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condizione delle donne in lenta evoluzione

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Il 12 dicembre scorso le elezioni in Arabia Saudita hanno registrato, per la prima volta nella storia del regno, la partecipazione delle donne, cui è stato consentito di registrarsi nelle liste elettorali, esprimere il proprio voto e persino candidarsi (ed essere elette) nei consigli comunali.

I numeri ci mostrano come la cultura araba abbia ancora molti passi da fare per arrivare ad un'effettiva tutela dei diritti delle donne e ad una effettiva emancipazione femminile nel mondo arabo: 130.000 donne si sono iscritte alle liste elettorali (su un elettorato di un milione e mezzo di persone), 900 erano le candidate (su 7.000) in corsa per conquistare un seggio nei vari consigli comunali. 20 di loro sono state elette. Secondo Human Rights Watch la strada da percorrere è ancora lunga, e in effetti i cambiamenti nel mondo e nella cultura araba avvengono molto lentamente, e non priva di asperità anche forti ma il solco pare tracciato e l'entusiasmo femminile non è più un segreto domestico tra le donne arabe. 

Nel 2004 il regno della dinastia al Saud introdusse alcune riforme che permisero alle prime donne di iscriversi all'Università, offrendo loro la possibilità di iscriversi a corsi di giurisprudenza. Nel 2005 è stato permesso alle donne di essere elette nelle varie camere di commercio e nel 2008 si sono avute le prime laureate, le quali però fino al 2013 non hanno potuto esercitare la professione di avvocato. In quell'anno re Abdullahconcesse a 30 donne di entrare a far parte del Consiglio della Shura, il più importante organo para legislativo dell'Arabia Saudita: con un decreto il re riservò alle donne il 20 per cento dei 150 seggi nel Consiglio, che non ha potere legislativo (spettante solo al re) ma che può dare pareri ed interpretazioni su leggi e persino sulla politica estera. 

Secondo i media e gli analisti internazionali quelle riforme potevano rappresentare l'inizio di una sorta di femminismo arabo che avrebbe portato rapidamente a cambiamenti radicali nella società in Arabia Saudita. In buona parte si sbagliavano tutti. In quest'articolo di Katherine Zoepf sul New Yorker infatti si legge che delle decine di avvocatesse intervistate dalla giornalista solo due hanno ammesso un certo interesse per combattere ed espandere i diritti delle donne. 

Attualmente le uniche rivoluzioni apportate dalle riforme degli ultimi anni sui diritti delle donne in Arabia Saudita hanno riguardato il senso di consapevolezza del mondo femminile, sempre più acuto. Gli incontri nelle Università sui diritti delle donne, dibattiti pubblici riservati alle donne per via della sharia che proibisce la mescolanza tra uomini e donne nei luoghi pubblici (e in molti privati), sono molto partecipati. 

La questione femminile in Arabia Saudita era, e resta, culturale: le donne continuano ad essere oggetto, spesso, di violenze non denunciate per non rovinare l'onore della famiglia, e quindi la possibilità di un matrimonio. Per le violenze domestiche invece, quando il mostro ha il loro stesso sangue, spesso le famiglie tirano addirittura un sospiro di sollievo: meglio un parente che uno sconosciuto. Nei tribunali la testimonianza di una donna vale la metà di quella di un uomo e spesso il giudice può decidere di renderle nulle, per viaggiare all'estero le donne saudite hanno lo status legislativo di un minore, per cui necessitano dell'approvazione di un tutore, e la stessa cosa vale anche per le cure mediche. 

Ci sono poi le rigide regole sul velo e sulla circolazione fuori dalle mura di casa, le norme che proibiscono alle donne la guida (paradossalmente quelle che fanno più indignare l'occidente), ma nel pacchetto di riforme approvate nel 2013 il re ha concesso alle donne di poter andare in bicicletta, anche se solo in aree designate e con la supervisione di un parente maschio (anche un figlio adolescente). La poligamia resta un diritto tutto maschile e spesso le donne si trovano oggetto di matrimoni combinati ed è estremamente difficile per una donna ottenere il divorzio.

La segregazione è un altro aspetto culturale al momento immutato nella legislazione araba: uffici pubblici, banche, negozi, ristoranti, moschee, luoghi di ritrovo, università, scuole, le donne arabe fuori da casa non possono avere contatti con altri uomini e vengono letteralmente segregate in zone a loro riservate, luoghi che oggi offrono loro sempre più spunti di riflessione e consapevolezza. La segregazione infatti è uno degli elementi, forse l'unico nella secolare cultura del regno degli al Saud, che potrebbe accelerare questo processo di emancipazione femminile. Nella segregazione infatti le donne discutono, parlano, si scambiano pareri e riflettono e, complice internet e i social media, gettano lo sguardo laddove 10 anni fa sarebbe stato impensabile guardare. Oggi diverse migliaia di donne saudite sono laureate e 77 di loro esercitano la professione di avvocato.

È un'Arabia Saudita molto diversa da quella del 1963, quando il governo dovette mandare l'esercito per sedare una rivolta conservatrice di uomini, e padri, inviperiti contro l'apertura delle scuole elementari alle bambine nel regno. E c'è da dire che la dinastia al Saud ha fatto molto per rompere alcuni pregiudizi culturali nei confronti delle donne, ad esempio quando nel 2008 il re Abdullah rinominò l'Università femminile di Riyad come la sua vecchia zia preferita, Università Principessa Nora bin Abdul Rahman. In 83 anni di regno gli al Saud hanno promulgato una lunghissima serie di decreti e di leggi, a volte anche in contraddizione tra loro, che hanno portato sempre più ad una maggiore consapevolezza, per le donne, dei loro diritti.

Non possiamo affermare che questo ha un disegno preciso alle spalle, anzi probabilmente non è così: ma anche l'Arabia Saudita appartiene alla società delle conseguenze ed anche se il sistema arabo resta oggi molto ambiguo: la Sharia sottolinea l'obbligo all'obbedienza ai governanti e in questa arbitrarietà del potere le violenze e la violazioni sono una costante. Altrettanto vero però è che lentamente le cose in Arabia Saudita stanno cambiando, almeno per l'universo femminile. 

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