Quali diritti riconosce alle donne la Costituzione italiana
La posizione ed il ruolo della donna nella Costituzione della Repubblica italiana.
La storia dell’emancipazione femminile affonda le radici nella notte dei tempi. Da sempre considerata un essere inferiore all’uomo, la donna ha subìto nel corso dei secoli sopraffazioni e violenze inaudite. Relegata dall’uomo al ruolo di domestica (quando andava bene) oppure di incubatrice di figli, la donna ha dovuto lottare duramente per vedersi riconosciuta la totale uguaglianza, rispetto all’uomo, nei diritti e, soprattutto, nelle opportunità. E se la battaglia sacrosanta per il riconoscimento di parità dei diritti è in stato avanzato e raccoglie nel mondo (non dappertutto però) ampi successi, molto più complessa è la lotta per rendere effettivi quei diritti. Non basta, cioè, che i pari diritti tra uomo e donna vengano riconosciuti dalle leggi, occorre poi vigilare ed agire affinché i diritti non restino sulla carta, ma si realizzino in concreto nella vita sociale, economica e politica di tutti i giorni.
Nell’articolo che segue evidenzieremo quali diritti riconosce alle donne la Costituzione italiana, cioè in che modo la legge fondamentale italiana (scritta nel 1947 ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948) considera e valorizza la donna e la figura femminile più in generale. Non dimentichiamo che la nostra Costituzione è figlia di una lunghissima battaglia iniziata con la rivoluzione francese e che agli albori di questa rivendicazione c’è la limpida figura di Olympe de Gouges che dichiarò, addirittura nel 1791, l’uguaglianza politica e sociale tra uomo e donna nella sua Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina.
La Costituzione sancisce l’uguaglianza uomo – donna?
La Costituzione della Repubblica italiana viene alla luce dopo la parentesi fascista durante la quale la donna fu relegata al ruolo di madre di famiglia e nulla più (priva del diritto di voto e vincolata, anche economicamente, all’uomo senza alcuna possibilità di indipendenza ed autonomia).
I fermenti di un’epoca nuova in cui anche alla donna fossero riconosciuti tutti i diritti e, quindi, la naturale uguaglianza con l’uomo spazzarono via (almeno sulla carta) l’oscurantista passato e la donna, in Italia, grazie alla Costituzione fu finalmente riconosciuta uguale all’uomo quanto a diritti (e doveri).
A sancirlo in modo chiaro ed indubbio sono i seguenti fondamentali passi della nostra Carta costituzionale:
- la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale [1];
- tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali [2];
- è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese [3].
Le disposizioni della Costituzione appena citate ci dicono che non solo la donna è, per legge, uguale in diritti all’uomo (e ci mancherebbe altro), ma anche che è dovere della Repubblica (cioè di tutti i cittadini e di tutte le pubbliche istituzioni) agire affinché questa uguaglianza non resti lettera morta, ma venga in concreto e nel quotidiano attuata in ogni campo della vita sociale, economica e politica e considerando la donna sia come singolo essere umano, sia nell’ambito di tutte le formazioni sociali dove si svolge la sua personalità (famiglia, scuola, associazioni, strutture pubbliche).
La Repubblica non solo riconosce l’eguaglianza tra uomo e donna, ma deve rimuovere gli ostacoli che impediscono alle donne di poter partecipare attivamente alla vita sociale, economica e politica del Paese e cioè che impediscono alle donne di accedere a posti di responsabilità nel lavoro, in politica e nella vita sociale.
Tutti i cittadini, uomini e donne, sono eguali davanti alla legge
La Costituzione riconosce alle donne dei diritti in particolare?
Ovviamente. tutti i diritti riconosciuti dalla Costituzione sono riconosciuti agli uomini ed alle donne senza alcun tipo di distinzione.
Per ragioni storiche e per sottolineare meglio l’eguaglianza uomo – donna, la Costituzione ha però voluto sottolineare in modo particolare alcuni diritti evidenziando che essi vanno in concreto riconosciuti alle donne.
Si tratta in dettaglio:
- della protezione della maternità, cioè la predisposizione da parte delle strutture pubbliche di tutto quello che occorre per agevolare la donna nel delicato compito dell’essere madre [4];
- del diritto della donna lavoratrice, a parità di lavoro, di conseguire le stesse retribuzioni del lavoratore e di avere condizioni di lavoro che le consentano di adempiere la sua funzione in seno alla famiglia [5];
- del diritto della donna all’elettorato attivo una volta conseguita la maggiore età (del diritto cioè a votare i propri rappresentanti) [6];
- del diritto alle pari opportunità tra uomini e donne per l’accesso agli uffici pubblici ed alle cariche elettive in condizioni di uguaglianza [7].
Le donne hanno diritto alla stessa retribuzione dell’uomo
note
[1] Art. 2 cost.
[2] Art. 3, 1° co., cost.
[3] Art. 3, 2° co., cost.
[4] Art. 31 cost.
[5] Art. 37 cost.
[6] Art. 48 cost.
[7] Art. 51 cost.