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La classifica delle 10 donne che hanno lasciato un segno nel 2019

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Giorgio PerottinoGetty Images

Per le donne che lottano per i diritti femminili, l'inizio di un nuovo anno - con le sue classifiche e i dati che fanno il punto sull'anno passato e tirano le fila - può indubbiamente risultare frustrante: un altro anno si è concluso e le cose da fare, per raggiungere la parità sono ancora moltissime. Allo stesso tempo, però, guardando indietro all'anno che se ne va, è importante saper festeggiare i successi e guardare a quelle figure che, con il loro impegno, hanno saputo portare a un cambiamento. Ecco quindi una lista che sa di empowerment femminile e dà una ventata di speranza per iniziare il 2020 davvero con il piede giusto: le 10 donne che hanno lasciato il segno nel 2019.

1. Greta Thunberg

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Nel 2019 Greta Thunberg è diventata ormai il simbolo dell'emergenza climatica che sta vivendo il nostro Pianeta. A soli sedici anni, la sua lotta e l'incrollabile impegno contro il riscaldamento globale l'hanno resa la "persona dell'anno" secondo The Times. Lo scorso settembre, poi, è stata invitata al vertice sul clima organizzato dalle Nazioni Unite e il suo discorso furioso è rimasto nel cuore di tutti e ha reso chiara la gravità della situazione: "Come osate? Io non dovrei essere qui dovrei essere a scuola, dall'altra parte dell'oceano". Il suo viso ormai lo conosciamo tutti, così come il suo sguardo determinato che ha saputo sfidare i potenti del mondo. Di lei ci ricordiamo quando dobbiamo scegliere da che parte stare: manifestare o rimanere a casa, usare la macchina o andare a piedi, votare per chi tutela l'ambiente o disinteressarci al problema.

2. Megan Rapinoe

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Maja HitijGetty Images

Chi di voi, prima dei Mondiali di calcio femminile di quest'anno, conoscevaMegan Rapinoe, capitana della squadra degli Stati Uniti? Oggi l'abbiamo conosciuta (e amata) in tanti con i suoi capelli rosa, il forte carisma, l'impegno contro le discriminazioni e la voglia di festeggiare le capacità sportive - sue e delle sue compagne - in modo plateale e senza mai scusarsi. Dopo aver portato a casa la vittoria mondiale, Rapinoe ha usato la sua visibilità per parlare dell'urgenza di cambiare il mondo del calcio, sottolinenando in diversi discorsi l'importanza di renderlo più inclusivo e meno razzista e omofobo. "Chiedo a tutti voi di usare le vostre piattaforme per sostenere altre persone, di usare questo bellissimo gioco per cambiare il mondo in meglio" ha detto in occasione dei FIFA Football Awards dopo aver ottenuto il premio come migliore giocatrice dell'anno. I Mondiali Calcio Femminile del 2019 hanno fatto luce sul gender gap nel mondo dello sport e aperto un dibattito fondamentale finora poco considerato.

3. Sophie Viger

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Mikhail TereshchenkoGetty Images

L'ex sviluppatrice freelance e direttrice dell’istituto di istruzione superiore francese Ecole 42,Sophie Viger, si è distinta nel 2019 per il suo impegno nel rendere il settore dell'IT più inclusivo. "Le donne (in Francia) rappresentano solo il 16% dei dipendenti" nel mondo della tecnologia, ha spiegato la direttrice, che nel corso dell'anno si è impegnata per promuovere una maggiore presenza femminile all'interno dell'istituto. I risultati stanno già iniziando ad arrivare dato che quest'anno il 26% delle donne presenti nella scuola ha partecipato agli esami di febbraio, rispetto al 15% nel 2018. Vige però non è ancora soddisfatta e il suo obiettivo per il 2020 è di ottenere la parità all'interno dell'istituto.

4. Meghan Markle

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Quest'anno non è stato certo facile per la Duchessa del Sussex che, dopo la nascita del suo primo figlio, Archie Mountbatten-Windsor, è stata oggetto di un pressante e spietato scrutinio da parte della stampa (spesso intriso di sentimenti sessisti o razzisti) tanto da spingere i reali a prendere una posizione netta verso i tabloid inglesi. Le parlamentari britanniche le hanno espresso la loro solidarietà in una lettera aperta e il principe Harry ha difeso la moglie ricordando come sua madre Diana fosse stata vittima "delle stesse potenti forze". Meghan Markle, femminista convinta e estremamente attiva nel lottare per i diritti femminili, nel 2019 è diventata un simbolo dell'odio che le donne che ricoprono posizioni pubbliche si trovano spesso a dover affrontare.

