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Ban Ki-moon: "Completa uguaglianza di genere entro il 2030"

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

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Non è solo una questione etica, anche economica e politica. Investire sul potenziale delle donne e ottenere in tutto il mondo una definitiva parità di diritti è il solo modo di riequilibrare l’economia globale

Ban Ki-moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha originalmente scritto questo post su LinkedIn

Nel 1995, 47.000 persone si ritrovarono a Pechino per la quarta Conferenza Mondiale sulle Donne. Lo scopo che avevano in mente era raggiungere la parità di genere e la legittimazione di tutte le donne, ovunque.Quella Conferenza fu un evento innovativo. Diede alla luce la Dichiarazione e il Programma di Azione di Pechino (Beijing Declaration and Platform for Action), il progetto più progressista mai visto, ideato per promuovere i diritti delle donne. Riconobbe un principio semplice ma molto forte: i diritti delle donne sono diritti umani. Evidenziò casi molto chiari per la piena uguaglianza, e un percorso ben definito per raggiungerla.

Qualche domenica fa, in tutto il mondo, si è celebrato un anniversario speciale: il 20° International Women’s Day. La Giornata è stata un’occasione per celebrare i progressi raggiunti negli ultimi 20 anni. Sempre più ragazze oggi frequentano la scuola. Sempre più donne ora sono istruite. Sempre più madri oggi sopravvivono alla gravidanza e al parto. Questi sono passi in avanti davvero incoraggianti.

Eppure, questa Giornata Internazionale della Donna ha fatto anche da campanello d’allarme, perché siamo ancora molto lontani dal raggiungere la visione che avevano avuto quelle migliaia di persone che si erano riunite a Pechino 20 anni fa.Per troppe donne in molte parti del mondo, soprattutto nei Paesi meno sviluppati, poco è cambiato. La loro vita, oggi, è difficile, così come lo era per le loro madri o per le loro nonne. Hanno davvero poche opportunità per costruirsi una vita migliore, per loro stesse e per i loro figli. Sono colpite in maniera sproporzionata dalla povertà, dallo sfruttamento e dalla violenza.

Negli ultimi anni, abbiamo assistito a una crescente ondata di violenza estrema, che è andata a colpire proprio i diritti delle donne: ha posto limiti al loro accesso a istruzione e servizi sanitari, ha limitato la loro partecipazione alla vita economica e politica, ha cercato di controllare i loro corpi e le loro vite.Le donne affrontano mille ostacoli se vogliono partecipare alla vita politica, e in alcuni Paesi ci sono vere e proprie leggi discriminatorie in tal senso. Nonostante le loro provate abilità come leader e il loro diritto a partecipare in maniera equa alla governance democratica, le donne sono sottorappresentate sia nelle posizioni di rilievo che come elettrici. È vero che la percentuale delle donne in Parlamento è quasi raddoppiata negli ultimi 20 anni, ma parliamo di una media globale dell’appena 22 per cento.

La discriminazione rappresenta ancora uno spesso soffitto di vetro. Le donne ancora oggi guadagnano meno degli uomini, anche se fanno lo stesso lavoro. Nella maggior parte dei Paesi, gli stipendi delle donne raggiungono una cifra che corrisponde al 70-90 per cento di quella dei colleghi maschi. È più facile che le donne siano vittime di sfruttamento sul lavoro con salari bassi, condizioni lavorative precarie, poca sicurezza, nessuna assicurazione sanitaria o pensione. Spesso, non sono protette da leggi sul lavoro.

Nel settore delle imprese, la mancanza di quote rosa nelle posizioni di leadership è desolante. Un sondaggio globale ha evidenziato che le donne rappresentano solo il 18,3% dei top manager mondiali. Eppure, la ricerca è chiara: colmare il divario di genere renderebbe le imprese più competitive, e le aziende con più leader donne in grado di raggiungere risultati migliori. Un’analisi di Fortune500, ad esempio, ha scoperto che le imprese che hanno una maggiore rappresentanza femminile nelle posizioni di management hanno distribuito agli azionisti dividendi pari a un +34%, rispetto alle compagnie con una rappresentanza femminile più bassa.

Sappiamo per certo che rafforzare le posizioni di donne e ragazze porta vantaggi non solo alle aziende, ma anche a intere comunità e Paesi. Il nostro obiettivo ora, 20 anni dopo la Conferenza di Pechino, è quello di raggiungere la completa parità di genere entro il 2030. Si tratta di un obiettivo raggiungibile, solo se attueremo misure immediate e se faremo appello ai progressi già registrati, per mostrare a tutti la via da seguire.

Abbiamo bisogno che i governi rafforzino ed implementino la Piattaforma d’Azione di Pechino. Ma anche che i privati affrontino di petto le disuguaglianze di genere, che vengano contrastati i pregiudizi inconsci e gli stereotipi, che vengano attuate politiche a favore della famiglia per uomini e donne lavoratrici, che le donne abbiano pieno accesso anche ai lavori non tradizionali, che ci siano maggiori opportunità per le donne imprenditrici.

Mentre l’uguaglianza di genere nel mondo dell’impresa prende sempre più piede, sempre più aziende si rivolgono al Women’s Empowerment Principles delle Nazioni Unite per una guida pratica, ideata proprio per il settore privato, per sfruttare appieno il potenziale delle donne sul posto di lavoro, sui mercati e nella comunità. Attraverso quei Princìpi, frutto di un’iniziativa congiunta di UN Global Compact e UN Women, le imprese sono diventate partner di questo processo.

Più di 865 imprenditori in tutto il mondo hanno dimostrato di credere nell’uguaglianza di genere, firmando pubblicamente una Dichiarazione di sostegno di questi Princìpi (CEO Statement of Support for the Principles). Incoraggio vivamente altri a firmare e ad adottare tutte le misure più adatte, per far sì che alle donne vengano garantite le opportunità che meritano.

Quest’anno, le Nazioni Unite celebrano il loro 70° Anniversario. Non c’è momento migliore, allora, per fare un passo in avanti tutti insieme, una volta per tutte, per raggiungere finalmente la parità dei sessi. È nel nostro interesse comune. L’uguaglianza di genere porterà benefici a tutti noi.

Traduzione di Fabio Manfreda

 

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