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Disabilità: eguaglianza, lavoro, accessibilità / Notizie / Home

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Sono tre milioni e centomila in Italia le persone con disabilità, pari al 5% della popolazione.Gli anziani sono i più colpiti: quasi un milione e mezzo gli ultra settantacinquenni in condizione di disabilità. Oltre 600 mila vivono in una situazione di grave isolamento. È quanto emerge dal rapporto Istat "Conoscere il mondo della disabilità", in un incontro organizzato dal Cip – Comitato Italiano Paralimpico e dall'Inail alla presenza del presidente della Repubblica, presentato in occasione della Giornata delle persone con disabilità (3 dicembre 2019).

Il Rapporto ISTAT offre uno spaccato della vita delle persone con disabilità nel nostro Paese.

Cosa si intende con “disabilità”? La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità definisce le persone con disabilità come quelle che “… presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali che, in interazione con barriere di diversa natura, possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri”. Un’importante implicazione di questo paradigma è che tale condizione non è circoscritta semplicemente alla presenza di un deficit fisico o psichico ma viene messa in risalto la dimensione sociale della disabilità che può, quindi, essere considerata come l’incapacità di una società di assicurare l’eguaglianza di opportunità alle persone con problemi di salute.

Il rapporto ISTAT riporta come la quota di persone con disabilità che hanno raggiunto i titoli di studio più elevati (diploma e titoli accademici) sia molto più bassa rispetto alla media della popolazione: il 30% tra gli uomini ed il 19% tra le donne, a fronte del 55% e 56% per il resto della popolazione. La condizione di disabilità acuisce le differenze: è senza titolo di studio il 17% delle donne e il 10% degli uomini, mentre nel resto della popolazione le quote sono 2% e 1%. Come rileva l’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità Direzione Generale per l’Inclusione e le Politiche Sociali, significative sono anche le differenze nel tipo di scuola superiore frequentato, da cui dipendono le future carriere lavorative e che possono segnalare diseguali opportunità di scelta.

Sul versante dell’accessibilità degli edifici, emergono preoccupanti carenze. Infatti solo il 32% delle scuole ha abbattuto le barriere fisiche e sono ancora meno, il 18%, quelle che hanno abbattuto le barriere senso-percettive. Tali valori medi oltre ad essere molto bassi derivano da differenzeterritoriali molto marcate: l’accessibilità fisica è assicurata dal 66% delle scuole della Valle d’Aosta e soltanto dal 22% di quelle della Campania; l’accessibilità senso-percettiva dal 38% delle scuole della Provincia Autonoma di Bolzano e soltanto dal 9% di quelle della Calabria.

Con riferimento al lavoro, nel nostro Paese le norme dirette a favorire l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità esistono da tempo. La legge n. 68 del 1999, ad esempio, ha introdotto il “collocamento mirato” che concepisce l’inserimento lavorativo come un’opportunità di auto-realizzazione e uno strumento d’inclusione sociale, proponendosi di mettere in comunicazione domanda e offerta di lavoro, di valorizzare le abilità delle persone e di favorire l’inserimento personalizzato nei luoghi di lavoro, anche con il supporto delle cooperative sociali. Malgrado questa normativa, resta tuttavia rilevante lo svantaggio nel mercato del lavoro delle persone con disabilità ea livello territoriale il dato peggiore è quello del Mezzogiorno, dove solo il 19% delle persone con disabilità sono occupate.

Altro indicatore del livello di benessere è la presenza di una rete di supporto formata da amici, parenti o vicini alla quale rivolgersi in caso di bisogno. I dati raccolti mostrano che oltre 600 mila persone con disabilità vivono in una situazione di grave isolamento e ben 204 mila vivono completamente da sole.

La partecipazione sociale può manifestarsi attraverso numerose attività, in particolare quelle culturali, sociali, politiche e sportive. Anche in questo caso la disabilità sembra costituire un ostacolo: solo il 9% delle persone disabili va frequentemente al cinema, al teatro, ad un concerto o visita un museo durante l’anno. Nel resto della popolazione il dato è il 31%. Tra le cause della scarsa partecipazione culturale vi sono i problemi di accessibilità: solo il 38% dei musei italiani è attrezzato per ricevere le persone con disabilità e appena il 20% offre supporti informativi (percorsi tattili, pannelli in braille, ...). Anche lo sport può contribuire allo sviluppo delle relazioni sociali, ad una diversa percezione di sé e può avere un positivo effetto riabilitativo sulla salute. Il 31% delle persone disabili che praticano sport sono molto soddisfatte della proprie relazioni sociali. Tuttavia, quasi l’80% delle persone con disabilità resta inattiva.

Le conclusioni del rapporto ISTAT sono che l’Italia ha dimostrato una particolare sensibilità nel disegnare percorsi diretti a favorire l’inclusione sociale delle persone con disabilità, come mostra la normativa degli ultimi 30 anni. Tuttavia emergono ancora significativi svantaggi. Il problema è anche culturale e il presidente Mattarella a tal proposito ha citato, in sede di conferenza, la Barbie con il volto della sportiva Bebe Vio - campionessa alle Paraolimpiadi che all’età di 11 anni a causa di un’improvvisa meningite è rimasta priva di braccia e gambe - come esempio per ispirare le bambine.

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Sono da sempre interessata alle questioni globali, amo viaggiare e conoscere culture diverse, mi appassionano le persone e le loro storie di vita in Italia e nel mondo. Anche per questo, lavoro nella cooperazione internazionale con il ruolo di comunicazione ed ufficio stampa per una Ong italiana. Parallelamente, mi occupo di progettazione in ambito educativo, interculturale e di sviluppo umano. Credo che i media abbiano una grande responsabilità culturale nel fare informazione e per questo ho scelto Unimondo: mi piacerebbe instillare curiosità, intuizioni e domande oltre il racconto, spesso stereotipato, del mondo di oggi.

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