Genova, alla Festa dell'Unità donne sottomesse come a Teheran
GENOVA. 31 AGO. Anziché essere libera di uscire con le amiche, zitta e seduta in un angolino dello stand tutte le sere a non fare nulla. Coperta dalla testa ai piedi, accanto a quello che sembra il marito-padrone. Costretta ad indossare una specie di burqa o, più correttamente, niqab, che fa intravedere solo due occhioni tristi. Trattata così davanti a tutti, senza che nessuno s’indigni ed intervenga dal parterre del Pd lì vicino.
Altro che burkini, spacciato come simbolo dell’emancipazione femminile islamica.
Più che una questione di rispetto della legge antiterrorismo e di pubblica sicurezza, appare una mancata difesa della libertà e dei diritti. Anni di lotta continua buttati via. A due passi dal palco del Festival dell’Unità, dove i tronfi esponenti di partito salgono in cattedra e litigano per finire sotto i riflettori.
Ai tempi, non democratici, di Farah Diba e dello Scià di Persia, nel paese musulmano dell’Iran le donne erano libere di indossare abiti a loro piacimento. Quasi tutte avevano scelto di vestirsi all’occidentale. Subito dopo la rivoluzione, l’ayatollah Khomeini impose l’obbligo del velo, sanzionando con frustate e carcere le poverette ribelli, come avviene oggi in molti paesi islamici.
Al tempo, democratico, di certe femministe e dei paladini dei diritti, al Porto Antico di Genova la reale condizione delle donne immigrate è pressoché uguale a quella attualmente esistente nel regime misogino dei mullah.
Dopo la gaffe, sabato notte scorsa, della birretta servita illegalmente in uno stand della Festa dell’Unità oltre l’orario limite delle 3, i responsabili del Pd si erano prontamente scusati, spiegando che era stata una svista: “Non si ripeterà più”.
Per la donna costretta a stare zitta e seduta in un angolo dello stand indossando il niqab, però, le cose sono diverse perché è stata notata tutte le sere da passanti e residenti. Finora, nessun democratico ha alzato un dito o detto una parola per difenderla.
Gli unici ad avere un po’ di cuore e senso civico, sono stati alcuni abitanti della zona.
“Alla festa del Pd che si svolge al Porto Antico, quest’anno, c’è una situazione che inquieta ed indigna – spiega uno dei portavoce degli abitanti, Antonio Olivieri – La storia si ripete ogni sera, ma nessuno fa nulla. A lato di palazzo S. Giorgio, tra la stazione della metropolitana e piazza Raibetta, in uno stand che espone teli e articoli per cellulari, spicca la figura della donna completamente velata, zitta e seduta in un angolo. Chiediamo che vengano difesi i diritti delle donne e sia fatta rispettare la legge. Non è consentito girare col volto coperto se non per giustificato motivo, a maggior ragione in caso di manifestazioni pubbliche e se l’uomo dovesse opporre resistenza al riconoscimento della donna da parte delle autorità preposte al controllo. In tal senso, abbiamo già avvisato le forze dell’ordine”. Fabrizio Graffione