tweet bombing al motto di #Obiettiamo La Sanzione
Per difendere la legge sull'aborto e contestare il decreto approvato a gennaio che innalza le multe alle donne che si affidano ad operazioni clandestine fino a 15mila euro è partito il tweetbombing all'hashtag #ObiettiamoLaSanzione.
Il tweetbombing per difendere la corretta applicazione della legge sull'aborto è stato lanciato da Anarkikka ed è diventato virale.
Al centro della protesta c’è l'annoso problema dell'obiezione di coscienza, il decreto approvato lo scorso 15 gennaio, passato (abbastanza) sotto silenzio, e la rabbia scatenata da un articolo apparso la scorsa settimana sul New York Times. È il 10 dicembre 2015 quando l'associazione Amica (Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto) ha inviato una lettera aperta alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin chiedendo che l'aborto farmacologico possa svolgersi in regime di day hospital, piuttosto che con ricovero ordinario così da poter investire il denaro risparmiato nel potenziamento dei consultori e in campagne di prevenzione dell'aborto.
Legge sull'aborto: multe fino a 15mila euro
La risposta del Governo arriva il 15 gennaio con un calderone di depenalizzazioni entrate in vigore lo scorso 6 febbraio, tra cui anche l’aborto clandestino, “per il quale le donne verranno punite con una sanzione amministrativa compresa tra i 5mila e i 10mila euro, mentre il reato penale per chi abortisce oltre i 90 giorni di gravidanza viene cancellato”. Peccato che secondo quanto stabilito dall’articolo 19 della legge 194 sull’aborto, la multa per le donne sottoposte ad aborti clandestini fosse più che altro una cifra simbolica, appena 51 euro, così da spingere le donne ad andare in ospedale in caso di complicazioni e a non avere paura di denunciare chi aveva praticato l’operazione al di fuori dalle strutture pubbliche. Prospettive che ora le donne valuteranno con cautela, rinunciando a farsi curare e a denunciare chi viola la legge. Insomma, due mali al prezzo di uno.
Legge sull'aborto: le obiezioni di coscienza
A complicare lo scenario, ci sono poi i dati degli obiettori di coscienza, annoso problema in Italia riportato all’onor della cronaca da un’inchiesta del New York Times che ha tratteggiato uno scenario allarmante: la media nazionale dell'obiezione coinvolge il 70% del personale, con punte fino all'82% in Campania, del 90% in Basilicata, del 93,3% in Molise e del 69% in Lombardia. E ancora: nel 40% dei reparti di ginecologia e ostetricia italiani il servizio viene erogato a spizzichi (obiezione di struttura). Risultato: il turismo abortivo e gli aborti clandestini che credevamo mali del passato, sono tornati di (triste) moda. Una situazione allarmante, denunciata anche dal Consiglio d'Europa che, in merito all’alto numero degli obiettori di coscienza, non ha esitato a dire che "viola i diritti delle donne che alle condizioni prescritte dalla 194 del 1978 intendono interrompere la gravidanza".
Legge sull'aborto: #ObiettiamoLaSanzione
Pertanto “il nostro auspicio - scrive Anarkikka - è che si apra al più presto un dibattito istituzionale che porti lo Stato a farsi garante del diritto ad un aborto libero, gratuito e sicuro, per consentire alle donne la scelta di diventare madri liberamente e consapevolmente. Chiediamo allo Stato risposte adeguate contro gli aborti clandestini e non aumenti di sanzioni economiche, e quindi rivendichiamo la concreta applicazione della 194, nata per salvaguardare la salute delle donne ma ad oggi svuotata di reali tutele a causa dell’obiezione di coscienza”. Nell’attesa siete tutti avvisati: prossimo tweetbombing dalle 19 alle 21.
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