Italia, sveglia: vai a cercare la tua Hillary
Italia, sveglia: vai a cercare la tua Hillary
La Clinton candidata presidente in America. E noi? Facciamo troppa fatica. Manca un progetto politico collettivo a favore delle donne.
E così, dai e dai, Hillary ce l'ha fatta: si candiderà per diventare presidente degli Stati Uniti.
Se ce la farà sarà la prima donna a ricoprire quella carica nella storia americana.
In altri Paesi ci sono state e ci sono donne presidente, donne che hanno lottato per la democrazia e per la libertà, basti pensare a Aung San Suu Kyi in Birmania, o a Michelle Bachelet nel Cile del dopo Pinochet.
Insomma le donne hanno fatto grandi balzi in avanti nella conquista dei vertici del potere.
E allora perchè la candidatura di Hillary fa così scalpore?
DONNE COME UNA MINORANZA. Una risposta è che nella storia americana è stato più semplice eleggere un uomo dalla pelle nera piuttosto che una donna, e questo la dice lunga sulla fatica immane del mondo femminile nel rendersi credibile e affidabile nel guidare la potenza più grande del mondo, peraltro culla del pensiero femminista, delle azioni positive volte a eliminare le discriminazioni nei confronti delle donne, considerate al pari di una minoranza i cui diritti vanno affermati anche attraverso la sottrazione di potere in questo caso al mondo maschile.
LA FORZA DEL TRADIMENTO. La seconda osservazione è che Hillary nell'immaginario collettivo è una moglie, nientemeno del presidente Clinton, e se non fosse stato per lei ora il caro Bill starebbe lì a occuparsi dell'orto, dopo quella bella vicenda della stagista.
Un tradimento pubblico che Hillary ha perdonato in pubblico, facendo di una debolezza una formidabile forza, la stessa che ora utilizza puntando non solo sulle sue indubbie ma poco riconosciute qualità di statista, ma sul suo essere moglie e madre lavoratrice.
E in un Paese in cui le moms hanno determinato sconfitte e successi di altri candidati maschi, in chiave conservatrice, avere consenso, appoggio e identificazione delle donne comuni può essere un'arma vincente.
Non dimentichiamo poi che la piccola Chelsea è diventata a sua volta madre e la nostra, di conseguenza, nonna. E così si sistema anche il fiume intergenerazionale.
LUNGHI ANNI DI BATTAGLIE. Il fatto è che dietro Hillary ci sono lunghi anni di battaglie per l'affermazione delle donne nel lavoro, nelle carriere, nella vita quotidiana.
Ci sono le conquiste dei diritti civili, della dignità del corpo femminile contro le violenze, l'impegno planetario che ha portato a definire i diritti delle donne come diritti umani fondamentali.
In questo senso Hillary ci rappresenta tutte, perché prende parola e sceglie di dire pubblicamente di voler essere la prima. Non viene nominata da un maschio in quanto donna, perché ha l'ambizione di rappresentare tutti, uomini e donne, e sceglie di farlo in prima persona.
IMPARIAMO ANCHE NOI. Un bell'insegnamento per noi tutte, che facciamo una fatica bestia in Italia persino a raggiungere una percentuale dignitosa di elette, anche perché sappiamo che avere ai vertici del potere la parità è cosa importante, sia chiaro, ma non basta.
Quel che manca da noi è un nuovo slancio in favore della libertà delle donne, un progetto politico collettivo che sappia riunire culture, storie, bisogni e ambizioni. Allora potremo trovare la nostra Hillary, fra le tante che saranno tornate con convinzione alla politica.
Io la penso così. Chi ci sta?