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Violenza sulle donne: il Covid raddoppia l’emergenza

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Quest'anno FS Italiane ha scelto di destinare la Raccolta Fondi a Differenza Donna, associazione impegnata a contrastare la violenza di genere. La presidente, Elisa Ercoli, spiega come la pandemia abbia aggravato il fenomeno e perché il post-Covid rappresenti il momento giusto per un balzo in avanti di civiltà.

 

Come ha influito l’emergenza Covid sul fenomeno della violenza sulle donne?

Alla pandemia della violenza si è aggiunta la pandemia sanitaria. Il lockdown ha reso più difficile la vita delle donne che la subiscono, in particolare nell’ambito familiare. I maltrattanti, infatti, hanno maggiore potere e più controllo vista la maggiore permanenza in casa. Le vittime vengono sminuite e depotenziate e, nell’isolamento, sono portate a credere ancora di più alle minacce. Quelle più diffuse convincono la donna di avere pochissime possibilità di farcela da sola. Il Coronavirus, inoltre, ha fatto arretrare ancora di più l’Italia rispetto all’occupazione femminile, al penultimo posto in Europa prima della Grecia. E i soggetti che non hanno indipendenza economica sono ancora più fragili, esclusi e marginalizzati.

Che ruolo svolgono i centri anti-violenza?

Importantissimo, ancora di più in questo periodo. Essere maltrattate significa subire il potere di qualcuno sulla propria vita. Non si ha più la libertà di scegliere, pensare, agire. I centri anti-violenza e i luoghi di Differenza Donna scardinano questo disequilibrio perché restituiscono alle donne una visione realistica di ciò che possono fare. Non funzionano da succursali dei servizi sociali e non hanno un approccio assistenzialistico. Non sono luoghi neutri, bensì politici perché il loro lavoro è portato avanti da gruppi di attiviste che, a partire dal Movimento delle donne e dalla consapevolezza della disparità di potere, accompagnano nel percorso di fuoriuscita dalla violenza per trasformare la società e scardinare gli stereotipi alla base della diseguaglianza. La violenza è solo l’espressione più grave di questo squilibrio.

 

Nei maltrattamenti e negli stupri, le donne sono costrette a subire anche uno spostamento delle responsabilità. Nei reati di genere, a differenza di tutti gli altri reati – dove è chiara la parte che li compie e quella che ne è vittima – il focus è sulla donna e sui suoi comportamenti. Questa si trova a dover dimostrare di essere degna di ricevere sostegno. Del resto fino al 1981 il codice penale riconosceva uno sconto di pena per il delitto d’onore all’uomo che uccideva la moglie fedifraga. Era riconosciuto più il valore della violazione subita dall'uomo nella sua proprietà, piuttosto che la donna come soggetto di diritto. E abbiamo dovuto aspettare il 1996 perché lo stupro fosse considerato un reato contro la persona e non contro la morale pubblica.

L’era post-Covid può essere il punto di svolta per le questioni di genere?

La pandemia ha fatto capire che non si può più aspettare. Il Recovery Fund e il Next Generation EU servono per la ripresa e la rifondazione delle società. Per l’Europa si tratta di una sorta di Piano Marshall. E l’empowerment femminile è un asse strategico e trasversale che tocca tutti gli ambiti. Le donne sono più della metà della popolazione e l’ampliamento dei loro diritti porterebbe anche a una crescita economica. La loro partecipazione al mercato del lavoro, secondo una ricerca del World Economic Forum, farebbe aumentare il Pil mondiale fino al 35%.

 

Già da alcuni anni è chiaro all’Onu e alle sue Agenzie, nonché alle organizzazioni internazionali, che la presenza attiva femminile nella politica, nell’economia, nella scienza e in tutti gli altri settori, arreca benefici all’intera comunità. Li dove insiste la diseguaglianza, invece, sono gli svantaggi a propagarsi. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro, per esempio, si sta occupando proprio di questo come priorità. Nel giugno 2019 ha approvato la Convenzione sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro. Nei luoghi di lavoro, infatti, la violenza, oltre a ledere la dignità personale, va a minare le potenzialità delle vittime. Insomma, dopo il Covid, le donne non intendono tornare alla normalità, allo status quo preesistente. Ma vogliono un balzo in avanti che ponga fine a questa cittadinanza a metà.

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