Disabilità e giornalismo: nasce la "Carta di Olbia"
Ha aperto i lavori la giornalista olbiese Caterina De Roberto, dell’Unione Sarda e Giulia giornaliste Sardegna, nonché moderatrice dell’evento.
Il primo a parlare è stato Francesco Birocchi, presidente ODG Sardegna, a cui è seguita Vannalisa Manca, consigliera ODG Sardegna – Giulia giornaliste Sardegna, che ha parlato della “Carta che non c’è” e Carlo Selis, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Tempio.
Sara Carnovali, dottoressa di ricerca in Diritto costituzionale, ha trattato il tema della violenza di genere ed in particolare di donne con disabilità, portando dati ed esempi, ovviamente anonimi, dei centri anti violenza da lei visitati per svolgere indagini su questa particolare tematica che ha dato vita al volume “Il corpo delle donne con disabilità – Analisi giuridica intersezionale su violenza, sessualità e diritti riproduttivi”: “Parole, Corpi, Giustizia. I diritti umani delle persone con disabilità in prospettive di genere”
Collegandosi al tema “violenza sulle donne” è intervenuta Patrizia Desole, presidente di Prospettiva Donna, che ha spiegato di cosa si occupa il centro anti violenza di Olbia.
A concludere il corso di formazione è stata Francesca Arcadu, Consigliera di UILDM (Unione italiana lotta alla distrofia muscolare), formatrice sui temi socio-sanitari e della disabilità, che con un interessante discorso ha affrontato il tema “Le parole per dirlo: essere persone con disabilità attraverso lo sguardo degli altri”.
La dottoressa Arcadu si è concentrata sulle differenze che molto spesso i giornalisti tendono a fare sul tema della disabilità.
Attraverso alcuni esempi, di articoli e titoli di giornali, ha evidenziato come una certa stampa tenda a proporre “super modelli”, altri invece scelgano parole del tipo “povero disabile”, “inchiodato in una sedia” per drammatizzare fatti o eventi. Da qui entra in gioco il tema del abilismo e afferma: “Non bisogna partire con l’idea che la persona con disabilità sia una tragedia o che non possa studiare all’università”.
La Arcadu, a conclusione della brillante lezione, riferendosi ai giornalisti ha voluto lanciare un messaggio “Non abbiate paura di raccontare la vita complessa delle persone con disabilità e soprattutto non rivolgetevi a noi come persone “speciali”, perché sì, abbiamo una disabilità, ma siamo uguali agli altri, e conduciamo una vita il più normale possibile”.
Alla fine dell’incontro ha preso la parola un padre olbiese, vedovo, che ha voluto spiegare le battaglie che affronta giornalmente per i diritti del proprio figlio con disabilità e che ha ringraziato chi ha permesso lo svolgersi dell’evento come scambio di opinioni e comunicazione.
Alla fine, l’idea: lanciare la “Carta di Olbia” come nuovo documento deontologico a cui fare riferimento nel settore giornalistico.