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I diritti delle donne rivivono fra storia e cultura - Cronaca

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

"Gender and Generations: spazi, tempi e relazioni nella prospettiva storico-culturale": quale tema più appropriato in una società dove i confini diventano sempre più fluidi, come direbbe Zygmunt Bauman? Ne discuteranno da lunedì 18 a venerdì 22 luglio attraverso numerosissimi interventi, lezioni magistrali e sessioni tematiche un centinaio di eminenti storici di fama internazionale di diversi paesi, che si riuniranno a Trieste, e dunque per la prima volta in Italia, per il nono congresso annuale dell'International Society for Cultural History (Isch), prestigiosa associazione cui aderiscono storici della cultura di tutto il mondo nata nel 2007 ad Aberdeen.

Sede della tre giorni sarà principalmente l'Aula Magna del Dipartimento di Scienze Giuridiche, del Linguaggio, della Interpretazione e della Traduzione, che ospiterà per queste tre giornate le diverse lessons, e che poi si sposterà nell'Auditorium del castello di Duino. Da qui gli ospiti visiteranno anche la la regione in collaborazione con Èstoria.

Il mix di storia e cultura, che potrebbe sembrare apparentemente ambiguo, lo chiarisce subito però alla conferenza stampa di presentazione, cui era presente anche Etta Carignani, presidente dell'Associazione nazionale donne elettrici, Gabriella Valera, responsabile scientifico del Convegno, nonché socio fondatore dell'Isch e docente di Storia presso le Università di Trieste e Udine.

«La prospettiva storico-culturale tiene conto di tutti gli elementi fisici che si relazionano con la posizione dei soggetti - ha spiegato Valera -. Quindi si usa dire che la storia culturale studia in ciascuno la propria identità anche fisica, che si relaziona con spazi e movimento concreti, più o meno perimetrabili, "visibili" e "posizionati". Ciascuno di noi è un soggetto che si muove nello spazio, che diventa cittadinanza, emozione, sentimento. La storia culturale dunque è questo, guarda a tutti gli aspetti della vita umana».

E con questo convegno - patrocinato dal Comune e dalle commissioni delle Pari opportunità del Consiglio regionale e della Provincia e in collaborazione con l'Associazione internazionale dell'operetta e della libreria Ubik - quindi si prenderanno in considerazione le mutazioni avvenute, «il gioco intergenerazionale dei generi sarà l'oggetto dell'indagine e rappresentazione nel suo dispiegarsi attraverso ruoli, valori, memorie, racconti, pratiche, rituali, nelle relazioni di lavoro, attraverso i paradigmi del potere, negli spazi pubblici e privati, tra identità e corporeità».

Dopo Bucarest, Johannesburg, Istanbul e Brisbane, che hanno ospitato precedentemente il convegno, si accende questa volta un legame tra la manifestazione, il suo tema e la città di Trieste. Una città «con realtà culturali che sono molto forti - ha sottolineato Valera - e con una tradizione di storia di genere con alcune iniziative importanti e d'altra parte lavorando sul tema delle generazioni e giovani, devo ricordare tra i promotori dell'evento il Centro Internazionale di Studi e Documentazione per la Cultura Giovanile, nato da poco e che sicuramente avrà storia».

A sostenere il convegno anche l'Università, che «da anni tiene in piedi il master "Donne, politiche e istituzioni" - ha sottolineato Cristina Benussi, delegata rettoriale ai rapporti culturali con il territorio e alle iniziative culturali di Ateneo -. Ma ha come preferenza naturale un gap generazionale continuo: vecchi e giovani si fronteggiano quotidianamente nel campo della ricerca, quindi oltre ai corpi, che sono fondamentali e importantissimi, abbiamo anche il problema del vecchio-giovane come mente, che sono due apparati che funzionano con tempi, modi e obiettivi molto diversi».

A portare alcuni dati interessanti e significativi sulla questione di genere pure Letonde Hermine Gbedo, vicepresidente della commissione Pari opportunità della Provincia.

«La questione del gender gap in Italia è scoraggiante - ha sottolineato -: nel 2015 le donne guadagnavano ancora il 7,3% in meno degli uomini, sebbene la condizione sia migliorata poiché nel 2008 il 2,4% delle donne aveva un salario alto e quindi c'è stata una ripresa, ma nel 2013 solo il 40% di donne aveva un'occupazione».

Dati demoralizzanti che si aggiungono al fatto che la nostra disparità di genere è superata solo da Malta. «Per fortuna - ha concluso - esistono sul territorio comunque diverse associazioni femminili molto attive, che danno attenzione alla situazione occupazionale delle donne, come la Casa internazionale delle donne».

La prima lecture introduttiva d i lunedì 18 luglio, intitolata "Gendering generations. Historiography and new approaches" di Patrizia Dogliani, docente dell'Università di Bologna, «ha tanti richiami - ha concluso Valera -, in italiano significa

dare genere alle generazioni, generare le generazioni, sarà una lezione introduttiva e ampia, analizzerà che cosa significa nella storia dare forma alle generazioni attraverso le qualificazioni di genere, pensarle, organizzarle, riconoscere al loro interno specifici statuti di soggettività».

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