la salute delle donne migranti e rifugiate sia una priorità globale | Flavia Bustreo
Lunedì 19 settembre, nell'ambito della 71a href="/Lunedì 19 settembre, nell'ambito della 71a Assemblea Generale delle Nazioni Unite, si terrà il primo summit Onu per rifugiati e migranti. Il palazzo di vetro di New York ospiterà delegati, capi di stato e di governo, diplomazie internazionali, colleghi di altre agenzie e rappresentati della società civile per definire insieme la strada per affrontare il fenomeno globale delle migrazioni.
Mai come oggi si è registrato un numero così alto di persone in movimento: migranti economici, rifugiati, richiedenti asilo e persone che attraversano le frontiere, legalmente o illegalmente, per sfuggire a disastri, inclusi quelli di tipo ambientale, persecuzioni, guerre, violenze, o semplicemente per perseguire una vita migliore. Al centro di questi fenomeni migratori oltre la metà delle persone coinvolte sono donne e bambini.
Secondo gli ultimi dati Onu, tra il 2000 e il 2015 il numero di donne in movimento è aumentato di oltre 32 milioni, costituendo quasi la metà di tutti i migranti internazionali. La mobilità di donne e ragazze è influenzata da diversi fattori come ad esempio la discriminazione di genere, le guerre, l'esser vittime di traffici umani o a rischio di subire violenze, disastri e/o condizioni ambientali avverse che affliggono il paese di origine.
Anche nell'ambito dei fenomeni migratori le donne ricoprono un forte ruolo a tutela della sicurezza e benessere della propria famiglia e della società, divenendo promotrici e agenti stessi di sviluppo e di quell'importante fattore che viene oggi definito "resilienza", inteso come capacità di adattarsi al cambiamento e capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici e di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà. Le donne migranti hanno anche un ruolo sempre più fondamentale nello sviluppo della salute e del sistema di assistenza del XXI secolo, e continuano a dimostrare straordinaria capacità di integrazione e adattamento. Il fenomeno sempre più crescente che vede le donne migrare sia all'interno del proprio paese, che in paesi stranieri, per svolgere lavori di tipo sociale e di assistenza - incluse professioni sanitarie, l'assistenza all'infanzia e agli anziani - è definito come global care chain, ossia catena di assistenza globale.
Al tempo stesso non bisogna però dimenticare che molto spesso le condizioni in cui donne e adolescenti si spostano le rendono soggetti particolarmente vulnerabili. Molte viaggiano senza documenti o in condizioni di grande precarietà, spesso una volta arrivate nei paesi di destinazione svolgono attività lavorative a basso salario, o non regolamentate, mancano di protezione, si trovando in condizioni di dipendenza e rimangono vittime di soprusi che possono includere anche violenza.
La violenza rimane un fenomeno che continua a colpire le donne in maniera particolare, e che rischia di essere esacerbato in condizioni di crisi, incluso il caso dei fenomeni migratori. Secondo le stime dell'Oms, a livello mondiale, 1 donna su 3 ha vissuto un'esperienza di violenza fisica e/o sessuale da parte del partner o di violenza sessuale da parte di una persona estranea e tali stime diventano più pesanti se andiamo a guardare ai contesti di emergenza, o alle donne in movimento.
Altro fenomeno di carattere sanitario legato alle migrazioni è il fatto che migliaia di persone siano costrette a vivere in campi di accoglienza sovraffollati dove le condizioni igieniche e i servizi sanitari sono ridotti alla stregua o quasi assenti. Ed è proprio questo un serio campanello di allarme: il rischio di diffusione di malattie dovuto anche alla mancanza di vaccinazioni soprattutto tra i più deboli che, a fronte di guerre e calamità naturali, sono stati costretti ad interrompere il ciclo di vaccinazioni.
È necessario inoltre porre una lente di ingrandimento sui legami esistenti fra fenomeni migratori e ambiente, e gli effetti che questi comportano sulla salute, soprattutto dei soggetti più deboli. Nonostante non ci siano ancora stime precise sul rapporto fra cambiamenti climatici e migrazioni, la portata di tali flussi è destinata ad aumentare a causa di una accelerazione dei cambiamenti climatici, con un impatto senza precedenti sulla vita e i mezzi di sostentamento delle popolazioni. Il numero di tempeste, siccità, e inondazioni è triplicato negli ultimi 30 anni, con effetti devastanti sulle comunità più vulnerabili, in particolare nel mondo in via di sviluppo. Nel 2008, 20 milioni di persone sono fuggite a causa di eventi meteorologici estremi, rispetto ai 4,6 milioni di persone costrette a spostarsi a causa di conflitti e violenza nell'arco dello stesso periodo. I cambiamenti graduali nell'ambiente tendono ad avere un impatto ancora maggiore sul movimento delle persone rispetto agli eventi estremi. Per esempio, nel corso degli ultimi 30 anni, il doppio delle persone sono state colpite da siccità o da temporali (1,6 miliardi rispetto a circa 718m ).
Appare chiara la complessità del fenomeno migrazione, così come l'importanza di rispondere ai rischi per la salute in maniera rapida. Per rispondere a questa esigenza come Organizzazione Mondiale della Sanità, stiamo lavorando alla stesura del rapporto "Women on the Move" con l'obiettivo di esplorare le intersezioni tra la mobilità, le donne e l'assistenza con particolare attenzione alle migrazioni di genere, la natura di genere della global care chain e le implicazioni per la salute e i sistemi sanitari. Il Rapporto sarà sviluppato attraverso un ampio processo di consultazione, anche di politici, parlamentari, esperti di salute, champions provenienti da diversi ambiti della società. Per questo lo scorso luglio sono stata invitata in audizione presso la Commissione Affari Esteri della Camera dei deputati a Roma nel contesto dell'indagine conoscitiva sull'agenda 2030 che mi ha permesso di avere uno scambio con le deputate del gruppo di lavoro Salute globale e diritti delle donne e dell'intergruppo Donne della Camera. L'Italia è un paese che storicamente ha saputo garantire il diritto universale alla salute e può assumere un ruolo guida nella protezione, assistenza e cure rispetto alle popolazioni in difficoltà, anche e soprattutto in vista del prossimo importante impegno G7.
Per realizzare gli obiettivi dell'agenda 2030 e della Strategia globale per la salute delle donne, dei bambini e degli adolescenti, è indispensabile proteggere e migliorare la salute di tutti, inclusi coloro che vivono in contesti di emergenza o di migrazione. A nessuno deve essere negato il diritto alla salute che non è un privilegio di pochi, ma un diritto umano fondamentale; tutti insieme dobbiamo lavorare affinché le fasce più deboli abbiano la possibilità di accedere alle cure mediche ovunque essi si trovino. Per questo motivo mi auguro che il summit Onu su rifugiati e migranti rappresenti una concreta occasione a riguardo: non c'è più tempo da perdere, nessuno deve essere lasciato indietro.