'La salute e i diritti delle donne prima di tutto. Dare piena attuazione alla 194' • Vivere Senigallia notizie per la città e il territorio
Con soddisfazione abbiamo appreso del ripristino del servizio medico per l’attuazione della legge 194/78 anche nel vicino ospedale di Jesi grazie al proficuo impegno del Presidente della Commissione regionale Sanità, Fabrizio Volpini. Ma non per questo possiamo in alcun modo abbassare la guardia rispetto alla piena attuazione di questo diritto.
L’obiezione di coscienza, legittimo diritto della persona, non può in alcun modo diventare un ostacolo alla libertà di scelta. Tanto più rispetto ad un diritto che concerne direttamente la salute fisica e psichica della donna. Ed è per questo che le strutture sanitarie pubbliche regionali devono sempre e comunque trovare la miglior soluzione affinché tale prestazione medica sia garantita.
Come circolo cittadino, ci uniamo a quanto già richiesto da tante democratiche e democratici della nostra regione, in primo luogo verso la Regione Marche affinché garantisca “la piena applicazione della Legge 194/78, legge dello Stato che disciplina la tutela sociale della maternità, il diritto alla procreazione cosciente e responsabile e regolamenta l'interruzione volontaria di gravidanza, affinché siano garantiti i diritti sociosanitari legati alla salute riproduttiva della donna compreso il diritto di essere informata e scegliere tra le tecniche disponibili, la più rispettosa della propria integrità fisica e psichica (art.14 L.194/78)” .
E inoltre sottolineiamo l’importanza che l’ente regionale si faccia carico di un potenziamento dei Consultori con l’obiettivo di porli nuovamente quali punti di riferimento per il mondo femminile. Infine chiediamo, unitamente a quanto già esposto dalla lettera sottoscritta da numerosi iscritti al Pd, che la Regione garantisca “un riequilibrio del personale sanitario come peraltro previsto all’articolo 9 della legge, attraverso la mobilità del personale, che preveda almeno il 50 per cento di personale non obiettore;” e si attivi affinché “il ricorso alla RU 486 (IVG farmacologica) entri nella prassi, con percorsi che prevedano, come già avviene in altre Regioni, modalità di somministrazione in grado di assicurarne la sicurezza, all’interno di percorsi di integrazione ospedale-consultorio-territorio.