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Su famiglia e maternità le donne cattoliche danno la sveglia all'ONU

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Famiglia e maternità. Sono queste le parole chiave che le donne cattoliche rilanceranno nel corso della conferenza internazionale "Donne verso l’agenda per lo sviluppo post-2015: quali sfide dagli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS)?", promossa dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, l'Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche e il World Women’s Alliance for Life and Family (WWALF). L'evento è in programma a Roma dal 22 al 24 maggio. 

IL PRIMO STEP NEL 2009«La conferenza - anticipa ad Aleteia l'onorevole Olimpia Tarzia (presidente WWALF) - nasce da un cammino nato nel 2009, quando si tenne in Vaticano la prima conferenza internazionale su donna e diritti umani, sempre con gli stessi promotori. In quell'occasione si gettarono le basi per dare luogo ad una rete internazionale per la tutela dei diritti delle donne». 

IN RISPOSTA AGLI OBIETTIVI DELL'ONUL'evento nasce anche in risposta dei diciassette "Obiettivi di sviluppo del millennio (Mdg)" individuati dalle Nazioni Unite per combattere la povertà e favorire lo sviluppo sostenibile. «Sono obiettivi che ci lasciano perplessi», taglia corto la presidente del World Women’s Alliance for Life and Family, che in particolare punta l'indice sull'obiettivo numero 5: "Permettere e potenziare il raggiungimento della parità di genere delle donne e delle ragazze".  

LA DONNA OGGI«Mi meraviglia l'assenza delle parole "maternità" e "famiglia" - evidenzia Tarzia - in questo obiettivo, e più in generale nei diciassette punti. Oggi la donna è lavoratrice, madre, figlia perché l'età media si è allungata e i compiti di cura del nucleo familiare sono per lo più affidati a lei. Ora non partire da questo presupposto significa non conoscere la condizione della donna, che tra l'altro varia da latitudine a latitudine». 

NON C'E' TRACCIA DI POLITICHE FAMILIARISe non si manifesta «un impegno concreto verso la tutela sociale del suo status, come si fa a parlare di aumento di potere, libertà e dignità della donna?» Se non viene messa, si domanda ancora la presidente del WWALF, «nelle condizioni di accogliere una nuova vita, di proteggere una nuova maternità, di arginare problemi economici, come si fa a salvaguardarla?». La politica familiare deve procedere alla stregua delle pari opportunità. «Non è un optional, né i concetti possono essere scissi». 

LA SCHIAVITU' DELL'UTERO IN AFFITTOUn altro paradosso che smaschera Tarzia è l'obiettivo 1, "Fine della povertà in tutte le sue forme in tutto il Mondo". «Si parla di fine delle povertà senza tener conto della nuova forma di schiavitù che sfrutta le donne sopratutto nei paesi del sud del mondo con la pratica dell'utero in affitto. Una triste realtà che non riguarda solo paesi lontani: in Italia è vietato l'uso di questa pratica, ma sappiamo bene che due genitori possono "commissionare" un figlio in un altro paese, e poi riportarlo in Italia. Questa è una forma di schiavitù impressionante, atroce, che va a colpire dignità della donna».

LA SPINTA DI GIOVANNI PAOLO IIIl tema dell'utero in affitto, secondo la leader di WWALF si incrocia inevitabilmente con altre problematiche affini: matrimoni gay, ideologia gender, lobby LGBT, e con la fecondazione artificiale («la legge 40 è ormai svuotata di tutti i paletti che difendevano il concepito, siamo tornati al far west»). In questo contesto, Tarzia richiama l'appello per un nuovo femminismo evocato da Giovanni Paolo II nella Evangelium Vitae. «Inizialmente rimasi perplessa dalle esternazioni del pontefice, e volevo capirci meglio. Ne nacque una riflessione approdata sino alla scrivania di Wojtyla».  

NUOVO FEMMINISMO, FAMIGLIA E VITARispetto ai dubbi sollevati, Giovanni Paolo II rispose nel corso dell'udienza speciale a cui partecipò la Tarzia. «Ricordo testualmente le sue parole: "specialmente a voi rinnovo l'invito a difendere l'alleanza tra la donna e la vita e di farvi promotrici di un nuovo femminismo". Con quelle parole mi confermò che il percorso per un nuovo femminismo non poteva scindere le parole "donna" e "vita"». 

QUELL'INDICAZIONE DEL CARDINALE MARTINIE’ su queste indicazioni che si muove l'operato di WWALF, «nata per volontà dell'allora cardinale Martini, che era al vertice del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace. Mi chiese di creare una rete internazionale di donne legate a famiglie e vita che fossero opinion leader, che ricoprissero incarichi istituzionali nei rispettivi Paesi, proprio per essere rappresentative il più possibile. Questa seconda conferenza internazionale - conclude la Tarzia - ci rafforza ancora di più nel cammino intrapreso». 

