La parità (politica) dei sessi fu raggiunta nel 1894 in Australia
Il 18 dicembre 1894, dunque esattamente 125 anni fa, il parlamento dell’Australia Meridionale approvava un emendamento che dava la possibilità non solo alle donne di votare (l’anno precedente la Nuova Zelanda aveva introdotto, primo Stato al mondo, il suffragio universale), ma anche di poter essere candidate e, di conseguenza, elette: il South Australia diventava così la prima circoscrizione elettorale al mondo in cui entrambi i sessi godevano degli stessi diritti politici.
I (POCHI DIRITTI) DELLE DONNE
Un passo storico, che arrivò al termine di una lotta pluridecennale intrapresa dalle donne e per le donne australiane. Che, fino a quel momento, avevano pochi diritti: una volta sposate, dovevano infatti trasferire tutte le loro proprietà ai coniugi, che intascavano anche i loro stipendi. I mariti erano inoltre i soli tutori legali degli eventuali figli, che potevano rimuovere dalle cure delle madri in qualsiasi momento. Prima del 1870, le donne non potevano poi chiedere il divorzio, ma gli uomini sì: le ex mogli ‘abbandonate’ a quel punto erano costrette a fare i conti con la ricerca di un lavoro, pagato un terzo rispetto a quello maschile. E con l’ostracismo dei sindacati, che preferivano non venissero inglobate nella forza lavoro, temendo che avrebbero portato a una riduzione generale dei salari.
PICCOLI MA SIGNIFICATIVI PROGRESSI
Nonostante ciò, dopotutto in questa lontana colonia si respirava un’aria diversa, progressista, rispetto al Regno Unito: in South Australia, in particolare, se proprietarie terriere le donne potevano votare nelle elezioni locali e nel 1856, quando tutti gli uomini ottennero il diritto di voto, ai seggi furono ammessi anche gli aborigeni. Con il passare degli anni, sempre più donne riuscirono a frequentare l’università e aumentarono persino i salari. Mancava però una vera rappresentanza politica, qualcuno che potesse portare avanti certe istanze. Mancava, insomma, una donna in parlamento.
LA RACCOLTA FIRME E LA PETIZIONE
In questa direzione spinse la Women’s Suffrage League di Mary Lee e Mary Colton: raccolsero 11.600 firme (i fogli incollati uno dietro l’altro raggiunsero i 30 m di lunghezza) tramite una petizione e la presentarono al parlamento locale. Dopo un aspro dibattito, visto che molti deputati ritenevano le donne inadeguate al ruolo di rappresentati politici, in quanto troppo emotive e poco intelligenti, l’emendamento per il suffragio universale (appoggiato dal Labour Party) fu approvato con 31 voti a favore e 14 contro: diventò legge nel 1895, quando fu firmato dalla regina Vittoria. Le donne (aborigene comprese) si recarono per la prima volta ai seggi l’anno successivo. A livello federale invece (l’Australia è l’unione di sei Stati), le donne dovettero aspettare qualche anno, fino al Franchise Act del 1902, che legittimò il suffragio universale in tutto il Paese.