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Salute delle donne: il pianod’azione dell’Oms

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Milano, 7 marzo 2015 - 12:10

Flavia BustreoFlavia Bustreo, di Padova, è vicedirettore generale per la Salute della famiglia, delle donne e dei bambini dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). È una delle massime esperte della salute e dei rischi delle donne in Italia e nel mondo. La sua sede è Ginevra ma spesso è a New York, nel Palazzo di Vetro. Per il 2015, l’Oms si è posto l’obiettivo di un piano d’azione contro le principali minacce per la salute della donna. Se ne occuperà la Bustreo, che è il medico donna tra le italiane che ha raggiunto il livello più alto di carriera nelle Nazioni unite, dopo aver fatto esperienza per contesti di guerra e Paesi in crisi. Ai vertici, sempre a fianco delle donne in difficoltà. Il nuovo piano d’azione per la salute delle donne dell’Oms è firmato proprio da lei.

Ecco le minacce individuate per le quali c’è il codice rosso: -lotta alle due principali forme di tumore che interessano le donne (seno e collo dell’utero) che ogni anno continuano a mietere oltre un milione di vittime; - salute riproduttiva e sessuale: oltre 222 milioni di donne nel mondo non hanno ancora accesso alla contraccezione; -salute durante gravidanza e parto: nel 2013, oltre 300 mila donne sono morte per quello che dovrebbe essere il momento più bello della loro vita; -Aids e virus Hiv; 4.malattie sessualmente trasmissibili: Hiv e Papilloma virus in testa, seguono clamidia, gonorrea e sifilide (la sifilide non curata è responsabile di oltre 200 mila morti fetali ogni anno); -violenza fisica e sessuale: 1 donna su 3 ha subito una violenza con effetti drammatici sulla salute fisica e psicologica; -salute mentale: le donne sono più esposte a disturbi come ansia, depressione e malattie psicosomatiche; -malattie non trasmissibili (incidenti d’auto, abuso di fumo, alcol, uso di sostanze stupefacenti e obesità). Sull’obesità, il 50% delle donne in Europa e America è in sovrappeso.

Attenzione particolare alle giovani donne (sotto i 20 anni), per 13 milioni di loro la salute riproduttiva e sessuale è a rischio. Siamo a 20 anni dalla dichiarazione di Pechino e l’impegno globale per l’uguaglianza di genere va rinnovato, rilanciato e accelerato. Il 9 marzo se ne parlerà nella sede dell’Onu. «Quando penso alle donne e alla loro salute ritengo che abbiamo fatto molti progressi negli ultimi 20 anni - dice Flavia Bustreo -. Con la divisione che dirigo abbiamo ottenuto dei risultati importanti in molti Paesi nel mondo, sia per la salute riproduttiva e sessuale sia per l’educazione. Ma la strada da fare è ancora lunga per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere, poiché in molti Paesi il potere e la salute delle donne è ancora una chimera e non solo loro ne pagano le conseguenze».

Questione prioritaria all’attenzione dell’Oms è la violenza sulle donne: oggi, nel mondo, infatti, una donna su tre sotto i 50 anni ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Queste hanno il doppio delle probabilità di cadere vittima della depressione o dell’alcolismo. Hanno 4,5 volte più probabilità di tentare il suicidio. Il rischio di partorire neonati sottopeso è del 16% superiore alla norma e, in alcune regioni del mondo, 1,5 volte in più è il rischio di contrarre una infezione sessualmente trasmissibile incluso l’Hiv (il virus dell’Aids) rispetto alle donne non abusate. Peraltro, le donne sono le più inclini a disturbi di ansia, depressione e malattie psicosomatiche. E la violenza sulle donne in Italia? «Siamo stati uno fra i primi Paesi a ratificare la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (conosciuta come Convenzione di Istanbul), entrata in vigore solo recentemente nell’agosto 2014», aggiunge la Bustreo e, quindi, l’Oms. La Convenzione costituisce il primo strumento internazionale vincolante sul piano giuridico per prevenire e contrastare la violenza contro le donne e la violenza domestica.

Il testo si fonda su tre pilastri - prevenzione, protezione e punizione , ponendo particolare enfasi sui primi due, gli unici in grado di sradicare una violazione dei diritti umani ormai sistemica in Europa e particolarmente grave. Purtroppo, sono ancora molti i Paesi europei che non hanno ratificato il testo. Sono sedici quelli che hanno sottoscritto la Convenzione. In Italia l’attenzione è massima, ma nonostante la ratifica nel settembre 2013 il problema resta. Soprattutto da parte delle donne che gli abusi li subiscono. Conclude la Bustreo: «Oltre 100 donne ogni anno vengono uccise in Italia per mano di un uomo. Nella maggior parte dei casi il colpevole è un partner o un ex partner. Gli uomini di casa, mariti, compagni, fidanzati, padri. Solo in rare circostanze si tratta di uno sconosciuto. Ma la violenza domestica è un crimine che in Italia non viene denunciato in oltre il 90% dei casi». Anche questo va cambiato e non bastano le Convenzioni. Occorre una nuova cultura della parità di genere.

7 marzo 2015 | 12:10

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