Famiglia e maternità. Sono queste le parole chiave che le donne cattoliche rilanceranno nel corso della conferenza internazionale "Donne verso l’agenda per lo sviluppo post-2015: quali sfide dagli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS)?", promossa dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, l'Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche e il World Women’s Alliance for Life and Family (WWALF). L'evento è in programma a Roma dal 22 al 24 maggio. 

IL PRIMO STEP NEL 2009«La conferenza - anticipa ad Aleteia l'onorevole Olimpia Tarzia (presidente WWALF) - nasce da un cammino nato nel 2009, quando si tenne in Vaticano la prima conferenza internazionale su donna e diritti umani, sempre con gli stessi promotori. In quell'occasione si gettarono le basi per dare luogo ad una rete internazionale per la tutela dei diritti delle donne». 

IN RISPOSTA AGLI OBIETTIVI DELL'ONUL'evento nasce anche in risposta dei diciassette "Obiettivi di sviluppo del millennio (Mdg)" individuati dalle Nazioni Unite per combattere la povertà e favorire lo sviluppo sostenibile. «Sono obiettivi che ci lasciano perplessi», taglia corto la presidente del World Women’s Alliance for Life and Family, che in particolare punta l'indice sull'obiettivo numero 5: "Permettere e potenziare il raggiungimento della parità di genere delle donne e delle ragazze".  

LA DONNA OGGI«Mi meraviglia l'assenza delle parole "maternità" e "famiglia" - evidenzia Tarzia - in questo obiettivo, e più in generale nei diciassette punti. Oggi la donna è lavoratrice, madre, figlia perché l'età media si è allungata e i compiti di cura del nucleo familiare sono per lo più affidati a lei. Ora non partire da questo presupposto significa non conoscere la condizione della donna, che tra l'altro varia da latitudine a latitudine». 

NON C'E' TRACCIA DI POLITICHE FAMILIARISe non si manifesta «un impegno concreto verso la tutela sociale del suo status, come si fa a parlare di aumento di potere, libertà e dignità della donna?» Se non viene messa, si domanda ancora la presidente del WWALF, «nelle condizioni di accogliere una nuova vita, di proteggere una nuova maternità, di arginare problemi economici, come si fa a salvaguardarla?». La politica familiare deve procedere alla stregua delle pari opportunità. «Non è un optional, né i concetti possono essere scissi». 

LA SCHIAVITU' DELL'UTERO IN AFFITTOUn altro paradosso che smaschera Tarzia è l'obiettivo 1, "Fine della povertà in tutte le sue forme in tutto il Mondo". «Si parla di fine delle povertà senza tener conto della nuova forma di schiavitù che sfrutta le donne sopratutto nei paesi del sud del mondo con la pratica dell'utero in affitto. Una triste realtà che non riguarda solo paesi lontani: in Italia è vietato l'uso di questa pratica, ma sappiamo bene che due genitori possono "commissionare" un figlio in un altro paese, e poi riportarlo in Italia. Questa è una forma di schiavitù impressionante, atroce, che va a colpire dignità della donna».

LA SPINTA DI GIOVANNI PAOLO IIIl tema dell'utero in affitto, secondo la leader di WWALF si incrocia inevitabilmente con altre problematiche affini: matrimoni gay, ideologia gender, lobby LGBT, e con la fecondazione artificiale («la legge 40 è ormai svuotata di tutti i paletti che difendevano il concepito, siamo tornati al far west»). In questo contesto, Tarzia richiama l'appello per un nuovo femminismo evocato da Giovanni Paolo II nella Evangelium Vitae. «Inizialmente rimasi perplessa dalle esternazioni del pontefice, e volevo capirci meglio. Ne nacque una riflessione approdata sino alla scrivania di Wojtyla».  

NUOVO FEMMINISMO, FAMIGLIA E VITARispetto ai dubbi sollevati, Giovanni Paolo II rispose nel corso dell'udienza speciale a cui partecipò la Tarzia. «Ricordo testualmente le sue parole: "specialmente a voi rinnovo l'invito a difendere l'alleanza tra la donna e la vita e di farvi promotrici di un nuovo femminismo". Con quelle parole mi confermò che il percorso per un nuovo femminismo non poteva scindere le parole "donna" e "vita"». 

QUELL'INDICAZIONE DEL CARDINALE MARTINIE’ su queste indicazioni che si muove l'operato di WWALF, «nata per volontà dell'allora cardinale Martini, che era al vertice del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace. Mi chiese di creare una rete internazionale di donne legate a famiglie e vita che fossero opinion leader, che ricoprissero incarichi istituzionali nei rispettivi Paesi, proprio per essere rappresentative il più possibile. Questa seconda conferenza internazionale - conclude la Tarzia - ci rafforza ancora di più nel cammino intrapreso». 

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