Le battaglie civili del decennio 2010-2020, dai diritti al #MeToo al gender gap
2010-2020, sta per finire un decennio e in questo lasso di tempo le battaglie civili che hanno caratterizzato la nostra società non sono poche, diritti civili, #MeeToo, gender gap. Dieci anni fa, per esempio, le smagliature erano qualcosa di cui vergognarsi, probabilmente non avresti baciato la tua fidanzata in pubblico (il tuo fidanzato però sì) e la maggior parte delle tue interazioni sociali era analogica, perché Instagram e WhatsApp non erano ancora stati inventati.
Non avevi l’esatta percezione di quanto fossero gravi i piccoli atti di ordinaria violenza quotidiana, semplicemente perché non eravamo abituati a considerarli tali: questo non toglie che anche allora fossero inaccettabili. Abortire è sempre difficile, mentre fare coming out sta diventando sempre meno dura e intanto abbiamo capito di essere fluidi, le etichette non ci piacciono più e se qualcuno prova ad appiccicarcene una (fosse anche una F o una M sulla carta d’identità) ci arrabbiamo, perché abbiamo capito che è una nostra prerogativa contestare la definizione e vestirci come ci pare, amare chi ci pare, non lasciarci condizionare.
La pressione sociale, su alcuni temi, è diventata così insopportabile da azzerarsi all’improvviso come un palloncino che scoppia: è successo con #MeToo. Una, dieci, centomila donne hanno fatto sentire la propria voce e hanno deciso di denunciare, cambiando per sempre il modo in cui viene esercitato il potere sul luogo di lavoro.
Battaglie spesso intraprese (e vinte!) dalle donne in questi dieci anni ci hanno rese più forti, più indipendenti, più sicure di noi stesse, più tutelate dalla legge e da un sistema che spesso ci vede discriminate, vittime di abusi e violenze.
In dieci anni la società è cambiata moltissimo per certi versi e per altri è ancora ferma agli anni Cinquanta.
Sono arrivate nuove leggi a riconoscere diritti che non possiamo mai dare per scontati (ricorda cosa rischia di succedere alla Legge 194 ogni volta che abbassiamo la guardia).
Il decennio per alcuni versi è finito in calare: fino al 2018 Barack e Michelle Obama hanno reso il mondo migliore, prima che arrivasse Trump a togliere diritti, alimentare le diseguaglianze e mettere l'intero pianeta in pericolo, negando l'emergenza climatica. Il surriscaldamento globale in questi ultimi anni ha raggiunto un livello di guardia e ci è voluta Greta Thunberg perché i potenti iniziassero ad ascoltare quello che i climatologi hanno iniziato a sospettare già negli anni 80.
Dalla Body positivity a #MeToo: il decennio della ribellione
Era il 2004 quando Keira Knightley è andata su tutte le furie dopo essersi vista con due taglie di seno in più sul poster della locandina di King Arthur. Da allora non ha più permesso a nessuno di ritoccarla alterando la forma del suo corpo, ma i tempi erano prematuri e in pochissime hanno seguito il suo esempio. Peccato, perché l’esempio è importante e finalmente in questo decennio l’abbiamo capito. Non solo per quanto riguarda il corpo, ma anche tutto il resto. A maggio 2017 Chrissy Teigen ha sdoganato le smagliature, pubblicando una foto delle sue gambe con l’hashtag #loveyourlines. Winnie Harlow è diventata un simbolo di bellezza, la Venere Nera 2.0 (negli anni Novanta è stata Naomi) per la sua particolarità anziché nonostante.
Tante celebrity hanno deciso di usare il loro corpo per lanciare un messaggio: Kim Kardashian e Emily Ratajkowski si sono fatte un selfie a seno nudo per ribadire il loro diritto a mostrare il proprio corpo. Da Miley Cyrus che dondola nuda su una palla da demolizione a Lena Dunham che fa sesso con i collant in Girls, ci siamo innamorate di corpi che (finalmente!) assomigliano al nostro. E intanto gli Angeli di Victoria's Secret hanno iniziato a cadere pericolosamente in picchiata, un modello che non ci ha mai rappresentate e non ci ispira più.
