Australian Open, in semifinale Serena Williams incontrerà Naomi Osaka
«Tutti guardano Serena, è lei il centro dell’attenzione», dice Naomi. «Naomi è fortissima, la stimo molto, e poi io e lei abbiamo un feeling particolare», dice Serena. Quella di domani è solo - solo… - una semifinale, ma sarà comunque una battaglia fra regine.
La regina madre Serena Williams, che insegue da quattro anni il Graal del 24esimo successo in uno Slam e in tribuna ha come groupie il marito miliardario, Alex Ohanian, fierissimo di indossare la maglietta con l’immagine della moglie e la scritta: «The greatest female athlete», con una croce su “female”. A significare che Serena è la più grande, punto.
Naomi OsakaNaomi Osaka è l’erede regina, che vuole riguadagnare il trono che ha già assaggiato giovanissima e sa che ogni legittimazione passa da lì, dalla vittoria su Serena. Tutte due nere, tutte e due atletiche, potenti, tutte due sportive che camminano, pensano, dettano la linea anche oltre lo sport. Serena per la parità fra uomini e donne e i diritti degli afroamericani si batte da una vita, Naomi è diventata una delle grandi testimonial del movimento Black Lives Matter agli ultimi Us Open, quando per due settimane ha indossato mascherine con il nome di vittime nere delle Polizia americana. «Prima che un’atleta mi sento una donna di colore - spiega - E chi lo dice che gli sportivi devono parlare solo di sport?». Già, chi lo dice?
Si sono già incontrare tre volte, e Naomi è in vantaggio 2-1. La Williams si è presa l’ultima, in Canada l’anno scorso, la Osaka le prime due, nel 2018. A Miami, ma soprattutto a New York, quando conquistò il primo dei suoi tre Slam in una finale rimasta famosa soprattutto per la lite di Serena con il giudice di sedia Carlos Ramos. Sono passati quasi tre anni, Serena è sempre la stessa, ma una versione di nuovo pericolosa di se stessa, nonostante i 39 anni suonati, la maternità che la impegna a tempo quasi pieno, le mille attività collaterali della sua esistenza di diva. Si è rimessa in forma, corre, sprinta meglio del solito, e lo ha dimostrato anche smantellando nei quarti in due set Simona Halep. «Ora si muove meglio, e quindi colpisce meglio. E quindi per le sue avversarie è molto peggio», ha sintetizzato Simona. Proprio in Australia Serena ha vinto il suo ultimo Slam, nel 2017, già incinta di quasi un mese, lì vuole chiudere il cerchio, rompere il tabù e raggiungere il record di Margaret Court.
Naomi invece non è più la Naomi del 2018. Si è aperta, è maturata, è sbocciata, e se ne sono accorti anche gli sponsor. E’ fidanzata con il rapper americano Cordae, ma ha deciso di mantenere il passaporto giapponese, rinunciando a quello Usa - dove è cresciuta insieme alla mamma giapponese e al papà haitiano - per diventare la grande stella dei Giochi di Tokyo.
Luis Vuitton l’ha scelta come ambasciatrice, ha firmato l’ennesimo contratto da favola con Tag Heuer, è finita sulla copertina di Vogue e in caricatura in una serie di fumetti manga, è stata eletta persona dell’anno da Sport Illustrated. Per Forbes è 29esima fra gli sportivi più pagati del mondo, ma prima delle donne: con 34 milioni di dollari di valore commerciale ha sorpassato - guarda caso - proprio Serena, e nel suo portfolio oltre a Nike, Tag Heuer, Luis Vuittone e Yonex ci sono All Nippon Airways, BodyArmor, Mastercard, Nike,
Nissan Motor, Nissin Foods, Procter & Gamble, Shiseido.
Insomma, non sarà una partita come le altre, infilata in uno Slam che nel tabellone femminile ha visto tanta America farsi avanti, e con un risvolto statistico che fornisce una misura della grandezza di Serena. Battendo la Hsieh nei quarti ha raggiunto Federer a 362 vittorie nei tornei dello Slam, se batterà Naomi il record assoluto sarà tutto suo. «Di solito uno può ritenersi soddisfatto se vince 362 partite in tutta la carriera - ha chiosato impressionato Tim Henman - lei le ha vinte solo nello Slam».
Giocare senza pubblico negli ultimi cinque giorni causa parziale lockdown «mi ha tolto qualcosa, perché è sempre bello sentire gli spettatori - dice - ma non mi è neanche dispiaciuto, perché ti toglie un po’ di tensione». Quella che le ha impedito, nelle quattro grandi finali giocate dopo l’ultimo urrah, di arrivare alla fatidica quota 24. A Melbourne indossa una tutina variopinta ed asimmetrica, in ricordo di Florence Griffith, e si sente veloce come un tempo, alla faccia dell’ex tennista e manager stramiliardario Ion Tiriac, che qualche settimana fa l’ha invitata pubblicamente a ritirarsi. «Ho ritrovato i movimenti in campo, sono tornata a puntare sui mie punti forti», dice. A ritirarsi non ci pensa affatto, e del resto ha la stessa età di Roger Federer.
«Serena è una che ti intimidisce solo a guardarla», ammette la ragazza Osaka, che di Slam ne ha vinti 3 in 3 finali e più il torneo avanza più si sente sicura. Ma Naomi ormai è cresciuta, 23 anni compiuti ad ottobre, e forse ha imparato persino a dire le bugie.