Parità di genere. La presenza femminile nelle aziende e nelle istituzioni
E’ di pochi giorni fa la notizia dell’emendamento alla legge di Bilancio sulle quote di genere nei CdA delle società, proposto dalla senatrice di Italia Viva, Donatella Conzatti, che prevede l'aumento fino al 40% della percentuale di donne nei consigli di amministrazione delle quotate.
“Questa modifica potrebbe rappresentare un cambio di passo e di atteggiamento per diffondere stabilmente la cultura delle pari opportunità e rompere definitivamente quello che Roger Abrava, nel saggio "Meritocrazia", definì il "soffitto di cristallo" che impedisce, appunto, alle donne di emergere e di arrivare a detenere posizioni di vertice o alte cariche” dichiara all’emittente calabrese lacnews24Francesca Casella delegata commissione pari opportunità del Consiglio dell’Ordine dei commercialisti di Paola.
E’ considerazione diffusa che la presenza femminile rappresenti un’opportunità di crescita economica e di sviluppo che si traduce spesso in risultati migliori per le aziende.
LA PARITA’ DI GENERE
L’Italia è attivamente impegnata nella promozione dei diritti delle donne, delle ragazze e delle bambine, nelle relazioni bilaterali con gli altri Stati, nelle Organizzazioni internazionali e nei programmi di cooperazione allo sviluppo, per la piena realizzazione dell’obiettivo di sviluppo sostenibile SDG 5 dell’Agenda 2030.
EPRS European Parliamentary Research Service ha pubblicato lo scorso marzo un documento riassuntivo sulla presenza delle donne in politica (Women in politics: A global perspective) nel quale emerge come a livello mondiale si assista a un incremento della presenza femminile nei parlamenti e nei governi nazionali. Nonostante le donne siano ancora sottorappresentate nelle posizioni di leadership, negli ultimi 20 anni (dal 1998 al 2018) si è passati da 12 a 21 donne nel ruolo di capo di stato o di governo. Però le donne ricoprono solo il 18% dei ruoli ministeriali a livello mondiale, e quasi sempre in dicasteri legati a determinate sfere, come ambiente, risorse naturali e settori sociali (sanità, istruzione).
Inoltre, l’IPU (Unione Interparlamentare) evidenzia che, ad oggi, 58 donne presiedono una delle Camere dei 192 Parlamenti, di cui 79 bicamerali. In altre parole, un buon progresso in termini generali, ma non possiamo dimenticare che nel 2019 solo il 20,9% dei 278 posti in uffici di presidenza è occupato dalle donne.
INTERVISTA AD ALESSA POTECCHI
Chiediamo ad Alessia Potecchi, Responsabile Dipartimento Banche, Fisco e Finanza del Pd Metropolitano di Milano, qual è la sua opinione su questo tema
“Penso che oggi è il nostro tempo, oggi è il nostro momento e più che mai ci dobbiamo impegnare con determinazione perché c’è un contesto favorevole per la questione di genere. Abbiamo un contesto europeo che ha visto nominare donne in importanti ruoli internazionali ed economici la Commissione Europea e la presidenza della BCE hanno visto l’elezione rispettivamente di Ursula Von Der Leyen e di Christine Lagard, due donne chiamate ad avere due ruoli in campo internazionale ed economico fondamentali e soprattutto la BCE, la Banca Centrale Europea costituisce un traguardo molto significativo perché affida un ruolo economico di primissimo piano finalmente a una donna”.
Ma in particolare come vede l’Italia?
“Il discorso programmatico di Ursula Von Der Leyen offre spunti interessanti anche per l’Italia, spunti che sono assolutamente declinabili e in sintonia con la questione di genere: investimenti per sostenere l’occupazione; solidarietà sociale; l’aggiornamento del regolamento sui migranti di Dublino; lotta alle diseguaglianze; tassazione sulle grandi multinazionali e l’economia digitale; completamento dell’unione economica e monetaria; politica estera capace di essere all’altezza dei problemi posti dalla globalizzazione. In questo quadro verrà accantonata la politica dell’austerità per sostenere, invece, una politica di sviluppo compatibile e per ridurre le diseguaglianze anche in tema di occupazione femminile. La nuova legislatura sarà meno austera di quelle che l’hanno preceduta, meno orientata ai vincoli di bilancio e più aperta verso i temi della crescita, dell’occupazione, della sostenibilità ambientale e sociale. Tutte tematiche che guardano alle donne e al loro ruolo tra famiglia e lavoro. E il fatto che diverse donne siano ai vertici di istituzioni economiche internazionali è un segnale che non va sottovalutato perché ci dice che qualche passo avanti è stato fatto e che la strada è aperta su queste questioni”.
E’ importante rinnovarsi?
Sì, oggi occorre rinnovarsi e questo percorso deve diventare un’opportunità di cambiamento e arricchimento che sarà efficace se sarà capace di dare piena rappresentanza alle donne nella politica e nelle istituzioni così come nelle professioni. Un vero cambio di passo non può che passare oggi più che mai attraverso il confronto tra generi, tenendo presente che la questione di genere rappresenta la linea di demarcazione tra una evoluzione della società che coinvolge e sviluppa i diversi talenti e una involuzione della stessa in cui le donne rimangono a disposizione del potere che di fatto rimane maschile. La società di oggi ci consegna ancora l’immagine di una donna su cui gravano molte problematiche del nostro tempo e lo stesso lavoro rimane ancorato nell’ambito di una competizione prettamente maschile. Oggi i dati ci dicono che le donne sono molto più istruite rispetto ad un tempo ma nella vita professionale e nei percorsi di carriera conta ancora molto, e sembra paradossale, il ruolo o la professione del padre o del marito e il loro intervento, la loro influenza”.
