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Diritti delle donne e democrazia: #BastaunSì | Lucina Di Meco

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

I diritti delle donne e le parti opportunità non sono solo il mio campo di specializzazione professionale, ma anche e soprattutto la mia passione.

Studiando la rappresentanza politica femminile nel mondo non è possibile non vedere le enormi barriere che le donne, molto più che gli uomini, affrontano nel poter aver accesso alla vita politica: doveri famigliari e aspettative sociali sono tra le barriere universali riscontrate dall'IPU, ma pervasiva è anche la violenza di genere, che spesso inizia come molestie sui social media, ma rischia di arrivare a crimini ben reali, come nel caso dell'omicidio Jo Cox.

Basti pensare che, secondo le Nazioni Unite, il 95% dei comportamenti aggressivi online ha come vittime le donne. L'ho sperimentato anche nel mio piccolo. Per l'attivismo che faccio da anni nel Partito Democratico ho ricevuto molteplici messaggi di insulto o minaccia, dal semplice "ebete" e "gallina senza cervello", fino alle più inquietanti minacce di morte.

Non stupisce quindi che, come rileva uno studio finanziato dalla Banca Mondiale, per le donne intraprendere una carriera politica sia molto più difficile e rischioso che per gli uomini.

Ci sono però ragioni di speranza. Globalmente, si è passati da una media globale dell'11% di donne in parlamento nel 1995 a un 22% circa oggi, soprattutto a seguito di politiche pubbliche che hanno incoraggiato e sostenuto la partecipazione politica femminile nel mondo.

Anche il nostro Paese ha fatto passi avanti, soprattutto negli ultimi anni. Nel Parlamento italiano le donne rappresentano oggi circa un terzo dei componenti delle due assemblee: un aumento rispetto alla precedente legislatura, ma un dato ancora insoddisfacente, inferiore a molti altri paesi occidentali, che ci vede posizionati solo al 41esimo posto tra 145 Stati esaminati secondo l'analisi annuale del World Economic Forum sul Global Gender Gap 2015.

La strada rimane quindi ancora lunga per arrivare a una rappresentanza davvero paritaria, capace di riflettere la diversità di prospettive di una società di uomini e donne e, senza politiche pubbliche appropriate, potremmo non arrivarci mai.

Anche per questa ragione, sono profondamente a favore della riforma costituzionale sulla quale si voterà il 4 dicembre in Italia. Nello specifico, la nuova riforma prevede che le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovano "l'equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza" (art. 55) e la legislazione statale definisca "i principi fondamentali per garantire, anche a livello regionale, l'equilibrio di rappresentanza di genere" (art. 122).

Secondo Valeria Fedeli, Vice Presidente del Senato: "Più donne nelle istituzioni significa più condivisione e priorità all'uguaglianza e più ricchezza per la nostra democrazia, conviene a tutti".

Un cambiamento di questo tipo avrebbe infatti grandi ripercussioni sulla vita sociale, politica ed economica del Paese: vari studi internazionali hanno infatti dimostrato che laddove ci sono più donne in parlamento c'è meno corruzione e aumentano gli investimenti sociali su temi chiave quali salute e educazione.

A livello di diritti, poi, la riforma ci porterebbe a realizzare una democrazia più piena e vitale, nella quale le prospettive di donne e uomini sono raccolte e portate aventi con ugual peso e dignità. Per la prima e l'unica volta nella nostra storia, siamo a un passo dal poter realizzare questa svolta: stavolta basta davvero un Sì.

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