani, quello della figlia, poi sposa e madre e quella della cittadina, quasi del soldato pronto al sacrificio. La scelta di diventare infermiere volontarie comportava una nuova dimensione, quasi un'avventura ricca di nuove azioni, pensieri ed emozioni. Allo scoppio della guerra le infermiere volontarie, che erano sul campo, si trovarono coinvolte dopo l'8 settembre 1943 ad una scelta molto difficile: bisognava decidere tra la lealtà alla bandiera e alla patria oppure al Duce, alleato di Hitler.

Su questa situazione difficile venne steso un velo pietoso, sin dal primo dopoguerra, quando si aprivano gli spazi della libertà. La parte seconda del saggio,"combattere contro Mussolini", è un contributo per rappresentare l'opposizione al fascismo durante il ventennio. Solo dopo l'armistizio del 1943 il cosiddetto antifascismo dormiente tornò a galla. La ricca documentazione è stata trovata nei fascicoli del Tribunale Speciale.

Questi i dati riguardanti i deferiti al Tribunale Speciale per la difesa dello Stato, operante dal 1926 al 1943. Tra i 15.806 accusati le donne furono 748; tra i 12.330 inviati al confine, le donne furono 145. Tra i 5620 processati dal Tribunale, 124 furono le donne, di cui 37 casalinghe.

Solo dopo la guerra si conobbero le partecipazioni in prima persona a livello di dirigenti, partigiane, staffette, operaie e semplici militanti, attività che erano ritenute fino ad allora appannaggio solamente degli uomini.

Questi alcuni degli elementi trovati nei fascicoli del Tribunale: la partecipazione all'antifascismo subiva le caratteristiche dell'atteggiamento militare. Coloro che aderivano all'antifascismo riuscivano a entrare in contatto direttamente o indirettamente con gli intellettuali di sinistra.

All'epoca per le donne l'accesso alla scuola avveniva molto di rado. In questo contesto secondo la Gianelloni la donna era riuscita a cogliere la dimensione, che oltrepassava il tradizionale privato, che l'aveva sempre caratterizzata.

"Nella vita clandestina o al confino, in circostanze a volte promiscue, dovettero acquisire regole personali e armarsi di una nuova coscienza di sé, del tutto lontane non solo dal controllo rigido della famiglia, ma anche dalla loro protezione".

Cominciava ad essere demolita una cultura misogina, in cui le stesse donne spesso erano convinte della propria inferiorità naturale, dell'impossibilità di immaginare i diversi rapporti fra i sessi. A conclusione del capitolo sono riservate alcuni passaggi riguardanti le attività che il Soccorso Rosso riuscì a organizzare durante il fascismo stesso.

Le combattenti: Adele Bei e Ada Natali. Adele Bei è stata una delle donne che nella prima Legislatura furono elette al Senato, come "ricompensa" guadagnata si sul campo durante il Fascismo. Nata in una famiglia socialista a Cantiano nelle Marche, da subito si sentì attratta dalle vicende politiche, un sentimento rafforzato dal matrimonio con Domenico Ciufoli, membro del partito comunista. Emigrò all'estero per motivi politici dapprima in Belgio, poi in Lussemburgo e in seguito in Francia, dove entrò nell'organizzazione clandestina. Venne arrestata, incarcerata, quando aveva due figli ancora piccoli nel novembre 1933 a Roma, dove ci fu il processo-farsa e le lettere da lei scritte in tale contesto. La sentenza di condanna fu pronunziata il 3 settembre 1934 a 18 anni di reclusione. Da parlamentare propose diversi disegni di legge riguardanti la difesa dei diritti delle donne, la tutela delle lavoratrici madri in campagna e la tutela giuridica dei figli nati fuori dal matrimonio.

Ada Natali, marchigiana, è stata la prima donna sindaco d'Italia e poi deputato della Repubblica. Le idee socialiste del padre e la religiosità della madre le permisero da subito un confronto tra due vedute diverse. Aveva cominciato da maestra, che insegnava in luoghi quasi inaccessibili, raggiungibili solo dopo ore a dorso di mulo, si laureò in legge durante il fascismo ed entrò nella Resistenza. Morì il 28 aprile 1990 a Massa Fermana, dove era nata.

Il saggio è corredato di una ricca bibliografia, che fa da sfondo a tutta l'opera.

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