LE REAZIONI PORDENONE Perplessità mista a diffidenza, con l'auspicio che
LE REAZIONIPORDENONE Perplessità mista a diffidenza, con l'auspicio che si possa ripartire dai principi fondamentali della democrazia: sono le diverse reazioni emerse all'indomani degli scontri avvenuti sabato al Centro islamico della Comina, un duro faccia a faccia che ha portato all'evidenza pubblica del fatto che esistono due fazioni che si stanno contendendo un ruolo di leadership all'interno del Centro islamico. Da un lato lo zoccolo duro del direttivo dell'associazione islamica di Pordenone che ha sospeso l'imam Hosny dall'incarico di guida spirituale, assistiti dall'avvocato (e consigliere comunale in quota Fratelli d'Italia) Francesco Ribetti. Dall'altra parte, l'imam Hosny che contesta l'attuale direttivo (accusandolo di essersi autonominato, non eletto) non solo non riconoscendone l'autorità, ma anche accusandolo di aver oppresso la comunità islamica.Una lotta di potere tra le due anime della comunità ma anche tra diverse posizioni religiose nell'ambito dell'islam. I contorni sono le denunce per pesanti minacce e violenza fisica subita dall'imam, e dall'altra parte l'accusa rivolta all'imam stesso di atteggiamenti offensivi. «Ho letto dell'appello dell'Imam Hosny che chiede di sostenerlo - commenta il sindaco Alessandro Ciriani -. È prematuro dare un'opinione, la città non può esprimersi solo sulla base di intenzioni. È prima opportuno vedere la dimostrazione concreta di integrazione e partecipazione. Dispiace vedere che la situazione è così al limite. Auspico che possa prevalere una corrente realmente legata all'inclusione e all'integrazione. Se l'imam ritiene davvero che ci sia il rischio che possa prevalere un'anima più integralista, sarà il caso che lo dichiari apertamente alle autorità competenti. La comunità deve assicurare che tutti gli islamici del territorio possano accedere e partecipare ai diritti civili».A schierarsi a difesa di Hosny è invece la segreteria provinciale del Pd: «La vicenda delle minacce all'Imam di Pordenone non può essere passata sotto silenzio - si legge in un comunicato -. La comunità sta cambiando lo statuto dell'associazione per adeguarlo alle nuove norme vigenti per le associazioni, garantendo quindi democrazia interna, parità di genere e trasparenza. Un gruppo di persone e l'Imam lavorano da alcuni mesi su tale tema. Che questo comporti minacce nei confronti di Hosny e della sua famiglia in perfetto stile mafioso è inaccettabile e vogliamo esprimere la nostra vicinanza all'Imam e a chi si dedica a questo cambiamento».Sul fronte della difesa dei diritti umani, specialmente sulla battaglia più simbolica, quella contro la discriminazione e la violenza sulle donne, è Taher Djafarizad, iraniano da 35 anni in Italia le cui posizioni contro l'islamismo integralista sono note anche all'estero: «Per la prima volta dopo molti anni un imam del Centro islamico di Pordenone mi ha chiesto un incontro oggi. Apprezzo l'intenzione a dare più ruoli alle donne anche dentro il direttivo, ma voglio prima accertarmi che i diritti delle donne siano realmente equiparati a quelli degli uomini. Mi auguro solo che questa faccenda non diventi una questione di colore politico, ma che i partiti prendano posizioni a favore di democrazia e diritti costituzionali».Valentina Silvestrini© RIPRODUZIONE RISERVATA© RIPRODUZIONE RISERVATA