La violenza contro le donne
"La violenza sulle donne è la violazione dei diritti umani più diffusa nel mondo", come dichiarato da Irene Khan – già segretaria generale di Amnesty International.
Non è necessario recarsi in un altro continente o uscire dai confini nazionali per incontrare donne che hanno subito violenza. Sebbene la legislazione italiana e anche regionale calabrese tuteli la donna , sebbene importanti conquiste abbiano migliorato la contemporanea società civile, ancora la discriminazione di genere esiste e il fenomeno della violenza sulle donne, sommersa e non, non è stato sconfitto.
In Italia, secondo dati Istat, un terzo delle donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale. Oltre sei milioni di donne sono vittime di abusi e di queste oltre un milione vive questo dramma per mano di conoscenti e ad un’età inferiore ai 16 anni. Due milioni sono vittime di stalking da parte di ex fidanzati o ex mariti.
Quasi il 70 % delle donne vittime di stupri ha subito violenza dal proprio partner o ex partner. Neanche l’8% denuncia e solo il 2,8% si rivolge ai centri antiviolenza. In 6 casi su 10, il delitto di omicidio in famiglia è subito da una donna. Il dato incoraggiante, ma assolutamente non esaustivo, è che sono in aumento le denunce. Anche se si dispone di una maggiore consapevolezza sul tema, ogni conoscenza in più sull’argomento ci rafforza nella convinzione di dovere intervenire, come istituzioni a servizio della comunità ed insieme ai servizi pubblici preposti, per sostenere i soggetti in difficoltà, e per promuoverne l’uscita da condizioni di vita inaccettabili, in modo non episodico e marginale. In Calabria sono attivi numerosi centri antiviolenza che accolgono e sostengono donne disposte a farsi aiutare e ad uscire dal “silenzio”. Le donne, appunto, presso i centri antiviolenza, vengono aiutate a far luce sui propri desideri e aspettative, tradurli in obiettivi concreti e a tentare di realizzarli in un’ottica di sicurezza e tutela.
A volte le donne scelgono di non portare avanti un cambiamento definitivo. Alcune donne sentono più di altre il vuoto emotivo che per anni hanno pensato di contrastare con un amore “malato” (dando origine a dipendenze affettive) ed allora, hanno bisogno di più tempo per sentirsi sicure a sufficienza, per pensare la loro vita in modo diverso. Cambiare è possibile ma a condizione che si rispettino i tempi necessari affinché le donne possano sentirsi libere di scegliere.
Il cambiamento dunque passa attraverso la riformulazione dei rapporti tra i due sessi, l’educazione all’integrazione tra i ruoli sessuali, la trasmissione di valori quali il rispetto della diversità, della tutela della propria dignità, conoscenza dei diritti delle donne.
Tutto ciò passa attraverso una formazione permanente da far assumere come priorità nella programmazione delle attività degli enti locali, delle istituzioni scolastiche, sociali e sanitarie, passa infine, attraverso quello che rappresenta il primo luogo dove nasce la salute: la famiglia.
Dr. Monica Riccio