Che cosa suggerirebbe?
“Occorre maggiore attenzione alla vita concreta delle donne che da sempre si sono fatte carico di un welfare familista a causa della mancanza di servizi. Bisogna investire in nuove politiche a vantaggio delle famiglie che garantiscano e promuovano pari opportunità. E’ necessario in questa direzione potenziare le norme per poter conciliare i tempi di lavoro e quelli di cura che permettano, in una moderna visione, di restituire all’uomo uno spazio nella vita privata e alla donna uno spazio in quella pubblica proponendo una relazione più autentica nella distribuzione di ruoli e compiti. Investire inoltre sulle donne in campo professionale è una necessità per lo sviluppo del paese, i dati ci dicono che i Paesi più sviluppati sono quelli dove vi è minore disparità di genere, il lavoro delle donne fa aumentare il PIL e in tutto questo vi è una convenienza economica e pubblica oltre che soggettiva”.
Ci può fare qualche esempio concreto?
“Sulla maternità occorre intervenire avendo come obiettivo quello di impedire che le donne siano costrette a lasciare il lavoro dopo il primo anno di maternità, succede molto spesso. L’ipotesi è quella di uno sgravio contributivo totale cioè del 100% fino a tre anni per gli imprenditori che mantengono in servizio le lavoratrici neo mamme anche oltre il termine obbligatorio di 24 mesi come è contenuto nella Manovra di Bilancio che guarda alla questione di genere e aumenta le risorse per un piano rivolto alle famiglie e ai servizi, prevede 600 milioni in più che diventano oltre un miliardo nel 2021e che permettono, tra le altre cose, di dare gli asili nido gratuiti per i redditi più bassi. Il Ministro dell’economia Gualtieri ha sbloccato 12 milioni di fondi che erano lì bloccati in precedenza senza un Decreto attuativo rivolti agli orfani dei femminicidi. E’ stata mantenuta, per quanto riguarda la previdenza, “Opzione Donna” la possibilità per le lavoratrici pubbliche e private di andare in pensione anticipata anche per il 2020”.
C’è qualche aspetto innovativo che vorrebbe sottolineare?
“Mi ha colpita di recente una intervista della moglie di Bill Gates apparsa su Repubblica dove presenta il suo ultimo libro all’interno del quale ci sono degli spunti interessanti, dice che se il lavoro femminile svolto in casa venisse pagato sarebbe il principale settore dell’economia globale. Le donne lavorano sette anni mediamente in più degli uomini senza ottenere nulla. Eppure in 7 anni si può prendere una laurea, si può avviare una attività, si possono fare molte cose. Migliorare la vita delle donne significa migliorare quella della famiglia e di conseguenza dell’intera comunità e dunque del mondo. Ci racconta la storia di una donna Masai della Tanzania che ogni giorno percorreva 24 Km per andare a prendere l’acqua, dopo la nascita del primo figlio si ribellò e convinse il marito che non poteva continuare così, lui capì e ruppe una tradizione millenaria facendosi carico dì quel compito, molti altri lo seguirono fino a convincersi della necessità di costruire bacini e raccogliere direttamente la pioggia. Quindi quella donna per salvare se stessa e suo figlio ha convinto l’intero villaggio a cambiare ruoli e nello stesso tempo ad evolvere, a migliorarsi. La scrittrice ha fatto la stessa cosa nel suo matrimonio, che lei chiama tra l’altro “privilegiato”: hanno voluto imparare ad essere “uguali”. Il passo fu la decisione che il marito accompagnasse anche lui la bambina a scuola piuttosto distante da casa, compito che fino a quel momento aveva svolto solo lei: dopo qualche tempo molti altri padri fecero lo stesso pensando che se lo fa Bill Gates lo possiamo fare anche noi”.
Che significato possiamo trarre da questi esempi?
“Qual’è il significato di tutto ciò? Che il tempo guadagnato dalle donne è la via per evolvere la società, lì dove le donne hanno spazio aumenta il livello di istruzione e quello imprenditoriale, calano la violenza, la fame, la povertà, diritti femminili e società più sana viaggiano di pari passo. Quindi, come dicevo prima, il lavoro, la carriera e gli spazi delle donne migliorano la vita di tutti facendo crescere comunità e Paese intero”.
Vuole aggiungere qualche considerazione politica?
“Sì, il Fattore D, donna, non è una questione di nicchia. E’ un fattore decisivo per superare la crisi che ha investito la sinistra e il PD. Se vogliamo ridare smalto e rilanciare il nostro partito, dobbiamo valorizzare le donne, la loro cultura, la loro concretezza, la loro creatività. Oggi le donne non vanno solo difese vanno valorizzate e dobbiamo ricordare quante donne sono state e sono decisive in passaggi fondamentali e complessi del nostro paese, tra tutte Liliana Segre che a 89 anni si batte oggi per una memoria condivisa di valori che sono alla base della nostra Costituzione e che purtroppo ancora nel nostro Paese non c’è. In un mondo dove dominano le ansie, le paure, i dubbi, l’apatia, la rassegnazione, le donne sono necessarie perché capaci di ricostruire fiducia, di realizzare i sogni, di alimentare le speranze. Le donne sanno recuperare quel senso di comunità, quei fattori di solidarietà che sono decisivi per dare risposte esaurienti alle domande della gente. Le donne nell’economia, nelle professioni, nella politica e nella società sono capaci di esprimere competenza, coraggio, unità, audacia e…umanità. Dunque oggi battersi per i diritti delle donne, per i loro spazi, per la loro valorizzazione ha un ritorno di benessere, progresso e futuro di speranza per tutti.”