convegno organizzato dal club Unesco a Brindisi
BRINDISI - Il 10 dicembre del 1948 le Nazioni Unite sancirono la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Per celebrarne il settantunesimo anniversario il Club per l’Unesco di Brindisi, assieme al Polo Biblio-Museale, ha organizzato lunedì, 9 dicembre, un incontro-dibattito per riflettere sul tema della violazione dei diritti. L’iniziativa, dal titolo “I diritti violati: quali, perché”, si è svolta nell’Auditorium del Museo Archeologico “Francesco Ribezzo” di Brindisi ed ha avuto il patrocinio dell’amministrazione comunale.
L’incontro-dibattito è stata aperto dalla presidente del Club per l’Unesco di Brindisi, Clori Ostillio Palazzo, ed ha visto la partecipazione del questore di Brindisi, Ferdinando Rossi, che nel suo indirizzo di saluto ha parlato di diritti violati e Polizia di Stato. Quest’ultima, come evidenzia il questore, presiede alla tutela di ogni tipo di diritto che il cittadino può esplicare. “I diritti violati”, afferma Rossi, “sono perlopiù quei diritti che vengono negati alle fasce cosiddette deboli, per quanto ci riguarda in maniera diretta. Il nostro impegno su questo è un impegno che è nato in maniera forte tantissimi anni fa”. Nel 1959 nacque, infatti, il Corpo di Polizia Femminile che si occupava delle fasce deboli, buoncostume e tutela dei bambini.
“Sono trascorsi 71 anni dalla proclamazione della Carta dei Diritti Umani, ma ancora il percorso non è completato”, afferma l’assessore ai Servizi Sociali del Comune di Brindisi, Isabella Lettori, che ha portato i saluti del sindaco Riccardo Rossi. “Non è completato perché noi, quotidianamente, riceviamo notizie, appunto, di violazioni di quelli che sono i diritti essenziali, importanti, che caratterizzano l’uomo. E quindi, anche se ci sono dei diritti che competono a tutti, ancora dobbiamo lottare per farli garantire a tutti”.
Di diritto alla bellezza ha parlato invece l’architetto Emilia Mannozzi, direttore del polo Biblio-Museale di Brindisi. L’architetto ha ricordato che recentemente è stato emanato il disegno di legge n. 190 del 4 novembre 2019 sulla bellezza del paesaggio e del territorio pugliese. La dottoressa Mannozzi ha quindi citato l’articolo 9 della nostra Costituzione, che promuove lo sviluppo della cultura, la ricerca scientifica, tecnica e tutela il paesaggio storico e artistico della nazione, e la Convenzione di Faro del 2005, che sancisce il diritto al patrimonio culturale e a partecipare alla vita culturale.
Dopo l’intervento della presidente del Club per l’Unesco di Brindisi, Clori Ostillio Palazzo, che ha parlato dell’istituzione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani (10 dicembre 1948) e del messaggio per il 2019 del direttore generale dell’Unesco, Audrey Azoulay, la parola è passata quindi alla prima relatrice dell’incontro-dibattito, la dottoressa Alessandra Granada, psicologa e psicoterapeuta presso SvSed Clinica Mangiagalli di Milano. La dottoressa, che opera all’interno di un centro antiviolenza pubblico, ha parlato di tutti gli aspetti di una forma misconosciuta di violenza e maltrattamento, la violenza assistita, e del diritto alla tutela da ogni forma di violenza. Secondo la psicoterapeuta, la violenza assistita è un fenomeno sottostimato sia nelle dimensioni che nelle conseguenze che provoca sull’evoluzione dei bambini.
“Per violenza assistita”, afferma, “s’intende l’esposizione del minore, anche dei giovani adulti, a qualunque forma di maltrattamento a cui sono sottoposte le loro figure di riferimento”. Con la legge entrata in vigore il 9 agosto del 2019, conosciuta come Codice Rosso, c’è stato un cambiamento importante nell’ambito della violenza domestica e di quella assistita in particolare.
“Perché ci sia violenza assistita ci deve essere violenza domestica”, precisa la psicoterapeuta, che evidenzia come nel 90% dei casi, secondo le ricerche, il maltrattante sia di sesso maschile. Inoltre, secondo alcuni studi fatti considerando la relazione madre-bambino all’interno di centri anti violenza, le conseguenze sui minori vittime di violenza assistita sono pressoché identiche a quelle delle donne che sono sottoposte a violenza. Altro aspetto significativo: la violenza domestica impatta sulla genitorialità, rendendola disadattiva e disfunzionale, e fa sì che i bambini o ragazzi o adolescenti siano “invisibili” in quanto non vengono riconosciuti nel loro ruolo, nella loro funzione, nella loro età. Cosa fare allora? Per la dottoressa sono necessarie alcune operazioni come la rilevazione che può fare l’insegnante, l’educatore, cogliendo i segnali di disagio dei minori e la messa in protezione del bambino e della madre.
“I bambini che assistono alla violenza domestica poi si ritrovano a scuola con una presenza di disagi fortissimi”, afferma la dottoressa Elvira D’Alò, pedagogista clinica, mediatrice familiare, scolastica e sociale. “Sono tanti i diritti violati riguardo ai bambini, ma quello che più veramente mi sta tantissimo a cuore è il diritto violato ad essere accolti”. E a tal proposito la mediatrice scolastica porta alcuni esempi di episodi di diritto violato del bambino ad essere accolto che l’hanno maggiormente colpita negli ultimi anni, soffermandosi, infine, sul diritto all’istruzione violato e sulle alte percentuali di dispersione scolastica.
La conferenza è terminata con l’intervento della giornalista del Nuovo Quotidiano di Puglia, Chiara Criscuolo, che ha parlato delle difficoltà che spesso i giornalisti incontrano quando devono approfondire la veridicità di una notizia che circola sui social e che viene presa per vera. La Criscuolo, che ha tenuto corsi di giornalismo nelle scuole, nel suo intervento ha raccontato quindi la propria esperienza con i ragazzi.