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Il governo italiano taglia l'assistenza alle donne vittime di tratta: 5mila persone mobilitate

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

ROMA. Dal 1 settembre le ragazze che vorranno sottrarsi alla rete criminale che le obbliga a prostituirsi, in alcune aree dell'Italia come la Sardegna, la Basilicata, il Piemonte, la Valle d'Aosta, la Liguria e in alcune zone della Sicilia, non potranno più rivolgersi ai servizi di assistenza, presenti da anni sul territorio. La denuncia arriva da Giulia Beato, studentessa di diritti umani, che ha lanciato una petizione attraverso il sito Change.org.

Un programma di assistenza fondamentale. "In Italia, paese di approdo per molte ragazze, è attivo dal 2000 un programma di assistenza e protezione delle vittime di tratta, che dalla fine degli anni novanta sono state più di 60mila, secondo alcune stime del governo", aggiunge. "Il programma prevede che le ragazze costrette a prostituirsi siano aiutate a sottrarsi alle minacce dei loro sfruttatori, che siano accolte in case rifugio e che siano assistite da professionisti nel processo legale e psicologico che devono intraprendere per sottrarsi al regime di semischiavitù in cui si trovano". Tra qualche giorno questo programma sarà chiuso, anche a causa di ritardi burocratici nella presentazione dei bandi.

Una vittima su 5 è un minore. "Il traffico di esseri umani, di organi, il lavoro forzato, la prostituzione sono schiavitù moderne e crimini contro l'umanità". Nel giorno in cui a livello internazionale si celebra la Giornata di commemorazione della tratta degli schiavi e della sua abolizione (23 agosto) anche Papa Francesco ha ricordato con un tweet questo fenomeno drammatico e tutte le sue terribili derive. Nel mondo sono almeno un milione e 200 mila i minori vittime di schiavitù e di sfruttamento. Una su cinque - secondo il dossier 2016 "Piccoli schiavi invisibili" diffuso da Save the Children - è un bambino o un adolescente. In Italia, sono 1.125 le persone inserite in programmi di protezione e il 7 per cento ha meno di 18 anni.

Questo il testo dell'appello di Giulia:

"In cinque regioni italiane dal 1 settembre non saranno più disponibili i servizi contro la tratta di esseri umani: le ragazze che vorranno sottrarsi alla rete criminale che le obbliga a prostituirsi in alcune aree dell'Italia come la Sardegna, la Basilicata, il Piemonte, la Valle d'Aosta, la Liguria e in alcune zone della Sicilia, non potranno più rivolgersi ai servizi di assistenza, presenti da anni sul territorio.

Alla base della decisione del dipartimento per le pari opportunità di escludere alcune associazioni e regioni dai finanziamenti ci sono motivi diversi. Nel caso della Sicilia alcune associazioni sono state escluse perché i fondi sono stati assegnati fino al loro esaurimento in ordine di posizionamento nella graduatoria. Mentre nel caso del Piemonte c'è stato un errore tecnico nella compilazione del bando da parte della regione; in altri casi, come per la regione Liguria, si è trattato di un ritardo nella presentazione della domanda di finanziamento. Tutto questo è ridicolo e non si deve permettere che dei ritardi burocratici abbiano l'effetto di negare alle vittime di tratta l'assistenza che deve essere loro garantita!

Le organizzazioni che si occupano dei diritti di migranti e rifugiati in Italia come l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione (Asgi) hanno espresso preoccupazione per l'esito del bando. "In alcune regioni non sarà possibile garantire la continuità di un servizio che in alcuni casi è in piedi da anni", commenta Salvatore Fachile dell'Asgi. "Nel momento in cui è stato approvato un Piano nazionale antitratta è stata riconosciuta la necessità di affrontare la questione da un punto di vista nazionale e non locale".

In Italia, paese di approdo per molte ragazze, è attivo dal 2000 un programma di assistenza e protezione delle vittime di tratta, che dalla fine degli anni novanta sono state più di 60mila, secondo alcune stime del governo. Il programma prevede che le ragazze costrette a prostituirsi siano aiutate a sottrarsi alle minacce dei loro sfruttatori, che siano accolte in case rifugio e che siano assistite da professionisti nel processo legale e psicologico che devono intraprendere per sottrarsi al regime di semischiavitù in cui si trovano.

Come studentessa di Diritti Umani e come essere umano, rivolgo il mio appello a chiunque si sentisse coinvolto, e a quanti non lo sentano affinché si coinvolgano anch'essi. È una tematica troppo delicata per essere lasciata al caso.  Mi rivolgo al Dipartimento per le pari opportunità e precisamente all'ufficio per gli interventi in materia di parità e pari opportunità, affinché:

- non vengano escluse dal bando per l'assegnazione dei fondi da destinare ai servizi antitratta le regioni che invece sono state escluse, in virtù della natura nazionale del cd Piano nazionale antitratta.

- si dia priorità alla tutela della vita e dei diritti delle donne coinvolte nel brutale crimine della tratta degli esseri umani e sia affrontato questo tema nelle scuole, nelle università e nei centri di cultura e informazione.

- non si tratti con superficialità questa tematica soprattutto in ragione delle condizioni precarie in cui versano le vittime, senza che suddetta tematica sia affrontata nei termini dell'emergenzialità bensì come fenomeno ormai strutturale della società odierna".

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