Il RUOLO DELLE DONNE CURDE NELLA LOTTA DI LIBERAZIONE
La storia delle donne curde simboleggia la grande lotta curda per l’indipendenza. Per decenni, le donne in Kurdistan si sono opposte a governi repressivi e società. Solo negli ultimi anni le donne curde sono state riconosciute per il loro coraggio nel difendere le loro terre d’origine e per la loro leadership nel governo locale.
Infatti, nel Kurdistan Siriano, meglio conosciuto come Rojhawa, le donne del Partito dell’Unione Democratica Curda (PYD) sono state riconosciute per la loro forza combattente tutta al femminile: una forza nota come Unità di Protezione delle Donne (YPJ).
Non dobbiamo dimenticare che nel 2014 i criminali dell’Isis avevano massacrato la popolazione curda sia nel Kurdistan della Siria che nel Kurdistan dell’Iraq; in quest’ultimo sono state rapite più di 8mila donne curde, yazide e cristiane, e sono state imprigionate dal Daesh (Isis) nel carcere di Telahfer nei pressi di Mosul, l’antica Ninive.
Successivamente 3mila di queste, le più giovani, sono state vendute al mercato degli schiavi ad un prezzo tra i 50 e i 150 dollari. 5mila donne sono state sottoposte a mutilazioni genitali nelle città e nei villaggi controllati dal Califfato.
Questo è il motivo per cui le donne curde sono scese in prima linea, cioè per salvare le loro sorelle e per difendere la loro patria, il Kurdistan. Le donne curde hanno avuto sempre un ruolo molto importante nella lotta di liberazione del Kurdistan, sia nella storia antica che in quella recente. La condizione femminile curda rappresenta un elemento progressista nell’area mediorientale, in quanto hanno sempre lottato in tutti campi come sorelle, come madri e come mogli, a fianco dei loro uomini.
Le donne curde in tutte le aree del Kurdistan occupato hanno scelto di non rimanere imprigionate nelle briglie di un sistema che ha annullato le libertà civili e quelle delle donne hanno deciso di diventare protagoniste del cambiamento.
Si sono armate fino ai denti per garantire la sicurezza propria e dei cittadini, gettando nel contempo le basi per costruire una nuova società democratica basata sull’eguaglianza effettiva tra i generi.
Nella loro storia sono state molte le donne curde che nel corso dei secoli si sono distinte per il loro coraggio. Nel XVIII secolo visse la principessa Khanzadi Soran, che per anni si oppose alla supremazia dell’Impero Ottomano: fu medico e si impegnò a diffondere i diritti e i doveri delle donne nella società curda di allora.
Le donne curde che combattono contro l’Isis non sono solo le fotografie di ragazze, belle e fiere in tuta mimetica, che in questi mesi sono circolate su Twitter e Facebook. Dietro quelle divise e quegli occhi ci sono delle storie, delle vite. Nelle milizie curde le donne e gli uomini sono alla pari. E le prime non prendono ordini dai secondi, bensì hanno uguali diritti e doveri.
In una mia intervista la comandante Hevin mi ha detto che “Molti dei nostri amici, maschi e femmine, sono stati martirizzati mentre resistevano contro questi attacchi. Attualmente migliaia di nostri combattenti sono nei campi di battaglia dove fanno la storia. Abbiamo evacuato i civili dai villaggi che erano sotto attacco. Chiunque sia abbastanza in grado di portare armi lo ha fatto per proteggere le nostre case e terre. Tutti dovrebbero sapere che non permetteremo a queste bande di avere successo. Chiunque sia dietro queste bande, qualsiasi arma tecnologica possiedano, non ci riusciranno. Da qui in poi nessuno può far fare un passo indietro al popolo curdo”.