Violenza di genere, l'impegno dei carabinieri di Pistoia anche per San Valentino
Violenza di genere, anche nel giorno di San Valentino l’impegno dei carabinieri di Pistoia non si ferma.
La festa di San Valentino è una ricorrenza dedicata agli innamorati, celebrata in gran parte del mondo il giorno 14 febbraio. L’originale festività religiosa prende il nome dal Santo e martire cristiano Valentino di Terni e venne istituita nel 496 da papa Gelasio I, andando a sostituirsi alla precedente festa pagana dei “lupercalia”, presumibilmente anche con lo scopo di cristianizzare tale festività romana.
È conosciuta, in ogni caso, la leggenda secondo cui il Santo avrebbe donato a una fanciulla povera una somma di denaro, necessaria come dote per il suo matrimonio che, senza di questa, non si sarebbe potuto celebrare. Il generoso dono – frutto di amore – avrebbe dunque creato la tradizione di considerare il Santo Vescovo Valentino come il protettore degli innamorati.
Ma l’amore all’interno di una coppia a volte si rivela qualcosa che amore non è, qualcosa che l’Arma dei carabinieri e le altre forze di polizia sono chiamate a contrastare.
La violenza di genere, radicata nella disuguaglianza di genere, nell’abuso di potere e in consuetudini dannose, ha effetti negativi a breve e a lungo termine, sulla salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva della vittima. Le conseguenze possono determinare per le donne isolamento, incapacità di lavorare, limitata capacità di prendersi cura di sé stesse e dei figli. I bambini che assistono alla violenza all’interno dei nuclei familiari possono soffrire di disturbi emotivi e del comportamento. Gli effetti della violenza di genere si ripercuotono sul benessere dell’intera comunità.
In Italia oltre il 31% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi quasi nel 63% dei casi da partner.
Purtroppo, questo deprecabile fenomeno non sembra attenuarsi. In ambito nazionale, nel corso dell’anno appena trascorso, si è assistito a un aumento, anche se in misura molto lieve rispetto all’anno precedente, delle vittime di sesso femminile uccise in ambito familiare – affettivo.
L’attuale pandemia ha costretto le famiglie a un più stretto contatto e a trascorrere più tempo assieme, con un aumento del rischio che donne e figli siano esposti a violenza soprattutto se nella famiglia vi sono gravi perdite economiche o di lavoro. Secondo quanto riscontrato, man mano che le risorse economiche diventano più scarse, infatti, aumentano le possibilità che vi siano comportamenti di abuso, potere e controllo da parte del partner.
In questo scenario potenzialmente negativo, abbiamo invece nella provincia di Pistoia, grazie anche alla particolare attenzione che forze dell’ordine, istituzioni e associazioni di volontariato hanno per le problematiche di genere, un andamento in controtendenza: nel 2020 vi è stata infatti una diminuzione di circa il 10% dei maltrattamenti in famiglia denunciati e degli altri reati connessi alla violenza di genere. Non si sono inoltre verificati, nell’ultimo anno, casi di omicidi maturati in ambito familiare con vittime di genere femminile.
Nello specifico, i militari dell’Arma dei carabinieri della Provincia di Pistoia, nel corso del 2020 hanno proceduto complessivamente contro 36 persone per reati inerenti i maltrattamenti in famiglia e gli atti persecutori, giungendo ad arrestare 16 persone ed eseguendo 8 provvedimenti di divieto di avvicinamento alle vittime emessi dall’autorità giudiziaria. Nel corso del 2019, invece, si erano registrate 47 denunce per maltrattamenti e atti persecutori, a seguito delle quali erano state tratte in arresto 17 persone ed eseguiti 20 provvedimenti di divieto di avvicinamento alle vittime.
Massima attenzione è prestata dall’Arma a questa tipologia di reati, infatti nell’ambito del comando provinciale è stato individuato un referente provinciale per il monitoraggio sul fenomeno della violenza di genere il quale, dopo aver frequentato un corso specifico, si occupa del monitoraggio del fenomeno e della raccolta e dell’analisi dei relativi dati, oltre a fornire un qualificato supporto a ogni militare della provincia che si trovi a trattare casi connessi alla tematica. Ovviamente i militari, nell’ambito della formazione professionale continua, vengono appositamente istruiti e formati per apprendere come comportarsi nel caso in cui vengano chiamati ad intervenire sulle segnalazioni di possibili casi di violenza di genere.
I militari, dopo essersi resi conto della situazione, innanzitutto verificheranno la presenza di eventuali lesioni fisiche nella vittima, successivamente parleranno in modo riservato con quest’ultima, facendosi raccontare quanto accaduto e descrivendogli i possibili modi legali per tutelare la propria incolumità e quella di eventuali figli conviventi. Nella circostanza, verrà informata la vittima della possibilità di allontanarsi dalla casa coniugale per trovare accoglienza insieme ai propri figli in una casa famiglia protetta o, se necessario, di procedere all’allontanamento del partner violento.
Alle donne vittime di violenza che vengono ospitate a titolo gratuito in una delle strutture protette, vengono garantite massima riservatezza, l’erogazione dei beni di prima necessità quali il cibo e i prodotti per l’igiene e la cura personale e, inoltre, qualora ne fossero sprovviste, anche vestiario e materiale scolastico per i figli minori. All’interno della casa rifugio, infine, le donne vengono seguite sotto il profilo medico, psicologico e della tutela legale.
Importante, in questi casi, è il ruolo assunto dalle associazioni di volontariato, le quali svolgono, a stretto contatto con le Forze dell’Ordine, un’indispensabile attività progettuale diretta alla valorizzazione e all’emancipazione femminile.
In tale ottica, unitamente alla Soroptimist International, sezione di Pistoia-Montecatini, è stato recentemente individuato un ufficio del Comando Provinciale Carabinieri di Pistoia, da adibire a “stanza rosa”, cioè riservato e progettato per accogliere minori o donne che vogliono denunciare atti di violenza subiti di qualsiasi genere, arredato in modo da renderlo quanto più accogliente e confortevole possibile, al fine di far sentire la vittima a proprio agio. Un progetto, questo, svolto da anni dalla Soroptimist a livello nazionale, fornendo un contributo fattivo e importante nel settore.
Consigli
Il ciclo della violenza conduce al progressivo isolamento della donna maltrattata che pensa di vivere un’anomala situazione di disagio, di cui si sente addirittura responsabile.
Un breve vademecum, può fornire dei suggerimenti utili:
tener presente che prendere consapevolezza del problema è il primo passo per risolverlo;ricorda: non sei sola e non sei la sola;non confidare sui cambiamenti di carattere e di comportamento promessi da un partner violento e non lasciarsi influenzare negativamente dalle sue offese e minacce;non provare sensi di colpa per i figli, ricordarsi che è meglio vivere in una famiglia monoparentale, con un genitore equilibrato, piuttosto che con una coppia di genitori in conflitto;sei ferita o hai dei lividi? vai al Pronto Soccorso di un ospedale e dichiara la verità. Pretendi un certificato medico veritiero, anche se il medico ti fa presente che potrebbe esserci un procedimento penale nei confronti del tuo partner;chiamare un numero di pronto intervento (112, 113 o 117) appena possibile, o rivolgersi al 1522, un servizio contro violenza e stalking; rivolgersi a un centro di orientamento sui diritti della donna, che può darti consulenze legali, bancarie e psicologiche gratuite.