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La lunga marcia delle donne | Eleonora Belloni

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

La lunga marcia delle donne, di quelle italiane così come di quelle di ogni latitudine e di ogni tempo, è una marcia che sembra non vedere la fine, fatta di sudati traguardi, di percorsi ad ostacoli, di conquiste e di arretramenti. Un cammino che da sempre si intreccia non a caso con quello del lavoro, ed è nel lavoro che potrà e dovrà continuare.

In Italia tutto ebbe inizio cento anni fa, con quella straordinaria macchina della trasformazione che è stata la Grande Guerra. "Sostituendo" gli uomini nella vita civile e nei posti di lavoro, le donne dimostrarono di saper garantire il funzionamento della macchina della mobilitazione industriale e della stessa macchina militare fornendo agli uomini al fronte armi, vestiti, cibo e sostegno morale.

Dimostrarono che potevano e sapevano rispondere ad esigenze nuove di un mondo in cambiamento, di un mercato del lavoro in evoluzione. Ma dimostrarono anche di saper lottare per il miglioramento delle condizioni di quel lavoro (condizioni dei lavoratori, non delle donne), divenendo protagoniste delle lotte che dal biennio rosso avrebbero inaugurato un cinquantennio caldo di rivendicazioni. Donne che cambiano nella breccia aperta da una guerra che sconvolge le logiche fin lì conosciute, approfittando di quegli spazi e di quelle opportunità (magari non cercate ma comunque mai vissute passivamente).

Cambiano subendo o approfittando degli eventi, ma cambiano anche il mondo che le circonda, i modi di pensare e di agire, le strutture economiche e sociali all'interno delle quali agiscono.Che siano favorevoli o contrarie alla guerra, mentre si interrogano sulle ragioni di quella immane carneficina, di quella follia collettiva, le donne danno il loro contributo alla tenuta del fronte interno. Facendo questo lottano per quella patria che pure le aveva fin da subito relegate in secondo piano, non riconoscendo loro diritto di cittadinanza. Nel reggere le famiglie prive degli uomini, nel produrre viveri, armi e vestiario, nel mandare avanti uffici e nell'assistere malati e famiglie in difficoltà, le donne non si limitano a riempire un vuoto. Occupano uno spazio, dimostrando di avere non solo diritto ma anche capacità per farlo.

La lunga marcia delle donne italiane ed europee inizia lì e allora. Una marcia che per molte di loro segnerà un primo traguardo importante proprio nel dopoguerra, con un progressivo riconoscimento di quei diritti che l'Italia (ben presto fascista) continuerà a negare loro, e a riconoscere solo con colpevole ritardo dopo un'altra sanguinosa guerra. Un ritardo da allora mai recuperato del tutto.

Una battaglia, quella per i diritti delle donne, che non può e non deve essere delle donne per le donne, ma della società per la società. Perché la storia ci insegna che là dove i diritti e i percorsi sono stati negati, la democrazia è sicuramente latente, attenuata, negata e la società vive probabilmente una fase di stagnazione, quando non di crisi, anche e soprattutto economica. L'Italia è in tal senso una cartina di tornasole eloquente. Il tasso di occupazione femminile è tra i più bassi in Europa (dopo di noi forse solo Grecia e Malta). Le statistiche sono ormai concordi nel mostrare relazioni dirette tra aumento dell'occupazione femminile e aumento del Pil, nonché una relazione (diretta, si badi bene, non inversa) tra tassi di occupazione femminile e tassi di natalità (e chissà cosa avrebbe detto di queste statistiche un regime che riteneva di portare avanti una politica demografica rinchiudendo in casa le donne).

Il lavoro, dunque, come terreno di emancipazione, economica e sociale, come terreno di conquista di "cittadinanza". La storia ce lo dimostra. La storia ce lo ricorda. Ma dobbiamo essere noi a saper leggere i messaggi di una storia androcentrica che tende sempre e comunque a spingere la donna fuori dal cono di luce, a non dimenticarli, a farli conoscere alle nuove generazioni. La lunga marcia delle donne ci insegna in definitiva che investire sui diritti può essere, è, la via migliore per uscire da una crisi che è crisi morale prima ancora che economica.

Per riconoscere i contorni politici e sociali della grande mobilitazione e dell'avvio della lunga marcia per i diritti delle donne la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli pubblica uno speciale monografico del suo progetto di ricerca La Grande Trasformazione disponibile qui.

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