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Voci di donne che resistono: oltre la guerra e le barriere etniche

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

ROMA - Selay Ghaffar, Rada Zarkovic, Ozlem Tanrikulu. Tre donne, tre culture e origini diverse, tre esperienze traumatiche di conflitto nella loro vita: Afghanistan, Bosnia Erzegovina, Kurdistan. Ma un identico approccio alla crisi che devasta i loro Paesi: la lotta per i diritti che travalica le differenze etniche, religiose, culturali che dilaniano le loro comunità. Da oggi le ha portate a Roma la rivista di dialogo interreligioso Confronti, nell'ambito del progetto "L'altra via" - dal conflitto alla ricostruzione: strategie al femminile (sostenuto anche grazie al contributo 8xmille alla Chiesa valdese)". Nella presentazione della giornata di convegno (giovedì alla sede della Federazione nazionale della stampa a Roma), le tre testimoni hanno delineato le loro vicende e quelle dei loro paesi - ancora dilaniati dal conflitto l'Afghanistan e la Siria, e mai sanati a decenni dalla guerra nel caso della Bosnia - dando la stessa chiave di lettura. Nelle mani delle donne, nella loro progettualità, nella loro libertà, nel rispetto dei loro diritti, c'è il motore dell'uscita dalla distruzione. "Milioni vengono versati in Afghanistan per i diritti delle donne - denuncia Selay Ghaffar - ma nei 14 anni di occupazione che stiamo subendo i diritti delle donne sono ancora peggiorati": racconta delle torture, delle lapidazioni, delle violenze domestiche, dell'analfabetismo femminile, delle spose bambine e di un sistema giudiziario inaccessibile per le donne, tutto interno alla cultura di oppressione. "L'unica soluzione è che uomini e donne siano consapevoli dei loro diritti e si mobilitino per l'indipendenza, tutti insieme. La nostra ispirazione sono le donne di Kobane, che sono andate in prima linea per la liberazione di tutti".Anche dove la prima linea non è più "calda", dove le armi sono state posate da molti anni, il conflitto si paga ancora, "e a pagare più caro di tutti sono le donne" racconta Rada Zarkovic, fondatrice della Cooperativa Insieme di Srebrenica, Bosnia Erzegovina. "Quando i rappresentanti della comunità internazionale vengono da noi, una volta l'anno, tutto quello che vogliono sentire sono i nostri dolori, quanti familiari abbiamo perso, i nostri lutti. Io sono stufa di raccontare questo, voglio raccontare come stiamo costruendo il futuro, con l'orgoglio di essere una donna lavoratrice".Convegno "Voci di donne che resistono" Giovedì 15 ottobre dalle 10 alle 18 presso la sede Fnsi - Corso Vittorio Emanuele II, 349 - Roma
Argomenti:
donne
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