Chiusa in Iran Zanan-e Emrooz, influente rivista sui diritti delle donne
Al-Monitor (18/05/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.
Quando la rivista Zanan-e Emrooz ha ricominciato ad essere pubblicata nel giugno 2014, dopo otto anni di sospensione, le attiviste per i diritti delle donne in Iran hanno respirato una ventata di speranza. Tuttavia, la rivista ha avuto vita breve. Dopo meno di un anno e con 11 pubblicazioni, il Consiglio di Supervisione della Stampa ne ha ordinato la chiusura lo scorso 27 aprile. Il portavoce del Consiglio ha spiegato che la sospensione era dovuta al fatto che Zanan-e Emrooz “incoraggiava al fenomeno anti-sociale e non punito dalla religione noto come ‘matrimonio bianco'”. In Iran, con ‘matrimonio bianco’ ci si riferisce alla convivenza senza matrimonio. Zanan-e Emrooz – conosciuta come Zanan Magazine prima della sua sospensione nel 2006 – aveva pubblicato uno speciale sulla questione nell’uscita di ottobre 2014.
Nonostante si tratti della seconda sospensione della rivista, molti giornalisti che si interessano di diritti delle donne considerano l’accusa di “incoraggiare al matrimonio bianco” come un mero pretesto. Jila Bani-Yaghoub, nota giornalista iraniana che è stata incarcerata per il suo attivismo, ha dichiarato che “la sospensione di Zanan non può essere dovuta a qualche articolo sul matrimonio bianco. Qualsiasi amministrazione [facendo riferimento all’ex presidente Ahmadinejad e all’attuale Rohani] ha avuto problemi con la questione dei diritti delle donne e a quanto pare questa è la loro linea rossa”.
Zanan Magazine è stata pubblicata per la prima volta nel febbraio 1992 e sospesa nel 2006, nel secondo anno di mandato di Ahmadinejad, perché la rivista recava “danno alla sicurezza morale della società”. Nelle prime uscite, la rivista ha trattato diversi argomenti tabù in Iran: pari diritti nel matrimonio, diritto delle donne al divorzio, discriminazione sul lavoro, partecipazione politica femminile, violenza contro le donne, il ruolo della donna nel cinema e nella letteratura.
Shahla Sherkat, editrice e caporedattrice, ha dichiarato che negli anni ’90 aveva pubblicato la rivista semplicemente per informare le donne. “Lo scopo era anche quello di sensibilizzare le donne sulle questioni che le riguardavano e sui problemi che affrontavano, oltre a sensibilizzare l’amministrazione e le sfere decisionali”, ha spiegato.
La Sherkat ha detto che, nel corso della sua esistenza, Zanan Magazine ha raggiunto due dei suoi obiettivi: “Primo, creare un ambiente per la cooperazione e lo scambio di idee tra donne iraniane all’interno e all’esterno del Paese. […] Secondo, addestrare la nuova generazione di giornaliste di successo che avevano un impatto positivo sull’ambiente giornalistico generale in Iran. Purtroppo, tuttavia, alcune di loro sono state poi costrette a lasciare il Paese”.
Nel 2014, Zanan ha cercato di sottolineare i problemi riguardanti le donne da un punto di vista più sociale, cercando di evitare i dibattiti politici. Nell’ultimo numero prima della sospensione, c’erano articoli sull’esperienza della maternità, sui diritti di custodia post-divorzio e sull’assenza di assicurazioni per le casalinghe. “Zanan Magazine è stata una parte fondamentale dello spirito del movimento femminista in Iran. È stata la più importante pubblicazione sulle questioni delle donne nella storia moderna del Paese”, ha dichiarato un analista politico rimasto anonimo.
Riguardo agli obiettivi della rivista nei suoi ultimi 11 mesi di pubblicazione, Mahmoubeh Hosseinzadeh, editrice della sezione “Storie Documentate” della rivista, ha detto: “Analizziamo le questioni e i problemi che le donne affrontano e, in questo modo, aiutiamo le autorità e chi prende decisioni a capire le richieste e le sfide delle donne. Inoltre, aiutiamo le nostre lettrici a capire le limitazioni legali e politiche e le problematiche sociali, in modo che capiscano meglio i loro diritti, riconoscano i problemi e cerchino quindi di migliorare la loro condizione umana”.
La Sherkat, da parte sua, non si sarebbe mai aspettata la sospensione della rivista: “Sto cercando di risolvere il malinteso, ma sono pronta a presentarmi a processo. Difenderò la pubblicazione e metterò in chiaro che non è stato pubblicato niente di illegale”, ha dichiarato decisa.
Al-Monitor, nato nel febbraio 2012, presenta articoli e analisi di giornalisti ed esperti dal Medio Oriente, seguendo le notizie e le tendenze più attuali nella regione.
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