5. Christine Lagarde

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Adam BerryGetty Images

Il primo novembre di quest'anno Christine Lagardeè diventata la prima donna a capo della Banca Centrale Europea andando a sostituire Mario Draghi. La nuova governatrice della BCE vanta un curriculum incredibile: è una specialista di diritto del lavoro e avvocata all’Ordine di Parigi, ha iniziato la sua carriera politica nel 2005 e nel 2007 è stata nominata Ministro delle finanze e dell’economia, prima di assumere la carica di capo del Fondo monetario internazionale (FMI) quattro anni dopo. Lagarde, però, è ancora una delle poche donne che riescono a raggiungere posizioni di potere e a testimoniarlo in modo palese ci ha pensato lei stessa con una foto pubblicata sui social che la ritraeva alla prima riunione con il suo Consiglio Direttivo composto da soli uomini bianchi. La foto ha attirato forti polemiche andando ad aprire un dibattito su come le istituzioni europee sia ancora poco aperte alla diversity.

6. Virginie Viard

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BERTRAND LANGLOISGetty Images

A febbraio di quest'anno il mondo della moda (e non solo) ha pianto la morte di Karl Lagerfeld, direttore artistico di Chanel dal 1983. A prendere in mano la sua eredità è stata Virginie Viarde con lei l'azienda fondata da Coco Chanel è tornata nelle mani di una donna. Viard è arrivata a Chanel come stagista nel 1987 e nel 1997 è stata nominata coordinatrice di haute couture. In questi 30 anni ha lavorato fianco a fianco con il kaiser della moda, diventando la sua più stretta collaboratrice: "È il mio braccio destro e anche sinistro" ha dichiarato Lagerfeld in un'intervista. Viard ha sempre lavorato nell’ombra e ora ha la possibilità di entrare nella storia della moda portando il suo contributo artistico ad una delle più rinomate maison.

7. Jacinda Ardern

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A marzo 2019 la Nuova Zelanda ha dovuto affrontare una delle peggiori tragedie della sua storia: il terrorista antisemita Brenton Tarrant ha ucciso 50 persone e seminato il panico in due moschee di Christchurch. In quel momento gli occhi di tutto il mondo si sono rivolti a Jacinda Ardernpremier neozelandese che ha saputo gestire la crisi del Paese in modo esemplare, diventando un modello a livello internazionale tanto che il New York Times ha dichiarato che gli Stati Uniti avrebbero bisogno di un leader come lei. Arden ha saputo gestire la crisi appellandosi a sentimenti di solidarietà, inclusione e integrazione tenendo unito il Paese che, come ha dichiarato, rappresenta "la diversità, la gentilezza, la compassione" e continuerà ad essere un "rifugio" per chi ne ha bisogno. Ardern ha 39 ed è uno dei volti femminili che guidano il cambiamento: la sua politica è progressista, estremamente attenta all'ambiente, alla lotta alle discriminazioni e alla costruzione della pace.

8. Ursula von der Leyen

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Ursula von der Leyenè la prima donna eletta Presidente della Commissione Europea. Laureata in ginecologia, poliglotta e madre di sette figli, ha partecipato a tutti i governi di Angela Merkel: è stata Ministro della Famiglia e delle Politiche giovanili, Ministro del Lavoro e degli Affari sociali e Ministro della difesa. Nella sua carriera politica ha dimostrato di essere attenta alla parità di genere (si è battuta per le quote rosa nei consigli di amministrazione), alla famiglia paritaria (ha introdotto un programma di congedo parentale che tenesse conto dei padri), all'ambiente e all'immigrazione. Ursula è fortemente europeista e crede nell'importanza di lavorare per un'Unione forte e integrata: il suo mandato è iniziato da poco ma le speranze verso un cambiamento positivo sono molte.

9. Marlène Schiappa

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Marlène Schiappa ha 35 anni e dopo essere diventata Segretaria di Stato per le Pari Opportunità in Francia si è fatta conoscere come paladina dei diritti delle donne. In particolare Schiappa è molto attiva nella lotta ai femminicidi che in Francia stanno diventando spaventosamente frequenti. "Abbiamo fatto in modo di mettere questo argomento all'ordine del giorno", ha ha dichiarato a Le Journal du dimanche annunciando la volontà di "costruire misure ancora più efficaci, concrete e più vicine al territorio" oltre allo stanziamento di più di un miliardo di euro per la causa. "Non è accettabile che una donna denunci una, due, cinque, dodici volte e non accada nulla" ha spiegato durante l'intervista e sembra che la sua volontà sia affrontare il problema in modo deciso e sprrofondito.

10. Nasrin Sotoudeh

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L'undici marzo 2019 Nasrin Sotoudeh è stata condannata a 38 anni di carcere e a 148 frustate per "istigazione alla dissolutezza". Secondo il tribunale di Teheran, Sotoudeh è un pericolo per la sicurezza nazionale, ma la donna, avvocato per i diritti umani, ha semplicemente svolto il suo lavoro e difeso i diritti delle donne iraniane senza mai tirarsi indietro e decidendo di rimanere nel Paese, nonostante i pericoli a cui sapeva di andare incontro. Nasrin ormai è conosciuta in tutto il mondo come simbolo di lotta e di coraggio e Amnesty International si sta battendo perché l'attivista venga rilasciata. In un Paese come l'Iran dove la libertà, specie per le donne, è ancora limitata, figure come Nasrin Sotoudeh diventano simboli della lotta al cambiamento.

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