Bruno-Nassim Aboudrar: "Vietare il burkini rischia di fomentare l’islamofobia"
Il burkini "incita all'estremismo e viola la laicità" o il vero gesto estremo è vietarlo?"In nome della laicità, si rischia di essere tutt'altro che laici. Nel timore dell'estremismo, si rischia di fomentare l'islamofobia".
In Corsica, a Sisco, il divieto è arrivato dopo violente tensioni. Il clima è surriscaldato? La scelta è giusta?"Dopo gli attentati il rischio di tensioni è forte e proprio per questo bisogna affrontare la situazione in modo previdente. Non fomentando l'islamofobia, ma al contrario dialogando. Vietare il burkini in modo sistematico, severo e intollerante: questa sì, che è una strada certa per provocare l'estremismo. Non condivido la scelta del divieto e trovo anche grottesco che la Francia si divida così ferocemente su un capo d'abbigliamento ".
La ministra socialista Laurence Rossignol, che ha la delega ai diritti delle donne, dice che il burkini è come il burqa: "Va combattuto, è arcaico", nasconde il corpo delle donne per esprimere il dominio maschile. È così?"Il riferimento al burqa non è casuale, in questa faccenda: nel 2010 la Francia lo ha vietato, con il benestare della Corte di Strasburgo. Ma burqa e burkini non sono affatto assimilabili. Non possiamo paragonare gli obblighi di coprirsi alla scelta di farlo. Il burkini è una moda, si è diffuso di recente e lascia il volto scoperto. Inoltre, senza negare le pressioni sociali, sono convinto che le donne che lo indossano lo facciano per moda e per libera scelta individuale e penso che debbano poterlo portare se vogliono".
Niente bando, quindi? Burkini libero?"Le associazioni per la laicità e le comunità musulmane che si stanno opponendo al divieto hanno le loro buone ragioni. Ma come studioso di estetica, un appunto devo farlo. Penso che scegliere di indossare quel costume sia un atto aggressivo: di questo, dovremmo discutere".
Una violenza simbolica? Cosa intende?"Noi francesi, dopo aver colonizzato paesi come l'Algeria, abbiamo operato per decenni una sorta di rimozione storica verso i musulmani francesi. Eppure rappresentano la seconda religione di Francia. Una donna che indossa il burkini sta dicendo: "Questa è la mia identità, questa è la mia religione". Un modo forte e socialmente aggressivo di costringerci a prenderne atto".
Se un'atea decidesse di coprirsi in spiaggia per affermare una qualche identità, compirebbe allo stesso modo un atto socialmente aggressivo?"Non avrebbe lo stesso impatto sociale".
L'atleta egiziana di beach volley che alle Olimpiadi ha indossato una tuta simile al burkini, fronteggiando la sua avversaria in bikini succinto, stava compiendo un gesto "di impatto sociale"?"Sì, ma allo stesso modo della atleta in bikini. In quel contesto, ogni nazione usa i propri costumi. Il valore di quel gesto è più che altro folkloristico".
Insomma nell'era dello "hijab day", dell'orgoglio del velo, coprirsi non esprime più l'oppressione sulla donna?"Non sempre. Nelle società patriarcali e negli Stati in cui il velo viene imposto, sì. Ma sulle spiagge francesi, ad esempio, può essere l'affermazione di una libera scelta".