È anche merito di tutte le celebrity che si sono mostrate nella loro imperfezione, orgogliose della loro fisicità non conforme allo stereotipo, sfidando le convenzioni sociali, se oggi abbiamo modelli estetici più simili alla realtà che ci fanno stare bene nella nostra pelle.
Da lì alle campagne dei brand che hanno scelto di rappresentare tante fisicità diverse è stato un passo abbastanza breve, anche se per farlo abbiamo dovuto aspettare un salto generazionale. La rivoluzione della body positivity era già partita negli anni zero, un po' in sordina ma inarrestabile, e solo ultimamente ci ha regalato modelli di bellezza non stereotipata in cui rispecchiarci, ampliando lo spettro della normalità a dismisura.
Gender gap, fluidità e inclusione: parte tutto da noi
Gli anni Dieci hanno celebrato il potere della diversità e il rifiuto di concedere alle nostre differenze di dividerci sul fronte dell’uguaglianza sociale. Una lotta contro la disparità che parte dalla nostra stessa identità e non si può costringere dentro una visione binaria. Non per niente la Generazione Z sta zittendo i Boomer (ma se per questo anche i Millennial e gli X) sul tema delle etichette: basta sigle, abbasso le definizioni, viva la fluidità.
In questi dieci anni abbiamo parlato, riparlato, straparlato di gender: la gender equality che si può tradurre in tanti modi, anche Femminismo, intesa come tensione verso l’equità. Abbiamo parlato di gender pay gap, ovvero della disparità di stipendio, ma prima ancora di opportunità, che impedisce alle donne di fare carriera ed essere retribuite quanto un collega maschio. Una voragine che, rispetto a dieci anni fa, stiamo iniziando pian piano a colmare partendo dai parametri più basilari, come l’accesso all’istruzione. C’è ancora molto da fare, ma il Parlamento Europeo e le Nazioni Unite stanno lavorando per noi.
Ma le prime a reagire, concretamente, dobbiamo essere noi: perché se a una donna sanguinare ogni mese costa nell’arco della vita circa 30mila euro, ci sta che si abbassi l’iva e ci si ribelli contro la Pink Tax, ma anche convertirsi alla coppetta potrebbe essere una buona idea.
Se c’è una cosa che abbiamo capito in questi ultimi anni è che non dobbiamo aspettare che qualcuno decida per noi, ci metta una pezza, legiferi in tempi biblici: la rivoluzione può partire da noi.
A volte fare il primo passo è semplice, se a farlo all’unisono sono migliaia di donne che marciano con un berrettino rosa in testa. Greta, si è seduta tutta sola soletta davanti al parlamento svedese, ma quando il primo ragazzo ha deciso di sedersi vicino a lei per protestare insieme, è stata la rivoluzione più grande perché “siamo passati da uno a due” ha spiegato a TIME, che l’ha eletta Persona dell’Anno 2019. Da due a quattro milioni è un attimo, ma da qualche parte bisogna iniziare.
Divorzio breve e unioni civili: le leggi che stavamo aspettando (anche contro la violenza)
Dal 2015 possiamo divorziare in sei mesi grazie al divorzio breve e dal 2016 esistono le unioni civili che riconoscono a tutte le coppie, anche quelle omosessuali, la maggior parte dei diritti delle coppie sposate. Mentre i diritti vengono estesi a sempre più persone, si recuperano valori che credevamo sepolti. Negli ultimi anni, per la prima volta dopo decenni, i divorzi sono in calo e il matrimonio sta iniziando a risalire.
Questo decennio ci ha regalato (anche se il termine giusto sarebbe un altro, perché leggi come queste non sono mai un regalo ma il riconoscimento di un diritto che ci è stato finora negato) alcune importanti leggi contro la violenza: la legge contro lo stalking, che è andata in vigore nel 2009 e in dieci anni pare sia ancora inadeguata a difendere le vittime, che in molti casi pur avendo denunciato continuano ad essere perseguitate e in casi estremi assalite o uccise dai loro stalker.
Si parla da anni di una legge che punisca le molestie sul posto di lavoro (come il mobbing) ma siamo ancora lontani da una vera regolamentazione. Ma la svolta è arrivata poco prima della fine del decennio: da quest’anno il revenge porn viene considerato un reato a sé, il Codice Penale è stato modificato per tutelare le vittime di violenza di genere.