"Ho rappresentato l'Italia al G7". Ma non eravamo un Paese razzista e sessista?
Roma, 2 gen – Disprezza l’Italia (che le ha dato una casa, golose opportunità di carriera e un trampolino di lancio professionale), disprezza gli italiani additandoli come razzisti e sessisti: eppure, nonostante tutto questo disprezzo, la giornalista ex-santorina Rula Jebreal non ha rinunciato a dichiarare di avere rappresentato lo Stivale nel consiglio del G7.
il Tweet
“È stato un onore rappresentate l’Italia nel consiglio del @G7 per fermare la violenza sulle donne. Il mio colore, l’essere mussulmana che è stata sposata con un uomo ebreo,mamma di una ragazza Italiana di fede Cattolica, mi squalifica in tanti paesi, NON nelle democrazie”, ha scritto su Twitter.
L’Advisory Council
Una dichiarazione piuttosto roboante, peraltro, e nemmeno troppo aderente alla realtà: la Jebreal di fatto non ha “rappresentato l’Italia al G7”, ma è stata nominata dal governo francese come membro di un gruppo di “esperti” sull’uguaglianza di genere (Advisory Council) per discutere di violenza sulle donne, pari diritti e accesso all’educazione nei Paesi in via di sviluppo. La giornalista non sarebbe stata invitata come “rappresentante dell’Italia”, ma solo per il suo “impegno” nella causa femminista. Nel gruppo figura anche l’attrice Emma Watson, già nota per il suo attivismo nell’ambito dei diritti delle donne (tra un selfie con Weinstein e l’altro, ovviamente).
Insomma, non un ruolo di prim’ordine per la Jebreal che “se l’è cantata” un po’ troppo nel suo tweet e sembra proprio non riuscire a stare per qualche minuto senza menzionare il colore della propria pelle: una caratteristica di cui si nessuno probabilmente si preoccupa, un po’ come accade per Balotelli: non lo si sopporta per altri motivi. Gli elementi che “squalificano” la giornalista, ad esempio, sono la sua grande arroganza, l’enorme incoerenza e la sconfinata ingratitudine verso il nostro Paese, di certo non il suo credo religioso o il tono ambrato della sua carnagione.
Cristina Gauri