A Lucia Annibali hanno tolto il volto, a mia sorella la vita. No all'intervista di Leosini a Varani
Non restituiamo volto a chi lo ha tolto. L’uomo che è stato condannato a 20 anni di carcere per essere il mandante della sfigurazione, per mezzo d’acido, di Lucia Annibali, verrà intervistato in prima serata nel palinsesto “Storie Maledette”. Restituire volti non è una questione solo simbolica! Il volto, il nome e il cognome sono parte integrante dell’identità. Chi siamo. In qualità di presidente di Tiziana Vive ho firmato per conto di tutte le 11 associazioni che compongono la rete una lettera indirizzata al Direttore Generale della Rai Antonio Campo Dall’Orto e per conoscenza al Presidente del Consiglio dei ministri con Delega alle Pari opportunità Matteo Renzi, visto che attualmente il nostro Paese non ha una persona con la responsabilità politica alle Pari opportunità che promuova l’uguaglianza di ruoli tra donne e uomini e sostenga i diritti delle donne. La delega la tiene Renzi senza volontà politica di agirla. Riporto qui sotto la lettera.
Egregio Direttore,
in relazione all’intervista a Luca Varani, prevista da palinsesto giovedì 4 febbraio in prima serata, su Rai3, all’interno di “Storie Maledette”, ne chiediamo la cancellazione della messa in onda.
A Lucia è stato tolto un volto. La trasmissione “Storie Maledette” ne restituisce uno al presunto carnefice. Crediamo sia impossibile mettere sullo stesso piano vittima e carnefice, e sia inopportuno e fuorviante quanto scritto nella presentazione dell’intervista dalla trasmissione “Storie Maledette” in cui si dice che la violenza all’interno di una relazione intima è il frutto di una “ossessione di una storia, in cui sesso e passione travolgono morbosamente due giovani vite, alla fine, vittime entrambe, di una maledetta storia”.
I temi relativi alla violenza sulle donne meritano una estrema attenzione perché troppo spesso si cade facilmente in stereotipi lesivi della libertà e dei diritti delle donne (come richiede la Convenzione di Istanbul); il maltrattamento all’interno di una relazione cosiddetta “affettiva” ha un perpetratore che intenzionalmente cagiona danno alla vittima.
Tale istanza è chiesta dalla rete e associazione culturale “Tiziana vive” nata a seguito di un drammatico episodio di femminicidio di una giovane donna, madre, di 36 anni, atrocemente uccisa dal marito. Raccoglie un gruppo di associazioni e individui amici di Tiziana.
Lo scopo dell’Associazione è realizzare progetti e attività volti a contrastare il fenomeno della violenza, in particolar modo verso le donne e i loro bambini, per la promozione del benessere nelle relazioni.
La ringraziamo per la sua certa attenzione.
Damiano RizziPresidente Tiziana Vive
Tiziana vive è nata grazie a Fondazione Pangea e Soleterre-Strategie di Pace Onlus. Oggi comprende anche Altreconomia, Amici dei Bambini, Casa Editrice Mammeonline, City Angels, La Bitta, L’Isola che non c’è, Meti, Tiarè: individui e associazioni reagenti alla violenza contro donne e bambini.
Tiziana era mia sorella. Era. È stata uccisa dal marito con diverse coltellate alla gola: a Tiziana hanno tolto la voce e la parola. Prima della vita. A Lucia hanno tolto il volto. Non è avvenuto per caso. Ci sono volontà e responsabilità.
Son convinto che ci sia un limite da ripristinare. Per tornare a riflettere e trovare soluzioni per prevenire un fenomeno che riguarda tutte le donne e tutti gli uomini di questo paese. I media e le istituzioni possono giocare un grande ruolo prendendo una posizione netta a favore delle vittime. Abbiamo tutti una grande responsabilità. Se ogni tre giorni viene uccisa una donna non possiamo solo restare a guardare. Credo sia sbagliato mettere in onda l’intervista di Luca Varani.