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"Siamo sull'orlo del baratro. Una mini-Schengen è l'inizio della fine. Zadra? Confido in Juncker"

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

“Siamo sull’orlo del baratro. Bisogna lavorare insieme per convincere i paesi più riottosi che la soluzione non sta nella costruzione dei muri. Serve uno sforzo sinergico dei leader dell’Ue, da Renzi alla Merkel a Hollande e gli altri. Avallare una sorta di ‘mini Schengen’ è l’inizio della fine”.

Gianni Pittella ci parla da Cuba, dove è impegnato da presidente del gruppo Pse dell’Europarlamento in una serie di incontri per facilitare la firma dell’accordo di collaborazione tra il governo de L’Avana e l’Ue entro l’estate. Non è soddisfatto di come è andato oggi il vertice di Bruxelles con i rappresentanti di Svezia, Danimarca e Germania. Anche se, dice Pittella, “è la prova che la Commissione non sta con le mani in mano…”. Però “non è sufficiente”. Serve “un’iniziativa forte di leadership politica di tutte le istituzioni europee….”. E sul caso Zadra, il funzionario italiano costretto a lasciare il gabinetto del presidente della Commissione Ue, confida: “Non è un obbligo che venga sostituito da un altro italiano ma l’intelligenza politica di Juncker farà in modo che sia così”.Presidente Pittella, il vertice di Bruxelles è stato l’ennesimo fallimento: Svezia e Danimarca sono state convocate in tutta fretta per aver sospeso il Trattato di Schengen ma poi di fatto la Commissione Ue ha accettato la loro decisione, definendola temporanea. Se anche un paese avanzato come la Svezia, punto di riferimento per molti in materia di diritti, si permette di sospendere Schengen allora significa che c’è un pericolo vero. E cioè che la paura possa arrivare a maciullare una conquista che è poi il simbolo dell’Unione Europea: la libera circolazione delle persone. Dobbiamo aprire gli occhi. Serve una forte iniziativa politica di tutte le istituzioni europee. Le proposte non mancano: ci sono. Dalla creazione di una guarda costiera europea, la sorveglianza delle frontiere esterne in collaborazione con gli stati nazionali, l’identificazione e la ricollocazione dei profughi, è in arrivo una proposta sull’immigrazione per motivi economici. Però serve un sussulto di leadership politica, bisogna capire che siamo sull’orlo del baratro. Bisogna lavorare insieme per convincere i paesi più riottosi sul fatto che la soluzione non sta nella costruzione dei muri. Anche perché parliamo di numeri non eccessivi: insomma il Libano può ospitare 1 milione di immigrati e l’Europa non ne può ospitare 1 milione e mezzo? Non riusciamo ancora a creare un meccanismo che funzioni: serve uno sforzo sinergico dei leader dell’Ue, da Renzi alla Merkel a Hollande e gli altri. Bisogna convincere i paesi più riottosi che avallare una sorta di ‘mini Schengen’ è l’inizio della fine.

Oggi però a Bruxelles si è registrato un altro fallimento, per lo meno un nulla di fatto. E’ d’accordo con questa lettura?Ogni iniziativa tesa ad aprire gli occhi è la benvenuta anche se non è risolutiva. Il vertice però è stato la prova che la Commissione Ue non se ne sta con le mani in mano. Però non è sufficiente. Serve uno sforzo comune non solo della Commissione e del Parlamento ma di tutte le istituzioni europee affinché lavorino tutte insieme. Se ne esce solo se prevale una leadership politica forte. Faccio riferimento all’intervista del presidente emerito della Repubblica Napolitano, esempio di lucidità di analisi: la strada non sta nella costruzione dei muri, ma in una governance comune.

Non crede che i toni alti scelti dal governo Renzi nei rapporti con l’Ue possano rovinare questa necessità di lavoro comune di cui parla? Soprattutto se sono dettati da esigenze di concorrenza politica interna, con il M5s alla vigilia delle amministrative di giugno…Io sto ai fatti. Le parole del presidente del Consiglio Renzi nella conferenza stampa di fine anno ci dicono che il governo italiano lavora per costruire e non per distruggere. L’approccio europeista del governo non è in discussione. Non vogliamo produrre macerie ma costruire. Respingo letture diverse da questa. Il governo italiano punta ad avere peso per creare le condizioni per superare l’attuale grave crisi e sollevare un altro problema: la mancanza di ripresa anche per via della mancanza di una spinta forte da parte dell’Ue.

Vuol dire che l’Ue è responsabile anche della debole ripresa economica italiana? C’è qualcosa in più oltre alla richiesta di flessibilità?La flessibilità è una componente fondamentale. Non stiamo chiedendo la luna nel pozzo ma semplicemente un po’ di ossigeno per gli investimenti e la creazione di posti di lavoro. Ma poi serve anche un rilancio vero del piano Juncker e una politica industriale che l’Europa non sta facendo. E serve anche una politica commerciale in difesa delle piccole e medie imprese. Per esempio, riconoscere subito lo status di economia di mercato alla Cina sarebbe prematuro perché questo significherebbe mettere in ginocchio le nostre imprese.

Caso Zadra, l’Italia chiede che sia sostituito con un altro italiano nel gabinetto di Juncker. Oggi la portavoce della Commissione, Margaritis Schinas ci ha risposto picche, spiegando che è inutile fare polemica, la nazionalità non è criterio di scelta dei funzionari Ue. Penso che non sfuggirà alla sensibilità politica di Juncker l’opportunità, che certo non è un obbligo, di prevedere che nel suo gabinetto sia assicurata la presenza di una professionalità proveniente da un paese così essenziale dell’Ue. Ripeto: non è un obbligo, ma un’opportunità. L’intelligenza politica di Juncker saprà coglierla.

C’è un altro caso che sta scuotendo l’Unione: le denunce di molestie da parte di molte donne di Colonia che accusano uomini di cultura islamica in azione in piazza la notte di Capodanno. Pensa che si tratti di un’azione organizzata di attacco alla nostra cultura e ai diritti delle donne?Non si può fare di tutta un’erba un fascio. Nel mondo musulmano come nel mondo cattolico ci sono pezzi con culture anti-femministe. Non ho elementi per dire ciò che è avvenuto. In generale il problema esiste per parte del mondo musulmano. Così come non vale l’equazione ‘islam uguale terrorismo’, così non deve valere l’equazione ‘islam uguale anti-femminismo’. Ci sono singole realtà del mondo islamico che fanatizzano il concetto di superiorità dell’uomo sulla donna.Quindi secondo lei l’Islam non minaccia i diritti delle donne occidentali.L’Islam in quanto tale no. Ci sono pezzi radicalizzati che minacciano la nostra vita attraverso azioni terroristiche e di oltraggio e violenza contro le donne. Contro di loro bisogna lavorare con fermezza e rigore.

Ultima: è tranquillo sulla procedura di infrazione aperta dall’Ue contro l’Italia per le mancate identificazioni alla frontiera? Verrà chiusa?Non posso sostituirmi alla Commissione Europea ma mi pare eccessivo che verso un paese come l’Italia, che da anni si è sobbarcata l’onere di accogliere i profughi in base ad una regola assurda e sbagliata come il Trattato di Dublino, si apra una procedura di infrazione.

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