piovono le critiche su Facebook – Tvzap
La conduttrice di Announo, insieme ad un’amica, ha visitato il paese mediorientale e raccontato la sua esperienza sul suo blog: sui social si è scatenata una rabbia cieca – e immotivata – verso le considerazioni della giornalista che aveva scritto di sventate aggressioni e pedinamenti durante il tragitto
Si sa, Facebook e la razionalità spesso cozzano: così si mischiano rancori, sfoghi e puri e semplici insulti con riflessioni ponderate e critiche circonstaziate. Uno degli ennesimi esempi di quanto sia volubile e a volte infantile il popolo del principale social network del mondo riguarda le reazioni ad un post di Giulia Innocenzi, conduttrice di Announo su La7. La giornalista, insieme all’amica e collega Maddalena Oliva, è andata in viaggio per due settimane in Iran.
Sul viaggio, la Innocenzi ha raccontato sul suo blog una serie di episodi spiacevoli, all’interno comunque della narrazione di un percorso meraviglioso e affascinante. In particolare, la giornalista racconta di palpate al sedere, inseguimenti, uomini che fanno mostra del proprio pene, aggressione fisica: insomma, diversi e costanti episodi di molestie sessuali, sventate aggressioni e pedinamenti che hanno “profondamente influenzato lo spirito” della loro vacanza.
Le reazioni al post della Innocenzi sono state livorose da: “Devo proprio essere un cesso, io. Ho trovato l’Iran e gli iraniani straordinari e manco mezza palpata di culo. Ma devo essere io, devo essere proprio un cesso” a “L’emancipazione femminile ha un costo. In questo caso è un’arma a doppio taglio. Non oso immaginare lo choc ideale subito da una comunista, ops una culturalmente superiore e solidale, molestata in un Paese popolate da persone da accogliere e difendere. Gente che morde la mano che potrebbe nutrirla” o ancora “Serva della propaganda“. In molti invece condividono quanto scritto dalla Innocenzi, che non ha fatto un articolo ma un semplice post su un blog (si parla quindi di opinioni e non di fatti informativi).
In ogni caso, la giornalista ha dato seguito alla questione, con un nuovo post dove scrive: “Cari amici che mi state dando della “serva della propaganda” per aver scritto quello che purtroppo è successo a me e alla mia amica e collega Maddalena Oliva vi rispondo qui. In Iran siamo andate in vacanza. Era da anni che volevo visitare il paese. Purtroppo però abbiamo subito diverse molestie, e abbiamo deciso di raccontare soprattutto per le donne che, come noi, decidano di andarci zaino in spalla, sole e senza viaggio organizzato. Quello che mi fa specie è che in mezzo al turpiloquio che mi dedicate, nessuno di voi, ma dico nessuno, si sia anche solo interrogato sul perché abbiamo subito queste molestie. Non è un problema di longitudine o latitudine. Piuttosto potrebbe avere a che fare con un regime dove vige la repressione sessuale e dove le donne in diversi ambiti hanno diritti di serie B. La tecnica di puntare il dito contro la vittima, anziché il carnefice, purtroppo è ben rodata. E magari siete un po’ distratti, ma abbiamo pubblicato la nostra esperienza su un blog e su Facebook. Quindi a uso e consumo di tutti, gratis, senza committenti. E vi ripubblico pure il post”.
Le reazioni si fanno ancora più feroci, passando da: “E’ stata un’esperienza talmente traumatizzante che non vi siete nemmeno risparmiate i selfie da bimbeminkia. Ma andate a ca…sa” fino a “Giulia Innocenzi vai a lavorare, e trovati un lavoro onesto. Tra l’altro parli tu di diritti delle donne che chiami le Femen in trasmissione: sarà che non condurrai più Annozero e devi pur mangiare che scrivi ste stronzate? Detto questo viva l’Iran, viva Ahmadinejad e viva il socialismo arabo”. Per chiudere con: “Brava hai fatto il tuo compitino. Adesso la tua maestra sessantottina femminista mentalmente aperta ma sessualemente frustrata ti darà 10+“.
Ora, la Innocenzi avrà scritto cose che non piacciono a molti, ma lo ha fatto su un blog, che rappresenta proprio le opinioni personali di qualcuno e non notizie suffragate da fonti: tanta rabbia su quest’argomento verso la giornalista nasce sicuramente da un’antipatia personale, perché chi voleva criticarne i contenuti l’ha fatto nei modi dovuti. Nel favoloso mondo di Facebook, ci siamo abituati a un linguaggio sguaiato e sgrammaticato, ad un senso critico che spazia troppo spesso dal perbenismo ipocrita a feroci invettive. Sarebbe bello se un giorno tutti ricordassero che Fb è come la “piazza del paese“: sarebbe bello se i “cuor di leone” dietro una tastiera e spesso un nickname falso, conservassero lo stesso coraggio anche nella loro vita reale e gridassero la loro indignazione per principio e non solo per qualche like in più.