La Lega in Umbria ricomincia la crociata contro l’aborto. L'opposizione insorge: "La destra tenta di riportare tutti al Medioevo"
PERUGIA - "Tutela della vita umana dal concepimento alla morte naturale" e azioni di sostegno, anche attraverso un assegno prenatale ai genitori, per prevenire e rimuovere "le difficoltà economiche, sociali e relazionali che possano indurre all'interruzione di gravidanza".
Sono alcuni dei passaggi della proposta di legge sulla famiglia, presentata in Umbria dalla Lega, che hanno fatto trasalire l'opposizione in consiglio regionale e la rete di associazioni Ru2020. Il collettivo che si era costituito lo scorso giugno - quando la giunta della governatrice leghista Donatella Tesei aveva depennato la possibilità dell'aborto farmacologico in day hospital - e i consiglieri di Pd e M5s ravvisano nell'iniziativa legislativa il secondo round di una crociata pro-life in Umbria e un tentativo del senatore del Carroccio, Simone Pillon, di affermare per legge la propria idea di famiglia e di diritto di famiglia.
L'inverno demografico della Lega
A sollevare un vespaio di polemiche è prima di tutto la terminologia utilizzata nella proposta di modifica del Testo unico regionale su sanità e servizi sociali. Formule come "maternità e paternità coscienti e responsabili", che si alternano in un testo dichiaratamente stilato per superare un "inverno demografico" a fare dell'Umbria un "territorio regionale amico della famiglia", con tanto di giornata regionale dedicata.
Una delle parti sostanziali al centro delle contestazioni è, invece, il progetto di "potenziamento delle attività dei consultori familiari e di altre strutture private convenzionate, per il sostegno alle gestanti e alle madri in difficoltà, per la prevenzione dell'aborto volontario e dell'abbandono alla nascita".
Tra le proposte principali del Carroccio anche l'istituzione di un'Agenzia regionale per la famiglia, organo consultivo col potere di monitorare e coordinare tutte le azioni di sostegno delle politiche familiari, nel quale quattro sedie su nove saranno riservate alle associazioni territoriali delle famiglie. Nell'incartamento arrivato in commissione consiliare figurano anche l'introduzione di un "fattore famiglia" da accostare all'Isee, già visto in Veneto, Lombardia e Piemonte - che non mancherà di un criterio di anzianità di residenza nella regione - e il potenziamento dei servizi di mediazione familiare.
Quest'ultima è materia d'elezione dell'alfiere della dottrina pro-life Pillon, umbro d'adozione, che era stato presente alla conferenza di presentazione di un testo in cui hanno trovato ampio spazio i concetti di "affido condiviso" e "diritto alla bigenitorialità", tanto cari allo stesso parlamentare relatore del ddl, sul medesimo tema, che portava il suo nome.
"Limitata la libertà delle donne"
"Con questa proposta di legge l'Umbria si configura sempre più come un laboratorio politico di una destra fondamentalista patriarcale ed omotrasfobica, contraria alla libertà delle donne", è l'attacco delle associazioni riunite nella rete Ru2020, che vedono nel testo della Lega una manovra di aggiramento per "affermare l'esistenza di un'unica tipologia di famiglia". "Nei pochi consultori sopravvissuti le associazioni delle famiglie diventano 'guardiane' e assumono un potere enorme insegnando la contraccezione 'naturale' e dissuadendo dall'aborto", continua in una nota la "Rete umbra per l'autodeterminazione", che considera l'assegno prenatale uno strumento riservato a "madri che decidono di portare avanti la gravidanza" e un tentativo di "monetizzazione della maternità".
"Per l'ennesima volta, la Lega e Pillon tentano di riportare tutti al Medioevo. In Umbria, dopo aver fallito l'assalto alla Ru486 e dopo aver tentato inutilmente di limitare il diritto di aborto, la destra ci riprova ancora", è stato l'attacco del capigruppo del Pd in consiglio regionale, Tommaso Bori, mentre il 5s Thomas De Luca ha denunciato "la priorità della Lega di comprimere i diritti e la libertà di scelta, che apre le porte alla sanità privata".
Lega: "Preveniamo l'aborto"
Una ricostruzione respinta al mittente da Paola Fioroni, vicepresidente del consiglio regionale umbro e prima firmataria della proposta, che descrive invece un tentativo di superare l'emergenza demografica "creando un welfare generativo e mettendo per famiglie in condizione di partecipare".
"Si tratta di politiche per la famiglia - precisa l'esponente leghista - e la parte più importante sono la creazione dell'Agenzia e di sportelli per fare fronte a difficoltà amplificate da questi mesi di pandemia. Non c'è alcun intento di discriminare, ma al contrario di ampliare la platea di beneficiari. Proponiamo un rafforzamento dei consultori pubblici e dei servizi per l'infanzia, oltre a incentivi per il welfare aziendale e il riconoscimento del caregiver familiare, mentre la mediazione sarà una scelta volontaria. Per le politiche attive del lavoro e l'occupazione presenteremo invece un'altra proposta di legge specifica".
"Non ci sarà alcuna premialità a chi non abortisce, ma un sostegno alla natalità che è già previsto in Umbria e che vogliamo strutturare", assicura la promotrice della legge, che sottolinea la volontà di dare un'alternativa all'interruzione di gravidanza: "Siamo per la vita, dire di volere prevenire l'aborto non è un abominio e non influisce sulla libera scelta della donna. Fornire un sostegno, dare più alternative significa dare una possibilità di scegliere".